Amazon usa un software per licenziare i dipendenti: il burnout sta rovinando il lavoro

Fai parte di quelle persone che non hanno voglia di uscire fuori di casa e che si dilettano a comprare tutto rigorosamente online? Su Amazon per esempio. Una volta cliccato “acquista ora” vi mettete alla finestra ad aspettare il vostro tanto atteso pacco? Peccato che dietro la nostra impazienza ci sia un ritmo di lavoro impressionante che i lavoratori di Amazon conoscono bene. Se già allarmava l’idea dell’ uso che fa l’azienda di un software per monitorare la produttività dei magazzinieri, forse desta ancora più scalpore il fatto che questo stesso software possa anche licenziare automaticamente chi non gli va a genio.

E’ il caso di preoccuparsi? 

Forse sì. Nello stabilimento di Baltimora sono stati licenziati più di 300 dipendenti in un solo anno per motivi di produttività. Sembra infatti che il sistema di Amazon tenga conto di una cosa chiamata “tempo di sospensione del proprio compito”, ovvero di quante pause fanno i lavoratori, incluse quelle per andare al bagno. C’è chi per sviare il problema rinuncia direttamente a fare i suoi bisogni, tanto che male può fare? (Ironia). Alcuni conducenti che consegnano pacchi hanno addirittura affermato di aver fatto pipì in delle bottiglie e di non aver rispettato le regole del codice stradale nei centri urbani per velocizzare le consegne. Ma qual è la questione a fondo di tutto ciò? Il problema di fondo non è solo Amazon, ma la visione ristretta che le aziende continuano ad assumere nei confronti delle risorse umane. La tecnologia non deve prendere il controllo dell’uomo, ma permettergli di abbandonare il lavoro meccanico e ripetitivo. In questo modo l’uomo si trasforma da semplice “ingranaggio” a risorsa di valore. La creatività dell’uomo non appartiene a nessuna macchina, ed è di questo che dovrebbe fare tesoro un’azienda.

La sindrome da stress che rovina il lavoro: il burnout

Il burnout è un fenomeno molto studiato dalla psicologia del lavoro ed è purtroppo molto frequente. Questa sindrome si presenta in contesti di stress elevato e non è altro che l’esito patologico che interessa i lavoratori all’interno di un’organizzazione. Le tre principali condizioni del burnout sono:

  • Problemi di adattamento tra la persona e il lavoro, soprattutto quando quest’ultimo fa richieste eccessive
  • Diminuzione dell’impegno da parte del lavoratore
  • Deterioramento delle emozioni inizialmente legate al lavoro

Chiaramente il burnout non è un segnale di benessere, non solo a livello individuale, ma anche a livello organizzativo. Infatti se il lavoratore è svalutato diventa insoddisfatto e la sua motivazione al lavoro cala drasticamente peggiorando la performance professionale. Nel momento in cui la performance si abbassa di livello ci rimette l’azienda, la quale si ritroverà con lavoratori insoddisfatti e non inclini a perseguire gli obiettivi di questa.

6 aree da tenere sotto controllo per il benessere sul lavoro

Esistono 6 aree su cui le aziende, tra cui Amazon, dovrebbero investire. Vediamole:

  1. Il carico di lavoro: l’azienda non dovrebbe mai assegnare un carico di lavoro eccessivo perchè porta all’esaurimento delle energie dei lavoratori.
  2. Il controllo: un lavoratore dovrebbe avere l’impressione di avere il controllo su quello che fa e non sentirsi escluso da ciò che svolge.
  3. Il riconoscimento: è importante saper valorizzare il personale in un’azienda, perchè l’apprezzamento e il riconoscimento del lavoro svolto porta le persone ad aumentare il loro senso di efficacia e di autostima, nonchè a una maggiore motivazione.
  4. Il supporto: altro aspetto importante è curare gli aspetti interpersonali all’interno dell’azienda, per evitare che si creino conflitti cronici tra i dipendenti. Un ambiente di lavoro sano ed equilibrato stimola performance professionali di qualità maggiore.
  5. L’equità: retribuzioni e promozioni devono rispettare la meritocrazia, questo infatti porta le persone ad impegnarsi di più e a rispettarsi maggiormente
  6. I valori: i valori dell’azienda dovrebbero in parte rispecchiare quelli dei lavoratori, ciò infatti rafforza la relazione tra dipendente e organizzazione.

Prima o poi le aziende dovranno prendere atto che le risorse umane devono far parte dei loro obiettivi a lungo termine. Infatti il lavoro dovrebbe essere espressione delle persone e non una gabbia di paura e frustrazioni. Ecco cosa mi auguro per il futuro, che la parola benessere acquisti rilevanza anche all’interno del lavoro.

Virginia Famà

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.