Cosa studia la Psicologia delle Emozioni? Comprendiamo le tre correnti di pensiero attraverso il cinema

La psicologia delle emozioni è nata con l’obiettivo di cercare un solo approccio che avrebbe dovuto spiegare totalmente il fenomeno emotivo, ma ha fallito.

L’obiettivo di trovare una definizione univoca di emozione non è stato portato a termine dai ricercatori.

Caruana e Viola nel loro libro “Come funzionano le emozioni” ritengono che più che parlare di un continente delle emozioni, si dovrebbe fare riferimento ad un arcipelago delle emozioni dai confini sfumati.

Questo arcipelago è comunicante e compenetrato con altri arcipelaghi, come quelli della morale e del ragionamento.

Cosa studia la psicologia delle emozioni? A cosa servono?

Scherer afferma che (1983) esistono tante definizioni di emozioni quanti sono gli studiosi che le hanno studiate.

La cosa interessante è che ancora il mondo scientifico non si è messo d’accordo sul decidere cosa definisca un’emozione, dato che ha confini molto sfumati. (stato d’animo? Temperamento? Tratto affettivo?)

Possiamo dire che ad oggi sono state viste tre funzioni principali delle emozioni: una funzione adattiva, una funzione di conoscenza e una funzione di comunicazione.

Ogni studioso pone l’accento in particolare su una di queste tre componenti dando la sua personale definizione di emozione, ma quello che è importante comprendere è che tutte e tre sono collegabili ad aspetti funzionali dell’essere umano.

I vari approcci sullo studio delle emozioni seguono ognuno una di queste tre funzioni:

  • Adattarsi al mondo: prospettiva evoluzionistico-funzionalista
  • Conoscere il mondo: prospettiva cognitivista
  • Comunicare con il mondo: prospettiva costruzionistico-sociale

Revenant - Redivivo - Wikipedia

Prospettiva evoluzionistico-funzionalista – le emozioni sono innate

Secondo questa prospettiva si distinguono emozioni primarie e secondarieLe prime sono innate e servono per adattarsi all’ambiente. Le secondarie apprese e composte da più emozioni contamporanemanete o da emozioni e pensieri.

Mettere in primo piano la funzione adattiva delle emozioni vede una visione della mente come un insieme di funzioni che assistono l’uomo nel processo di adattamento. Deriva dalle teorie dell’evoluzionismo di Darwin e dalla psicologia funzionalista fondata da William James.

Negli anni ’60 del ‘900, si iniziano i veri studi sulle emozioni (fino ad allora poco considerati e spesso chiamati con altri nomi, come per esempio affetti per la teoria psicoanalitica di Freud)

A farlo per primo è Tomkins, maestro di Izard e del famosissimo Paul Ekman. E’ proprio Tomkins a spingere Ekman a studiare le espressioni facciali in correlazione alle emozioni per dimostrare il concetto di universalità postulato da Darwin.

Tomkins parla di di un numero di affetti primari, presenti negli esseri umani in numero limitato (che poi diveneterano le 6 emozioni primarie di Ekman scoperte con lo studio sulle microespressioni in Papua Nuova Guinea)

Carroll Izard propone, nella sua teoria differenziale, che la componente più importande delle emozioni sia esperienziale. Izard ritiene che ci sia un numero limitato di emozioni che hanno funzione evoluzionistica, quindi finalizzate alla sopravvivenza dell’organismo e della specie.

Ekman propone invece una teoria che dà molto più spazio agli aspetti culturali e cerca di spiegare la variabilità culturale più di Tomkins e Izard, pur mantenendo l’importanza dell’automatismo dell’emozione. Egli ritiene che l’emozione sia caratterizzata da automatismo, si distingue dai fenomeni cognitivi proprio per questa sua passività (è subita più che agita).

Egli sottolinea il ruolo della cultura e dell’esperienza nell’influenza e modellamento delle risposte emotive proponendo l’idea che esistano delle “famiglie” delle emozioni di base:

  • felicità
  • rabbia
  • tristezza
  • paura
  • sorpresa
  • disgusto

Per comprendere questa corrente di riferimento possiamo prendere Hugh Glass lotta per la vita per potersi vendicare di chi lo ha abbandonato nei boschi a morire nel film Revenant.

