Arriva la Storica sentenza del Congresso americano, ecco la fine dell’Impeachment per Trump

La procedura di impeachment contro Donald Trump, 45º presidente degli Stati Uniti, avviata il 24 settembre 2019, è finalmente giunta al termine, creando come ovvio polemiche da ogni lato della barricata.

Si è risolto il tutto con un nulla di fatto, come era prevedibile, il processo di Impeachment al Presidente Trump. La Costituzione americana infatti prevedeva una maggioranza di due terzi del senato per procedere contro il capo di stato, e con un senato fortemente in mano al partito Repubblicano, nessuno credeva realmente nella possibilità di espellere il presidente dalla sua posizione prima delle prossime elezioni. Ciononostante ci sono state molte polemiche riguardanti questo voto, a partire dall’assenza di testimoni alla presenza di un dichiarato “Franco Tiratore” nelle fila repubblicane l’ex Candidato alla presidenza nel 2012 contro Obama.

L’accusa

Il Presidente Trump era in stato di accusa per due motivi diversi: “Abuso di potere“, per aver utilizzato i poteri dell’ufficio del presidente per pressare un altro capo di stato, il presidente Ucraino Zelensky ad indagare sugli affari dei suoi rivali politici e più nello specifico sulla famiglia Biden, il candidato democratico favorito all’epoca dell’inizio dello scandalo, sotto la minaccia di ritirare gli aiuti militari di cui l’Ucraina ha bisogno per combattere la guerra non dichiarata con la Russia che a tutt’oggi occupa in modo illegale la penisola della Crimea. E successivamente è accusato anche di “Ostruzione ai lavori del Congresso” per aver impedito ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori di riferire difronte il parlamento, e in generale di aver cercato di impedire il corso delle investigazioni sui suoi crimini, che comunque lui non ha mai negato, ed ha anzi dichiarato più volte che la sua telefonata con Zelensky, era “La più perfetta telefonata mai stata fatta” asserendo di non aver fatto nulla di illegale, al punto da aver lui stesso rilasciato la trascrizione della telefonata.

Il Risultato

Trump è stato assolto con 52 voti a favore e 48 contrari dall’accusa principale, «abuso di potere». Ricordiamo che non bastava una maggioranza semplice, ma invece il quorum necessario per la condanna è di due terzi del totale dei 100 seggi del Senato. I democratici hanno potuto contare solo sui 47 seggi nelle loro fila, a cui si è aggiunto quello di Mitt Romney, l’unico repubblicano a infrangere le consegne di partito e l’unico parlamentare nella storia della repubblica che abbia mai votato per rimuovere un presidente del suo stesso partito. Il senatore dell’Utah, però, si è allineato nella votazione sul secondo articolo, «ostruzione del Congresso» che si è dunque chiusa con un’altra assoluzione con 53 voti a favore e 47 contrari.

 

Le Polemiche

Sono due gli argomenti su cui il dibattito pubblico si è scontrato maggiormente dopo le votazioni. La prima è la decisione da parte della maggioranza repubblicana di impedire a John Bolton, ex capo della sicurezza nazionale di testimoniare di fronte al senato che di fatti funge da giuria per il presidente e non ha voluto ascoltare ne prove ne testimoni con anzi almeno 2 Senatori repubblicani che hanno espressamente dichiarato di voler giudicare Trump innocente ancora prima che il processo iniziasse. Bolton ha però parlato fuori dal Congresso in un suo libro di prossima pubblicazione, infatti sostiene di aver saputo da Trump stesso che gli aiuti militari all’Ucraina dovevano essere trattenuti per forzare l’apertura di un’indagine di Kiev sui Biden, padre e figli.

Ma sopratutto la defezione di uno dei volti più noti del partito della destra americana Mitt Romney il quale in un emozionante discorso poco prima della votazione ha dichiarato:“Voglio poter dire ai miei figli e ai miei nipoti che ho fatto il mio dovere, al meglio delle mie possibilità, facendo quello che il Paese si aspetta da me. Voglio essere ricordato nei libri di storia solo come uno dei senatori che oggi diranno quanto il presidente abbia agito male, dolorosamente male”. Il discorso ha preso poi una piega inaspettatamente religiosa quando il senatore ha aggiunto “La mia fede è il cuore di ciò che sono. Ho giurato davanti a Dio”. Romney, infatti è noto per essere un uomo molto religioso di fede mormone: “Questa è la decisione più grave che io abbia mai dovuto prendere, ma il presidente è colpevole di un incredibile abuso della fiducia pubblica”

Verso il Futuro

È andato tutto pressappoco come ci si aspettava dunque ed ora l’unica incognita rimane come tutto questo potrà influenzare le prossime elezioni presidenziali di novembre. Si stima infatti che quasi tutti i candidati democratici hanno buone possibilità di battere l’attuale presidente dopo tutti gli scandali che hanno afflitto la sua presidenza se si andasse al voto domani, ma se l’ultimo capitolo della politica internazionale ci ha insegnato qualcosa è che anche le previsioni più accurate possono ribaltarsi nel giro di un istante. Ma per ora a noi non resta che vedere come si evolverà la situazione.

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