La Rivoluzione russa vista dalllo scrittore Bunin: vincitore del Premio Nobel per la letteratura, nel 1933. Egli la definì come ”lo spirito del rancore di Caino”.
La rivoluzione viene percepita come una maledizione. Non ancora cinquantenne egli si ritagliò un ruolo da protagonista all’intertno dell’avanguardia russa, che gravitava tra simbolismo e positivismo.
La sua storia
Bunin appartiene alla nobiltà rurale, che possiamo considerare però in uno stato di decadenza e quindi povertà. Si appassiona alla letteratura fin da giovane, scrivendo versi che saranno sicuramente un mezzo di evasione. Alcune amicizie all’interno dell’ambiente colto russo ne favoriscono l’ascesa, mettendo in mostra le sue qualità. Alla vigilia dello scoppio della Grande guerra pubblicherà Il signore di San Francisco, un racconto che riesce ad oltrepassare anche il mondo a cui appartiene, la noblità contadina e le enormi diffcoltà. Emerge una necessità di evasione, di scoprire il mondo, la Francia l’Italia e tutto ciò che va oltre il marxismo. ”Giorni maledetti”è invece un’ opera dal grande coinvolgimento emotivo, che mostra la frenesia e gli stati d’animo durante la rivoluzione russa. Un clima certamente nuovo e sconvolgente.
Dostoevskij e la rivoluzione
Insieme a lui arriverà alla conclusione di non esaltazione della letteratura populista e della ripetitività della storia russa. I due intellettuali non sono d’accordo con una visione socialista sganciata dalla realtà. Il lenismo porterà a rivolte e tumulti, eventi burrascosi e non tranquillità e serenità nell’affrontare il futuro. Egli afferma proprio come non ci sia più spazio per lo stupore, la meraviglia e l’immaginazione. L’avvento della rivoluzione ha portato con sè la scomparsa delle strutture del periodo storico precedente, confidando in nuovi termini come democrazia e maggiore libertà. Sa però che le sue parole hanno un caro prezzo, che avrebbe potuto pagare con la morte. Fortunosamente dopo una serie di eventi approda in Francia, che lo accoglierà fino alla sua morte.
Echi marxisti in Italia
La Rivouluzione russa ha certamente avuto risonanza in tutta Europa e portato i suoi effetti anche in Italia. Durante il primo conflitto mondiale si diffuse i mito di rivoluzione e lotta del proletariato, sopratutto tra i socialisti italiani. Allo scoppio della guerra il PSI è l’unico partito a rimanere fedele all’internazionalismo e al pacifismo. Analizzando le difficoltà e le problematiche dell’affrontare una guerra, che sarà vista da molti come un’opportunità. Occasione anche qui per sovvertire l’ordine precedente e configurare un nuovo assetto, l’inizio di una nuova era con nuove strutture portanti. Nel corso dei decenni i contatti tra l’Italia e l’ambiente sovietico saranno sempre più intensi, con i rappresentanti del Soviet di Pietrogrado che cercano di ottenere l’adesione del Psi a una Conferenza internazionale per raggiungere la pace. Questi contatti vogliono trovare una linea guida comune di marxismo che possa guidare l’Europa