Un recente studio ha indagato la presenza di una relazione tra la detenzione genitoriale e il possibile sviluppo di disturbi mentali nei figli, approfondendo anche l’aspetto sanitario, legale, sociale e finanziario.
Uno dei problemi del nostro tempo è l’aumento del tasso di detenzione, soprattutto negli Stati Uniti. Recenti ricerche hanno evidenziato come circa l’8% dei bambini statunitensi al di sotto dei 18 anni, abbia visto uno dei genitori o il suo tutore andare in carcere. Purtroppo la maggior parte di questi bambini appartengono a gruppi di minoranze etniche e sono costretti a vivere in ambienti svantaggiati, nei quali il tasso di criminalità a volte è più alto del normale. Nel corso degli ultimi anni, numerosi studi hanno indagato le conseguenze dell’incarcerazione di uno dei genitori ed è emerso che si tratta di un fattore di rischio che aumenta la possibilità di mettere in atto comportamenti aggressivi ed antisociali. La maggior parte di questi risultati riguardano l’infanzia, ma ciò non toglie che l’incarcerazione di un genitore abbia conseguenze anche durante l’adolescenza e durante la giovane età adulta. Per esempio, durante quest’ultima si ha una probabilità maggiore di sviluppare disturbi internalizzanti come la depressione o un disturbo d’ansia.
Lo studio, condotto dal Center for Child and Family Policy
La Duke University Stanford School ha pubblicato lo studio sul JAMA Network Open e l’obiettivo era individuare un’eventuale relazione tra l’incarcerazione di un genitore e lo sviluppo di disturbi mentali in età adulta. Lo studio si è anche concentrato sulle conseguenze dell’incarcerazione dal punto di vista sanitario, legale, sociale e finanziario. I ricercatori hanno utilizzato i dati du un altro studio longitudinale e rappresentativo della comunità; ciò vuol dire che i partecipanti erano sempre gli stessi e che sono stati seguiti e monitorati più volte nel corso del tempo.
Il campione era formato da 1420 partecipanti, più precisamente da bambini di età compresa tra i 9 ed i 16 anni e dai loro genitori. Sono stati attentamente seguiti da gennaio 1993 a dicembre 2000 e durante questi anni, i ricercatori hanno somministrato ai partecipanti un test, il Child and Adolescent Psychiatric Assessment. Attraverso il test era possibile valutare le conseguenze della detenzione di uno dei genitori sui bambini, in particolare capire se fossero presenti dei disturbi mentali ed altri eventuali risvolti negativi.
Da dicembre 1999 a dicembre 2015 i partecipanti sono stati nuovamente monitorati. Più precisamente, i bambini sono stati monitorati all’età di 19, 21, 25 e 30 anni. Durante queste successive misurazioni i ricercatori si sono concentrati sugli esiti e sui risvolti dell’età adulta dei partecipanti causati dalla detenzione di un genitore.
I risultati
Innanzitutto solo una parte dei partecipanti (475, 259 uomini e 216 donne) ha vissuto l’incarcerazione di uno dei genitori prima dei 16 anni. Durante l’infanzia, tale condizione era associata ad una diagnosi di ADHD o di disturbo della condotta. La diagnosi, insieme all’esposizione alle avversità, costituivano un ulteriore fattore di rischio per l’età adulta perché c’era una probabilità maggiore di sviluppare un disturbo d’ansia o un disturbo da uso di sostanze. C’era inoltre la possibilità di essere a loro volta incarcerati o di mettere in atto comportamenti criminali, di non portare a termine gli studi, di diventare genitori troppo presto o addirittura di essere isolati dagli altri.
Alla luce di tutto qusto è possibile affermare che la detenzione di un genitore sia associata ad una serie di conseguenze negative sotto molti punti di vista, fra cui la sfera sociale, legale, psichiatrica e finanziaria. La maggior parte di queste problematiche è evidente durante l’età adulta e c’è il rischio che quest’esperienza possa segnare anche le generazioni successive.
Come aiutare queste famiglie?