La mozione Segre spiegata con Arancia Meccanica

Prospettiva cognitivista – le emozioni sono apprese

Per i cognitivisti le emozioni sono apprese (e non innate) e servono a comprendere e conoscere il mondo esterno. Gli studiosi che sostengono questo filone di studi ritengono che le emozioni abbiano principalmente la finalità di farci conoscere il mondo.

La prospettiva cognitivista attribuisce molta importanza ai processi cognitivi per l’elaborazione dello stimolo.

Le teorie di questa prospettiva possono essere divise in due macro-gruppi:

  • Le teorie attivazionali-cognitive
  • e le teorie dell’appraisal

Le teorie attivazionali-cognitive ritengono che i processi cognitivi forniscano un contributo nel rendere cosciente una situazione problematica.

Teorie dell’appraisal ritengono che alla base dell’emozione ci dev’essere una valutazione della situazione che può assumere complessità diverse: senza la valutazione (appraisal) l’emozione non può esistere.

Nel modello processuale componenziale delle emozioni (CPM) di Scherer, tuttavia, viene elaborata una teoria complessa e completa di stampo cognitivista ma che tiene conto di molti risultati e osservazioni della prospettiva evoluzionista.

Scherer afferma che la fase di valutazione dello stimolo, necessaria allo scaturirsi dell’emozione, passi da quattro livelli di controllo:

  1. il controllo di rilevanza – quello che permette di individuare il potenziale emoziogeno dell’evento/ stimolo (emozioni semplici per stimoli semplici)
  2. il controllo delle implicazioni  – cioè l’individuo si chiederà se l’esito dell’evento dipende dal caso o dal suo intervento
  3. quello del potenziale di coping – dove la persona verifica quanto può controllare le conseguenze
  4. e il controllo sulla compatibilità con le norme – dove l’individuo valuta se l’evento sia congruente con le proprie norme interne (ideale del sé) e con le norme esterne (sociali).

Il primo spiegherebbe le emozioni innate degli evoluzionisti, poichè controllo semplice e in grado di generare emozioni semplici come il dolore (pianto) del bambino appena nato. Spiegherebbe anche le emozioni secondarie sostenute dagli evoluzionisti man mano che i controlli si susseguono e si complessizzano. Tuttavia rimane comunque una valutazione cognitiva ad anticipare l’emozione, propria appunto della prospettiva cognitivista

Se vogliamo comprendere attraverso un film il concetto di emozioni apprese possiamo guardare la rieducazione del giovane Alexander “Alex” DeLarge, un ragazzo di famiglia operaia, eccentrico, antisociale e capo della banda criminale dei Drughi a Londra, nel film Arancia Meccanica.

Prospettiva costruzionistico-sociale – le emozioni servono a comunicare con il mondo

Questa prospettiva include le teorie che considerano l’emozione come un processo che ha una funzione più specificatamente sociale; secondo questa prospettiva, le emozioni servono per comunicare con il mondo.

Per Caruana e Viola quello che caratterizza questa teoria è la ricerca non tanto di ciò che possiamo trovare in comune tra le emozioni, bensì di quello che le differenzia.

Si individuano anche qui due filoni

Il Primo filone pone importanza alle relazioni interpersonali, dove le emozioni vengono intese come un codice comunicativo (attenzione alle espressioni facciali) studiato prevalentemente nel contesto diadico, ancor più specificatamente nella relazione bambino – caregiver. Già Darwin nel 1872 aveva notato l’importanza fondamentale dell’uso delle emozioni nel bambino

Il Secondo filone pone attenzione sul contesto sociale, vedendo le emozioni come codice di comportamento sociale.

Recentemente, due autori (Boiger e Mesquita, 2012) hanno individuato i principali tipi di contesti relazionali.

Sono le interazioni:

  • momento per momento (caratterizzate dalla specificità nel tempo e nello spazio)
  • interpersonali (definite dal ruolo sociale)
  • e quelle definite dall’ambiente socioculturale (che fanno riferimento al gruppo e alla comunità di appartenenza)

I teorici che sostengono l’importanza fondamentale del contesto sociale traggono informazioni dagli studi antropologici sulle diverse culture. Questi studi che avevano dimostrato come culture diverse non solo hanno emozioni diverse, ma diversa è anche la concettualizzazione.

Se vogliamo comprendere la radice comunicativa delle emozioni possiamo guardare il film The New World, osservando lo scambio di linguaggi tra il capitano John Smith e Pocahontas.

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