Angelina Jolie e la sua predisposizione al tumore: i geni BRCA, responsabili della malattia

Il Caso Angelina Jolie è finito su tutti i giornali e notiziari: la sua predisposizione al tumore al seno e ovaie ha colpito i mass media che hanno parlato molto dei particolari ’’geni di Angelina’’.

Giovane, bella e talentuosa: Angelina Jolie, nel 2013 a gran voce davanti a microfoni e schermi non ha avuto paura nel parlare dell’esito del suo test genetico. Il risultato era chiaro, aveva un’enorme possibilità di sviluppare il male che purtroppo molte donne incontrano, che cercano di combattere con tutte le forze.

BRCA1 e BRCA2: perchè esistono e che ruolo hanno nel nostro corpo

Speculari ma non identici sono BRCA1 e BRCA2 ovvero Breast Related Cancer Antigens 1 e 2. Si tratta di due oncosoppressori presenti nel nostro genoma, cioè geni che a seguito di trasformazioni e/o perturbazioni esterne possono mutare e in seguito indurre trasformazioni neoplastiche.

Fisiologicamente, però, non hanno un significato e accezione così negativa come sembra. Questi geni codificano per le due proteine omonime a loro volta responsabili del riparo del DNA, un incarico molto importante se si pensa al nostro proteoma (insieme delle proteine espresse nel nostro organismo).

In particolare, hanno un ruolo nel fenomeno di ricombinazione omologa (uno switch di filamenti di DNA tra una coppia molto simile di sequenze) cooperando con altre proteine nello svolgere un riparo adeguato del codice genetico qualora si verificasse.

Mutazioni e alterazioni del genoma sono ogni giorno molto frequenti ma grazie ai ’’geni del riparo’’, paladini di giustizia che rimuovono il piccolo ostacolo nella catena di montaggio si evita il danno genetico.

La vera beffa, però, è quando sono gli stessi geni BRCA a mutare.

A questo punto, la cellula con funzione deficitaria accumula rotture cromosomiche e amplificazioni che possono indurre su larga scala al tumore. BRCA, infatti, è responsabile dell’80% dei tumori mammari familiari mentre per fortuna nei casi sporadici la mutazione è rara.

 

Angelina Jolie e la scelta più dura della sua vita

Nel 2010 appare nelle sale cinematografiche abbracciata a Jonny Depp in The Tourist per poi seguire il grande capolavoro Disney Maleficent, in cui nei panni di ”Malefica” rompe gli schemi della strega cattiva.

Angelina Jolie, classe ’75, una delle migliori attrici internazionali, si è trovata di fronte a un grande scoglio che l’ha messa a dura prova non tanto fisicamente quanto mentalmente.

Nel 2013 a seguito di un test genetico scoprì di avere una predisposizione all’insorgenza di carcinoma di ovaio e seno, trovandosi davanti a un bivio con la necessità di fare una scelta imminente.

Poco dopo decise di sottoporsi a un intervento di mastectomia e ovariectomia, cioè rimozione dei rispettivi organi. Questa decisione seppur personale e privata ha sollevato molte critiche in quanto donna dello spettacolo quindi costantemente sotto i riflettori.

Per alcuni è sembrato esagerato un intervento chirurgico, per altri assolutamente in linea con la vita e la tranquillità di una persona. Dopo la morte della madre e la malattia della zia per lo stesso motivo, Jolie ha fatto una scelta saggia sinonimo di assoluta prevenzione.

Perchè per alcuni la scelta di Angelina è stata troppo azzardata? Ce ne parla la scienza

In genetica e in oncologia si distinguono due classi fondamentali, perno di questa discussione: proto-oncogeni ed oncosoppressori. Il primo caso  comprende RAS, HER e molti altri geni che potrebbero subire una o più mutazioni puntiformi, amplificazioni geniche o un riarrangiamento a livello dei cromosomi causando trasformazione in veri e propri oncogeni.

Anche nel secondo caso, modificazioni geniche possono indurre neoplasie ma il ruolo fisiologico degli oncosoppressori è ancora più importante. Questi geni, infatti, sono dei ”freni” in alcune fasi del ciclo cellulare proteggendo quindi la cellula da eventuali danni. D’altro canto, però, in condizioni mutanti possono favorire l’effetto opposto andando ad alterare completamente l’equilibrio cellulare.

Oncogeni e oncosoppressori per alcuni versi sono molto simili ma fenotipicamente parlano due lingue diverse. I primi infatti hanno un’espressione fenotipica dominante (anche solo un allele mutato è sufficiente per l’alterazione genica) mentre i secondi seguono la cosiddetta ’’teoria del doppio colpo’’ o ’’teoria di Knudson’’.

Secondo la teoria, entrambi gli alleli devono esser mutati o contemporaneamente in epoca prezigotica (alle origini di tutto) quindi due colpi secchi ravvicinati oppure uno in prezigosi e il secondo in postzigosi, due momenti diversi e distanti.

Queste due categorie sono le artefici del processo multifasico, il principio alla base dell’insorgenza di neoplasie, quindi anche per il carcinoma di mammella e ovaie.

Il tumore è un evento che richiede più fasi, perciò, anche l’alterazione data da una mutazione genica di un oncosoppressore potrebbe non esser sufficiente. In genere, deve seguire anche una modifica a livello di un proto-oncogene ovvero un’ulteriore mutazione driver, a cui seguiranno via via altre di tipo ’’passenger’’ cioè non costitutive ma conseguenza delle prime.

Per alcuni, perciò, la scelta di Angelina è stata troppo estrema e non giustificata in quanto la sua predisposizione, secondo i clinici, era unicamente sostenuta dalla mutazione dell’oncosoppressore BRCA.

Giusto o sbagliato in medicina ogni scelta è del paziente e come tale deve esser rispettata. La via della prevenzione rimane senza ombra di dubbio la migliore rispetto a quella di cura e terapie.

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