Da Boudicca al caso Zanola: ecco perché la lotta al femminicidio non si deve fermare

Nonostante l’ammissione da parte dell’ex-fidanzato della vittima, il caso Zanola non può essere ancora risolto.

Nei giorni scorsi si è fatto sentire il femminicidio di Giada Zanola. Apparentemente, secondo alcune confessioni da parte di Andrea Favero, la vittima sarebbe stata gettata oltre il parapetto del cavalcavia proprio dall’ex-fidanzato. Purtroppo, in quanto non era presente un avvocato nel momento della confessione, le parole dette dall’accusato non possono essere utilizzate in tribunale come vera e propria confessione. Sembra assurdo, ma purtroppo, nonostante tutto, le indagini devono proseguire. A questo evento si può affiancare il caso della regina celtica Boudicca, come simbolo alla lotta contro il femminicidio e al controllo patriarcale sulla figura femminile. Boudicca da sola aveva condotto il suo esercito, ma non fu sufficiente contro i romani, i quali resero lei e le sue figlie inermi, impotenti e costrette al suicidio.

Il caso Zanola

La morte di Giada Zanola è avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 Maggio. Nei pressi di Vigonza, in provincia di Padova, la donna è caduta dal cavalcavia sull’autostrada A4. Inizialmente sembra effettivamente un suicidio, ma le cose non tornano agli agenti della polizia che si occupano del caso. Proprio per questo motivo viene interrogato l’ex-fidanzato, Andrea Favero. Egli ammette di esser stato lui a gettare Zanola giù dal cavalcavia, ma dato che non era presente un avvocato nel momento della confessione, questa non ha valore giuridico e non può essere quindi utilizzata in tribunale. Si tratta in tutto e per tutto di un altro caso di femminicidio, in quanto la donna è stata uccisa in quanto tale. I due erano fidanzati con un figlio, ma Giada si era allontanata per poi fidanzarsi con un altro uomo. La gelosia dev’essere senza dubbio un movente, ma ulteriori indizi sono casi precedenti di violenza domestica (che probabilmente hanno causato l’allontanamento volontario di Zanola). Sono risultati comunque inefficaci i tentativi di depistaggio delle indagini da parte dell’uomo, che aveva provato in qualche maniera a scrivere dei messaggi alla vittima per crearsi un alibi. Di fatto l’autopsia ha rilevato che al momento della caduta Giada Zanola era ancora viva.

La regina Boudicca

Boudicca era una regina di una tribù celtica, quella degli Iceni, nel I secolo d.C.. Dopo la morte del marito, il re Prasutago, i romani tentarono di annettere il regno all’impero romano. Non si aspettavano di certo che una donna potesse invece guidare una rivolta contro la loro occupazione. Questo avvenne nel 60-61 d.C. e ottenne discreti successi iniziali. Diverse città romane vennero distrutte, tra le quali Londinium (l’attuale Londra). Tuttavia la ribellione fu infine soppressa dai Romani. Boudicca e le sue figlie vennero frustate pubblicamente e violentate. Infine l’ormai ex-regina degli Iceni si sentì costretta al suicidio per veleno.

Il caso di Boudicca è un tipico caso di violenza da parte dell’uomo verso una donna. Innanzitutto non fu rispettato la volontà del defunto re Prasutago, che avrebbe lasciato metà del regno alle proprie figlie. Inoltre, l’oppressione subita dalla regina e le sue figlie sono un chiaro segno che i Romani non accettavano donne in posizione di comando, tanto meno alla guida di una rivolta risultata così efficace. Boudicca viene oggi ricordata come un’eroina nazionale e simbolo della resistenza all’oppressione, non solo all’imperialismo, ma quindi anche alla violenza di genere.

La lotta alla violenza

Non è necessario sottolineare nuovamente quanto gli atti di violenza di questo tipo siano esempio storico di come le donne siano state spesso vittime di abusi fisici e sessuali per motivi politici o di potere (anche solo domestico). La storia di Boudicca rientra ancora, purtroppo, in un discorso moderno sul femminicidio, che comprende quindi l’uccisione di donne a causa del loro genere e l’uso della violenza come mezzo di oppressione e controllo, anche in atti finali come nel caso di Zanola. Non riuscendo ad ottenere quello che voleva, l’ex-fidanzato è ricorso alla soluzione più violenta possibile, rendendo in fatti ciò che spesso si cela dietro al “se non ti posso avere, non ti avrà nessun altro”. La frase, oltre che violenta in sé, cela anche una visione molto arcaica e primitiva della donna, come oggetto di un possesso, senza concedere la possibilità di scelta ad un pari essere umano. Per questo motivo, simboli come Boudicca, che rappresentano la resistenza a questo tipo di oppressione, possono risultare ancora moderni e virtuosi, nonostante quasi 2mila anni di storia.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.