Analizziamo la natura dei sogni con la psicanalisi di Freud e col cognitivismo

Scopriamo quali approcci hanno caratterizzato l’analisi del mondo onirico, passando per Freud, cognitivismo e culture non occidentali.

In media l’essere umano spende un terzo della sua vita dormendo. E tutti, anche se non sempre lo ricordiamo, abbiamo sperimentato il sogno, un vero e proprio “teatro della mente” nel quale si esibiscono ricordi, scene straordinarie oppure desideri e pulsioni inconsce.

Il sogno per Freud

Sigmund Freud definiva i sogni come “psicosi transitorie” e “follie notturne“, considerati per questa loro natura come la via d’accesso per l’inconscio e per quei desideri proibiti che, mascherati e camuffati, venivano compiuti nel sogno.

Ecco perché nel 1900 pubblica l’opera “L’interpretazione dei sogni“; l’obbiettivo dell’interpretazione del sogno è terapeutico, indirizzato a comprendere quali desideri, paure o conflitti attanagliano inconsciamente il paziente per portarli ad uno stato conscio.

Infatti è come se il sogno possedesse la capacità di riprodurre contenuti mentali passando dallo stato conscio a quello inconscio e viceversa. Dunque, l’interpretazione della simbologia del sogno, cioè il contenuto manifesto, può condurre a svelarne il reale significato (contenuto latente) aggirando la forza di censura che la mente impone in quanto, spesso, il desiderio è socialmente o personalmente inaccettabile.

Appare allora evidente il ruolo centrale dell’inconscio, descritto da Freud come un “calderone ribollente” di impulsi e desideri rimossi. Tuttavia, questa concezione di inconscio e in particolare la natura “immutabile” del suo contenuto, non coincide a pieno con le moderne conoscenze sul lavoro della memoria sulle esperienze passate, portando ad un concetto di inconscio differente da quello freudiano.

L’inconscio cognitivista e sogni

Secondo la psicologia cognitivista, l’inconscio è quel mondo di rappresentazioni mentali delle quali molte sono non consapevoli (cioè inconsce). Dunque non si parla di elementi rimossi perché inaccettabili socialmente, ma di elementi mai conosciuti e non recuperabili; di conseguenza nel sogno non si manifesteranno elementi latenti mascherati, carichi di un qualunque impulso irrealizzato.

Il sogno, secondo il cognitivismo, riporta alla mente memorie con più o meno carica emotiva, tessendo una sorta di trama che le lega alle esperienze recenti e agli obbiettivi e desideri dell’individuo.

Privato delle censure, del mascheramento di impulsi e rimozioni, il teatro onirico diventa pura fantasia in atto. Secondo alcuni approcci, la funzione del sogno sarebbe quella di “esercitare” la mente ad evitare situazioni problematiche, legate ai dati che essa raccoglie durante la veglia

Fuori dall’occidente

Racchiudere il mondo onirico al nostro cortiletto di casa sarebbe completamente fuori luogo e senza senso. Soprattutto considerando il forte impatto che in certe culture possiede il significato del sogno.

Per esempio, gli indiani Archur in Ecuador si riuniscono ogni mattina per raccontare i propri sogni ai membri della comunità, e reciprocamente si cerca di dare un’interpretazione.

Oppure nella cultura Maya il ruolo dell’interprete del sogno, lo sciamano, è centrale all’interno della società.

E infine, alcune realtà africane intendono il sogno come “premonitore”, dunque in contrasto con l’idea di una rielaborazione di memorie passate.

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