Il fascino dell’automobile dalla fondazione della casa automobilistica di Henry Ford all’immaginario del Futurismo.
L’automobile è molto più che una semplice comodità che ha decisamente cambiato la vita della popolazione, e ha da sempre affascinato appassionati e non. Tanti sono i progressi raggiunti dall’invenzione dell’auto ad oggi, eppure sembra sempre che ci si possa ancora stupire, davanti alle nuove produzioni che consentono di raggiungere un’alta velocità in un tempo davvero ridotto. Ma com’è nata, l’evoluzione delle auto?
La fondazione di Henry Ford
Era il 16 giugno 1903 quando Henry Ford fondava la sua casa automobilistica e preparava il mondo a un profondo cambiamento. Il progetto di uno tra i più grandi innovatori dei tempi moderni e non, riguardava un’automobile accessibile a tutti, non solo economicamente ma anche, in maniera concreta, nella praticità della guida. La fabbrica venne fondata a Detroit, grazie alla diponibilità di dodici investitori: con un capitale a disposizione di 28mila dollari, una vecchia fabbrica di vagoni ferroviari nasceva la Ford motor company. Se i primi modelli erano quasi unici e realizzati in unità ridotte, con l’affermarsi dei progetti Ford introdusse una serie di innovazioni che per sempre avrebbero cambiato il sistema produttivo industriale. La lavorazione cominciò ad avvenire mediante la catena di montaggio e il nastro trasportatore, e assodato un preciso sistema produttivo Ford riconobbe la necessità di riconoscere dei salari alti agli operai: nasceva così la produzione di massa, riconosciuta da molti alla base della società dei consumi. Fu il Modello T, con oltre 15 milioni di esemplari, il primo ad essere prodotto in grande serie dalla casa automobilistica, che oggi è tra le prime tre al mondo per vendite.
Automobile e futurismo
Il mito dell’automobile ha raggiunto il suo apice con il movimento del Futurismo, che nel Novecento si definiva d’avanguardia e che proponeva una nuova visione culturale aperta al futuro. Nel celebre Manifesto del Futurismo, pubblicato nel 1909 a Parigi da Filippo Tommaso Marinetti, uno dei punti che vengono precisati riguarda proprio l’esaltazione dell’automobile e della sua velocità, capaci di creare uno spettacolo che fosse straordinario più di un’opera d’arte: “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.”
La piccola auto di Apollinaire
Nell’ambito del Futurismo francese, esemplare in tema di auto è una poesia di Guillaume Apollinaire, che non si limita a costruire il componimento sulla tematica di un viaggio compiuto in un’auto, ma inserisce anche nel testo un calligramma che si serve di una precisa disposizione grafica delle parole per rimandare alla figura dell’automobile. Così leggendo “La piccola auto” assistiamo al viaggio che Apollinaire e un suo amico compiono di notte da una località della Normandia a Parigi, dove hanno intenzione di arruolarsi come volontari. L’automobile e la sua velocità non rappresentano solo la modernità, ma un viaggio verso la potenza della guerra, che è un’altra tra le tematiche chiave della poesia futurista. Un viaggio che ha come fine ultimo l’arruolarsi per la guerra è molto più che uno spostamento: si saluta un’epoca, quella che ha preceduto la guerra, con la consapevolezza che al termine del conflitto sarà nato uno spirito nuovo.
“E quando […] fummo arrivati a Parigi […]
Capimmo il mio compagno e io
che la piccola auto ci aveva portati in un’epoca
Nuova
E sebbene entrambi fossimo uomini naturi
Eravamo da poco intanto nati.”