L’innocenza dei libri è solo un mito: leggerli può far arrabbiare i lettori.
I lettori conoscono la sensazione di perdita di controllo: le mani tremano, il fiato si fa più corto e si è spinti da un desiderio di buttare via il libro e di strapparne le pagine. Questa è la rabbia provocata dalla lettura.
NON E’ SOLO PIACERE
Molti tendono a pensare che leggere sia un’attività piacevole, rilassante e che porta le persone a perdersi in regni fantastici in cui i problemi della quotidianità spariscono. Falso. Non c’è nulla di più lontano dalla verità: i veri libri non sono solo quelli che fanno scendere la “lacrimuccia”, ma quelli che divorano dall’interno ogni organo del lettore. I veri libri suscitano emozioni forti, come la rabbia. Non importa quanto sia bello o brutto, l’originalità o meno della trama; ciò che conta è ciò che un libro è in grado di trasmettere e se delle parole scritte riescono a far arrabbiare i lettori, ne consegue che si tratta proprio di un vero libro, uno di quelli che lascia il segno, per quanto si cerca di lavarne via i residui.
STORIE REALI
Le storie che hanno più probabilità di causare rabbia nei lettori sono quelle reali e brutali. Non c’è bisogno che la violenza, fisica o psicologica, venga descritta nei suoi dettagli. Anzi, i libri che provocano più rabbia accennano alle violenze e agli abusi, senza mai entrarci dentro. Se poi la storia è realmente accaduta, la rabbia duplica.
“Il castello di vetro” di Jeannette Walls ne è la prova: padre alcolizzato e madre instabile che lasciano i figli, tra cui la piccola Jeannette, allo sbando. Fanno promesse, e ogni volta vengono meno alla parola data. I bambini tentano con tutte le loro forze a uscire fuori da una situazione di degrado e di disagio. Ciò che spinge Jeannette è il castello di vetro: l’ultima promessa che suo padre le fa. Si aggrappa al castello di vetro, fin quando non crolla tra le sue mani.
GIOCARE CON I SENTIMENTI
Pian piano tutti i fratelli lasciano la loro casa di origine e si trasferiscono. Va via anche la piccola Jeannette alla ricerca di una vita migliore.
La storia è raccontata in retrospezione: Jeannette è ormai adulta, è una donna di successo. La sua vita all’apparenza perfetta subisce un duro colpo quando nota sua madre rovistare tra la spazzatura. Qualcosa si smuove in Jeanette che inizia a raccontare la sua infanzia fatta di parole vuote e promesse non mantenute.
A ogni promessa fatta e mai portata a termine, il lettore è colpito da una sensazione viscerale: no, i genitori non dovrebbero comportarsi così. Dovrebbero mettere al primo posto i bisogni dei figli, e non i propri.
Walls realizza una storia che fa inasprire gli animi e in cui, a volte, non sembra esserci giusto o sbagliato. Porta i suoi lettori in alto con le continue speranze di una vita migliore, e poi le distrugge una a una.
Anche il castello di vetro dei lettori è stato frantumato pezzo dopo pezzo durante la lettura di questo libro. Forse non c’è proprio chi o cosa che, come i libri, gioca con i sentimenti dei lettori.