La “Malattia del Legionario”
La legionella è un genere di batteri gram-negativi (indica, oltre alla colorazione rosa che assumono a contatto con il “Colorante di Gram”, anche particolarità a livello cellulare che li distingue dai gram-positivi) aerobi (hanno bisogno di Ossigeno per sopravvivere) di cui sono state identificate più di 50 specie, suddivise in 71 sierotipi.
La legionella deve il nome all’epidemia che nel 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion (da qui il nome dell’infezione) riuniti in un albergo di Philadelphia causando ben 34 morti su 221 contagiati. In seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un “nuovo” batterio, denominato legionella, che fu isolato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato.
I sintomi e la sua trasmissione
Si manifesta (in seguito ad un’incubazione che va dai 2 ai 10 giorni) come una polmonite infettiva e nei casi gravi può insorgere bruscamente con febbre, dolore toracico e dispnea (alterazione del ritmo respiratorio). L’uomo contrae l’infezione attraverso aerosol, cioè quando inala acqua contaminata da una sufficiente quantità di batteri in piccole goccioline (1-5 micron). Quando questa entra a contatto con i polmoni, insorge l’infezione polmonare. Soggetti a rischio maggiore sono gli anziani (non a caso le tre vittime del milanese avevano superato gli ottant’anni) e le persone immunocompromesse (chi non possiede un sistema immunitario tale da poter fronteggiare attacchi da patogeni).
Secondo i dati contenuti nel rapporto annuale sulla legionellosi in Italia, all’Istituto Superiore di Sanità nel 2015, l’incidenza della patologia in Italia nel 2015 è risultata pari a 25,8 casi per milione di abitanti. Considerando i fatti delle ultime settimane, con i numerosi casi registrati (fin’ora 3 decessi e circa 30 contagiati), c’è bisogno di una corsa ai ripari per comprendere come fronteggiare in modo adeguato l’epidemia affinchè non si trasformi in pandemia.
Umberto Raiola