Negli ultimi anni si stanno sviluppando nuove tipologie di interventi non solo per i genitori, ma anche per i bambini. Recentemente uno studio ha indagato l’efficacia di un programma sulla genitorialità, il quale si concentrava soprattutto sulle attitudini e sulle abilità dei genitori e sull’auto-percezione dei figli. I risultati lasciano ben sperare perché hanno evidenziato un miglioramento delle capacità di parenting e del comportamento generale del genitore. Inoltre coloro che avevano partecipato al programma avevano minori probabilità di tornare in carcere e la riabilitazione ed il reinserimento nella società erano meno problematici e difficoltosi. Non sono emersi invece effetti del programma sui bambini.
In Italia, presso il carcere di Bollate, dal 2005 ad oggi sono presenti una serie di iniziative, tra cui ‘Spazio Aperto Servizi‘, il cui obiettivo è creare un ambiente più favorevole per tutti quei bambini che hanno vissuto o stanno vivendo la detenzione di un genitore. Sono presenti molti psicologi che sostengono il genitore durante il suo percorso all’interno del carcere, ma di tali figure possono avvalersi anche i familiari ed i figli dei detenuti.
Altri ricercatori si sono resi conto dell’importanza di un sostegno psicologico anche al momento del reinserimento nella società. All’uscita dal carcere, le persone non devono essere abbandonate a loro stesse, ma al contrario dovrebbero essere seguite ed aiutate in questa delicata fase di passaggio.
Gloria Mendoza, Maria Ruiz ed il rapporto con i loro figli
Le due donne sopra citate sono dei personaggi della serie Orange is the New Black (OITNB), tutte e due madri (anche se non sono le uniche). Gloria è stata incarcerata per frode ed è stata costretta a lasciare in affido alla sorella i suoi 4 figli, mentre Maria era incinta quando è stata incarcerata ed ha partorito in carcere, però non ha potuto tenere con sé la sua bambina. Entrambe tengono molto ai loro figli, alla loro educazione, alla loro istruzione e cercano di fare il possibile per star evitare che possano cacciarsi nei guai, come è successo a loro.
Gloria è una delle detenute ispaniche, con un’indole molto materna che emerge nel rapporto con alcune detenute più giovani. A volte, pur non rendendosene conto, si ritrova a far loro da madre, aiutandole a stare lontane dai guai. Ama i suoi figli e lo dimostra in più occasioni, soprattutto quando uno di loro finisce in ospedale. Appresa la notizia, Gloria farà di tutto pur di evadere per poter stare accanto a suo figlio, poiché dovrà essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Il rischio che corre è grande perché potrebbe inimicarsi l’intera prigione, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, ma questo non le importa perché i suoi figli sono la cosa più importante al mondo per lei.
Anche la giovane Maria è una delle detenute ispaniche che purtroppo ha dovuto partorire in prigione, poiché quando è stata arrestata era già incinta. Dopo la nascita della sua bambina, entrambe vengono subito separate perché la piccola verrà affidata al compagno di Maria, la quale invece viene riportata subito in carcere. Maria rischia di sviluppare la depressione post partum perché le è consentito di vedere la sua piccola solamente durante i pochi minuti della visita settimanale. Lei però trova la forza per andare avanti e da quel momento in poi cercherà di comportarsi bene, sperando in una riduzione della pena per buona condotta.
Si tratta solamente di personaggi di una serie, ma la loro storia non è poi così distante dalla realtà. Molte madri e più in generale tutti i genitori in carcere non possono vedere spesso i loro figli, non possono vederli crescere (soprattutto se devono scontare lunghe pene) e cercare di mantenere un buon rapporto con loro è molto difficile. A volte i bambini, crescendo, iniziano ad accusare i loro genitori per quello che hanno fatto perché è a causa di quel crimine che si trovano dietro le sbarre. Allora il rapporto si incrina perché il genitore tenta, per quanto possibile, di stargli vicino e di sostenerlo, ma purtroppo per il figlio è facile allontanarsi da lui, visto dove si trova. A quel punto le conseguenze negative sono inevitabili, sotto tutti i punti di vista. Ecco quindi l’importanza di programmi genitoriali rivolti al rafforzamento ed al mantenimento del rapporto tra genitore e figlio. In questo modo, una volta uscito dal carcere, le cose saranno un po’ più semplici ed appariranno meno incerte.