Analizzare l’uomo sotto una luce negativa: l’antropologia di Hobbes e Devilman

Che succede quando l’uomo si trova in una situazione dove lo stato non esiste più e ci si deve basare completamente sul buon senso delle persone? Devilman e Hobbes ci mostrano cosa capita quando l’uomo è senza freni.

L’uomo è per natura un animale politico e chi vive fuori dalla comunità civile, per sua natura e non per qualche caso, o è un abietto o è superiore all’uomo.

È così che Aristotele definisce l’essere umano nella Politica. Queste parole vengono rigettate e addirittura schernite nell’opera di Hobbes e nel capolavoro di Go Nagai: l’essere umano per natura non cerca di aggregarsi in comunità. Tende ad ostacolare il prossimo pur di fare il proprio interesse e non è quasi mai disposto al sacrificio e all’empatia.

L’uomo prima dello stato

Thomas Hobbes, filosofo inglese del XII secolo, è uno dei più importanti filosofi politici di tutti i tempi. La sua opera più importante, il Leviatano, pone un punto di rottura con tutto il modo di pensare la politica precedente attraverso due novità: stato di natura e il concetto di autorizzazione; noi in questo articolo ci concentreremo sull’esperimento mentale dello stato di natura.

Lo stato di natura hobbesiano vuole mettere a nudo l’essere umano quando si trova in una condizione dove non esiste lo stato, una condizione pre-stato, e di conseguenza senza la legge. L’assenza di legge è la chiave di tutto l’esperimento: senza la legge l’uomo non ha limiti per agire, può fare quello che vuole senza temere la punizione. Ovviamente ogni uomo vorrà fare i propri interessi, vuole perseguire e compiere i propri desideri oltre che al tenersi in vita. Può succedere, però, che più uomini perseguano lo stesso desiderio: questo conflitto d’interessi non si risolve in maniera pragmatica: tutti potrebbero rinunciare ad un parte del proprio desiderio in modo tale che tutti ne usufruiscano annullando, di conseguenza, il conflitto. Nell’esperimento di Hobbes non c’è spazio per questo, non mi posso fidare dell’altro: potrei rinunciare ad una parte tuttavia non ho la garanzia che anche il mio avversario farà la stessa cosa. In una tale situazione, apparentemente congelata, non resta altro che lo scontro fisico per arrivare ad una conclusione.

Per il filosofo, però, tutti gli uomini sono uguali, non c’è disuguaglianza nello stato di natura. L’uguaglianza nasce dal fatto che tutti gli uomini hanno il potere di uccidere un altro uomo, in altri termini: non c’è essere umano che non riesca ad uccidere altro essere umano. Se un uomo è più debole fisicamente potrà utilizzare l’ingegno per farne fuori uno forte oppure fare alleanza momentanea con altri uomini per uccidere l’uomo più forte. In questa condizione nessun uomo è mai in pace, si deve sempre guardare da altri suoi simili e in qualsiasi momento potrebbe essere ucciso.

Il modo per uscire da questo inferno, Hobbes ci dice che solo tramite un patto fatto da tutti quanti contemporaneamente da tutti; in questo patto ognuno deve rinunciare ad una parte della propria volontà per donarla ad un sovrano, in modo tale da poter evitare il giogo dell’homo homini lupus.

L’ascesa dell’uomo diavolo

Nel 1972 esce il fumetto che cambierà per sempre la storia della nona arte: Devilman. Creato dalla mente del giapponese Go Nagai, la storia narra le vicende di Akira Fudo che a causa di alcuni eventi si troverà a diventare l’incarnazione del campione dei demoni: Hamon. La storia inizialmente è molto semplice, Akira deve sconfiggere il re dei demoni, ma con il proseguire della storia la narrazione diventa molto più cupa e inizia a mostrare come l’essere umano si comporta in una situazione di completo disordine e chaos.

Lo scopo del fumetto è quello di raccontare la natura stessa dell’essere umano riprendendo gli eventi più malvagi che l’uomo abbia compiuto, dalla caccia alle streghe al nazismo. Nella vicenda il piano dei diavoli illustra perfettamente quello che l’autore ci vuole dire: all’improvviso fanno impossessare tantissimi umani in giro per il globo solo per istaurare la paura nell’uomo, successivamente rimangono nell’ombra senza compiere più alcun grande evento. In seguito a questo attacco l’essere umano ritorna ad avere paura ricomincia: una caccia alle streghe medioevale, il regime del Terrore, una nuova forma di razzismo; nessuno si sente più al sicuro e l’epilogo di tutta questa vicenda non sarà molto felice.

Nuova forma di stato di natura

In Devilman entra perfettamente il ragionamento del filosofo inglese. Hobbes ci illustra questa condizione infernale dove regna il terrore verso l’altro, ognuno può uccidermi e posso uccidere chiunque senza alcuna distinzione. In questo sfondo si trovano immerse le vicende di Devilman; la paura dei demoni, che getta la gente nel terrore, riporta l’essere umano nello stato di natura.

Con l’attacco dei demoni chiunque potrebbe essere un demone ed inizia una sfiducia reciproca verso chiunque, conoscenti e non. L’essere umano viene messo a nudo e riportato in una condizione dove lo stato è assente perché incapace di sopprimere la minaccia demoniaca. Le persone iniziano ad uccidere qualunque individuo sospetto di essere un demone, facendo ricominciare una vera e propria caccia alle streghe; non si guarda più in faccia a nessuno, nemmeno i bambini. Nel mondo di Devilman l’uomo ritorno al giogo dell’uccisione: tutti possono uccidere tutti e per questo nessun individuo è migliore o peggiore dell’altro; l’irrazionalità si fa padrone dell’uomo e nessuno è disposto più a vivere in comunità, mettendo da parte gli istinti, pur di mandare avanti il più forte dei desideri: il tenersi in vita.

Con la mancanza dello stato vengono meno anche le leggi, infatti non solo carabinieri e militari sono quasi completamente assenti ma ammazzano chiunque si trovi nel cammino, per paura di imbattersi in un demone. Il caso più eclatante è proprio quello dell’ente responsabile di individuare e uccidere i demoni: durante le vicende del fumetto, Devilman si troverà a dover entrare nel loro quartier generale e in un dialogo con alcuni membri si viene a sapere che si catturava la gente nonostante si sapesse che non fossero demoni. Nessun essere umano riesce a rimettere in sesto la comunità tramite il sacrificio della propria volontà, come succede nell’uscita dello stato di natura, e per questo l’epilogo dell’umanità sarà quello di autodistruggersi, in preda alla paura e all’irrazionalità

Go Nagai ci ha mostrato come lo stato di natura hobbesiano può tornare in qualsiasi momento e non è una semplice condizione pre-stato ma, anzi, può tornare anche in una civiltà avanzata come la nostra. La lezione di questi due autori è fondamentale, seppur mettono l’uomo sotto una cattiva luce ci vogliono far essere coscienti di questo lato molto umano: ci vogliono far ricordare come mai chiudiamo la porta a chiave quando usciamo di casa.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.