Cirano ed Alceste: la misantropia spiegata da Guccini e Molière

I protagonisti de “Il misantropo” di Molière e di “Cirano” di Guccini accomunati da un atteggiamento fortemente critico nei confronti della società e da un amore concepito come unica salvezza.

Pieter Bruegel the Elder:”The Misanthrope”; fonte: Wikipedia

Misantropia è un termine di origine greca letteralmente traducibile come “odio verso l’essere umano”. Esso è un sentimento che ha come fine ultimo un distacco più o meno materiale dalla società motivato da disprezzo e mancanza di fiducia verso i propri simili. Il cantautore Guccini e il drammaturgo Molière riflettono su tale malessere vissuto dai protagonisti di Cirano e Le Misanthrope.

Le Misanthrope; fonte: Wikipedia

La misantropia di Alceste

L’opera di Molière ruota attorno alla coscienza concepita come unico elemento che può soggettivamente discernere tra torto e ragione. All’ipocrisia di Filinto, sostenitore di un finto perbenismo che possa tutelare una civile convivenza tra gli individui della società, si oppone Alceste, fermamente convinto di dover esternare a tutti i costi la propria sincera opinione sugli altri. Alceste ama Célimène, donna affascinante ma dagli atteggiamenti civettuoli,che spingono presto l’uomo a dubitare dell’amore che lei gli dichiara in gran segreto. L’entrata in scena di Oronte e la notizia che la donna possa assecondare la corte del rivale, causa in Alceste una forte gelosia che porterà i due contendenti a mettere alle strette l’amata costringendola a scegliere pubblicamente solo uno di loro. Alceste ed Eliante, cugina di Célimène, discutono sul ruolo dei difetti della persona amata: l’uomo crede che quanto più è vero ed intenso il sentimento amoroso, tanto più occorre essere sinceri e critici verso i difetti di chi amiamo, evitando di adulare chi abbiamo di fronte; la donna, al contrario, sostiene che nell’ ottica amorosa non vi è nulla di riprorevole, tutto è adorabile nell’oggetto amato. L’ipocrisia degli esponenti ai vertici della società è evidente nel dialogo tra Célimène e due marchesi in cui vengono mosse pesanti critiche nei confronti di persone che,qualora si avessero davanti, si tenderebbe ad adulare.

Album contenente “Cirano”; fonte: genius.com

La misantropia di Cirano

Cirano è il protagonista dell’omonima canzone di Guccini. L’uomo prende le distanze dalla finzione e dall’ipocrisia che caratterizzano gli uomini della società, signori imbellettati, gente vuota, finti e prepotenti, politici rampanti, persone che hanno fatto del qualunquismo un’arte. Il protagonista sostiene di sapere di essere anch’egli sbagliato, ma non dà peso al giudizio della gente. La rabbia si trasforma in nostalgia per la propria condizione di solitudine, dando vita ad una profonda riflessione. La polemica si alterna ad un dolce e malinconico sfogo in cui Cirano afferma di trovare conforto nella scrittura e nell’amore, benché a causa di se stesso o del fato abbia perduto molte donne. Cirano, deluso delle esperienze passate e ormai disilluso, crede però che il grande amore esiste, crede in un sentimento verace in cui rifugiarsi che possa opporsi alla falsità della società.

fonte: aforisticamente.com

A me è quasi proibito il sogno di un amore

Unico punto di contatto con i propri simili è per entrambi la relazione con la donna amata. Rispetto ad una società che manifesta valori e ideali opposti rispetto a quelli enunciati da Alceste e Cirano, i due decidono di prendere le distanze dagli altri esseri umani alla ricerca di un eremo , di un recesso in cui l’onore possa essergli ancora concesso, riprendo le parole di Alceste, o del posto dove tutto sarà giusto propinato da Guccini. Le due vicende, però, hanno esiti diversi, soprattutto per quanto riguarda la reazione della donna: mentre Rossana, “dolcissima signora”, non deride Cirano facendo consolidare in lui la consapevolezza di non aver sofferto invano, Célimène, temendo che possa essere un passo troppo radicale per la sua giovane età e troppo lontano dalla sua natura, declina con fermezza l’invito. Alceste reagisce al rifiuto “sciogliendo per sempre l’indegna catena”, l’amore per la donna che non ha corrisposto la totale dedizione ad un singolo individuo. Il misantropo si conclude in maniera irrisolta: fatta eccezione per Eliante e Filinto, coppia di secondo piano che si legherà nel finale dell’opera, tutti i personaggi si ritrovano soli come lo erano all’inizio. In una secca didascalia è riportata l’ultima menzione, tra l’altro extratestuale, della donna amata da Alceste: “Célimène se retire”. Al termine della canzone,invece, Guccini grida il proprio inno d’amore : “Per sempre tuo, Cirano”.

Angela Orsi

 

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