“The End”: I Doors, il rock e la tragedia greca

Nell’estate del 1966 Jim Morrison diede vita ad una delle canzoni più controverse della storia del rock, “The End”. Questo monumentale brano dalla durata di ben undici minuti, segna l’inizio di una nuova era e di un modo assolutamente innovativo di esibirsi. Il capolavoro del Re Lucertola ha un luogo di nascita ben preciso: il “Whisky a Go Go”, storico locale notturno di West Hollywood famoso per essere stato luogo di passaggio e trampolino di lancio per moltissime rock band degli anni sessanta. La bozza iniziale della canzone parlava di un grande amore che Morrison stesso aveva deciso di chiudere, ma quando egli la cantò agli altri Doors, essi trovarono che nel testo ci fosse qualcosa di intrinsecamente profondo e inquietante, così gli consigliarono di ampliarla. Fu dunque durante le serate passate ad esibirsi al Whisky che Jim plasmò la versione definitiva di “The End”. Essa è ricchissima di riferimenti a Nietzsche, all’opera di Carl Gustav Jung, alla poetica di William Blake, fino ad arrivare alla tragedia greca con il mito di Edipo ed a molto altro ancora.

Tra le tante perle che gli anni sessanta hanno regalato al mondo della musica, ci sono stati i Doors. Proprio come i Beatles, essi erano in quattro: Jim Morrison, Robby Krieger, John Densmore e Ray Manzarek. A partire dal loro primo concerto pubblico fu però chiaro che l’analogia terminava lì: l’incredibile carisma di Morrison unito ad un sound assolutamente innovativo e a dei testi pieni di fascino, donavano al gruppo un’immagine del tutto nuova e facilmente riconoscibile. Ma ciò che consacrò questo gruppo all’olimpo del rock e che ne fece leggenda fu tutt’altro. Per la prima volta il frontman non si limitava ad essere solo un cantante, ma si improvvisava anche attore, poeta e sciamano. Si dice che durante le serate dei Doors al Whisky a Go Go, una volta partito il momento edipico di “The End”, anche le cameriere smettessero di servire ai tavoli e ascoltassero incantate le parole che Morrison a tratti sussurrava, a tratti urlava. Cos’è “The End” se non una tragedia greca?

This is the end, beautiful friend /Questa è la fine, mia bella amica
This is the end, my only friend, the end /Questa è la fine, mia unica amica, la fine

Of our elaborate plans, the end / La fine dei nostri elaborati progetti per il futuro
Of everything that stands, the end / La fine di tutto ciò che esiste
No safety or surprise, the end / Nessuna sicurezza e nessuna sorpresa, solo la fine
I’ll never look into your eyes, again / Non ti guarderò mai più negli occhi 

Con queste parole il Re Lucertola dà vita al testo. Non dimentichiamoci che questa canzone nasce come uno sfogo, in essa l’autore coniuga tutte le emozioni che prova nel lasciare la propria ragazza. Dall’angoscia di perderla e da questo pessimismo, Morrison ci ripensa ed urla d’un tratto:

Can you picture what will be, / Prova ad immaginare come sarà
so limitless and free / così libero e senza limiti
Desperately in need, / Nell’affannosa ricerca
of some, stranger’s hand / della mano di un estraneo
In a, desperate land / in una landa desolata

Quando gli venne chiesto cosa significasse veramente “The End” in un’intervista qualche anno dopo la sua pubblicazione, il cantante rispose che essa è sufficientemente universale per significare qualsiasi cosa. Dunque, vista la forte influenza proveniente dalla poetica simbolista e visionaria di Blake, potremmo pensare che in realtà Morrison non stia banalmente parlando della rottura con la propria ragazza, della fine di un amore. E se la fidanzata di Jim fosse in realtà un’allegoria della vita? E se la Fine, tanto attesa quanto temuta fosse la morte?

La canzone prosegue con un inquietante descrizione di tetri luoghi immaginari nei quali l’autore si è perso in attesa della morte. Questi simboleggiano l’Io più intimo e sconosciuto dell’essere umano, il lato oscuro della Luna, direbbero i Pink Floyd, con il quale siamo costretti a convivere ed a fare i conti. Nonostante la ricerca di se stessi sia ardua e dolorosa, seguendo la scia della teoria dell’individuazione elaborata dallo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, Morrison prima di scivolare nel grande sonno decide di farsi coraggio e riavvicinare il proprio Io con il , per farlo decide di vestire i panni di un assassino, uccidendo per sempre una parte di sé a favore di un’altra. A questo punto inizia la parte della canzone che si rifà alla tragedia di Sofocle “Edipo Re”.

The killer awoke before dawn, / L’assassino si alzò prima dell’alba
he put his boots on / ed indossò gli stivali
He took a face from the ancient gallery / Prese una maschera dall’antica galleria
And he walked on down the hall / E camminò lungo il corridoio

He went into the room where / Andò nella camera in cui viveva sua sorella
his sister lived, and, then he / poi egli
Paid a visit to his brother, and then he / fece visita a suo fratello
He walked on down the hall, and / E camminò ancora lungo il corridoio
And he came to a door, and he looked inside / fino a giungere ad una porta:
Father, yes son, I want to kill you / -“Padre?” -“Sì, figliolo?” -“Voglio ucciderti!”
Mother, I want to… / “Madre, io voglio…”

Giunti a questo punto, Morrison culmina in delle grida forsennate she stanno ad indicare un amplesso.

Ovviamente il frontman dei Doors non era un pazzo intenzionato ad uccidere il proprio padre e ad avere un rapporto sessuale con la madre. Vestendo i panni di Edipo, egli vuole mettere in scena la lotta interiore comune ad ognuno di noi. La figura paterna simboleggia ciò che la società ci ha messo in testa fin dalla nascita: tutte le regole, i dettami comportamentali e gli stili di vita deprimenti e sterili nei quali essa vuole rinchiuderci. La madre, al contrario, simboleggia la spiritualità, il ritorno a quanto c’è di primordiale e puro in ognuno di noi. Essa allude alla ricongiunzione fra l’Io ed il Sè di Jung e forse anche all’avvento del Superuomo di Nietzsche di cui Morrison era un grande appassionato. Tirando le somme, perché sorbirsi undici minuti di canzone? Perché chiudendo gli occhi e mettendosi le cuffie si assisterà ad uno spettacolo, ad una tragedia greca, alla più terribile delle lotte: quella fra ciò che siamo veramente e ciò che il mondo ci chiede di essere. Personaggi secondari o Protagonisti indiscussi? Apollo o Dioniso? Vita o Morte? Inizio o Fine?

The End

a cura di Andrea Arrigo