“Questo è un altro lunedì di sabato sera”
Così si apre il ritornello della canzone di Salmo, Lunedì, pubblicata come tredicesima traccia dell’album Playlist. La stesso brano che il rapper ha scelto come soundtrack per il cortometraggio pubblicato lo scorso 4 marzo sul suo canale youtube. Salmo ha rilasciato delle spiegazioni ben chiare sul perché della sua scelta:
“Avrei potuto scegliere il singolo del disco che era andato meglio, cioè “Il cielo nella stanza” invece ho voluto scegliere il pezzo più indicato. […] Parla di un periodo di merda, molti artisti arrivano a un momento in cui pensano di essere da soli, si chiama la solitudine dell’artista, il senso della canzone è questo, quindi la prima cosa che mi è venuta in mente era di raccontare la storia dell’ultima persona rimasta sulla Terra.”
Il video infatti è ambientato in una New York apocalittica in cui il protagonista del video (interpretato da Alessandro Borghese) si aggira per la città fino ad imbattersi nel suo “doppione”, ovvero Salmo. I due iniziano a prendersi a pugni, simulando ideologicamente la lotta interna ed eterna che ognuno di noi combatte quotidianamente, a volte contro il mondo, sovente contro sé stessi.
“Come nella canzone torna il concetto di dualismo, perché se nel testo dico “questo è un altro lunedì di sabato sera”, il giorno negativo e quello positivo, nel video l’idea ritorna con la parte buona e quella cattiva.“
Il videoclip prosegue con il suicidio dell’ultimo sopravvissuto, quasi a simboleggiare l’impossibilità dell’artista (e di tutti noi, forse) di risolvere il conflitto. L’inquadratura si sposta poi su un calendario: la data è lunedì 23. Infine, si torna sul morto: è circondato da una scena di vita quotidiana. Non era mai stato veramente in un ambiente apocalittico, non era davvero l’unico uomo sulla terra. Però era così che si sentiva: solo al mondo. Quanto alla simbologia del numero 23, ci racconta lo stesso Salmo che nella telegrafia il 23 significa “a capo”, “tornare indietro” o “nuovo inizio”. Un po’ come il lunedì, che è il ritorno alla routine settimanale.
“Non voglio compagnia neanche all’inferno
La gente come me morirà da sola”
Il tema del dualismo umano e del malessere esistenziale che da esso deriva non è certo una novità in letteratura. Da sempre l’artista è dilaniato dalla lotta interiore tra bene e male, ampliata spesso dalla coscienza dell’assurdità della condizione umana e dalla propria sensibilità. Questo tema è stato quindi ripreso innumerevoli volte. Nell’Ottocento ad esempio “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Robert Louis Stevenson aveva fatto riflettere il pubblico vittoriano, mentre Oscar Wilde lo aveva scandalizzato con “Il ritratto di Dorian Grey”. Nonostante le storie si sviluppino in modo diverso, entrambi i racconti si focalizzano sulla spaccatura tra bontà ed egoismo insite nell’essere umano.
Viene evidenziano come in ognuno di noi convivano cinismo e mitezza, cattiveria e leggerezza, altruismo e crudeltà. Questa continua lotta ci affatica, spesso perché la tentazione di lasciar vincere l’alter ego maligno è tanta, proprio perché meno faticoso. Inoltre nei due racconti si analizza la facilità con cui l’apparenza inganna. Il Dr. Jekyll è un uomo di bell’aspetto, mite e ed educato ma il filtro che lui stesso ha creato lo trasforma in una figura orribile che mette a nudo la bruttezza dell’animo di solito repressa. Al contrario Dorian Grey sfoggia un’avvenenza innegabile che rimane immutata nel tempo. Ciò che invecchia e rivela la sua anima corrotta è un quadro che tiene gelosamente nascosto. Tutti e due i personaggi sono simbolo dell’essere umano che spesso viene giudicato per l’aspetto esteriore, mentre viene ignorata la costante lotta che si affronta spiritualmente. Entrambi i romanzi si concludono come il videoclip di Salmo, ovvero con la morte del protagonista. Che tradotto dall’immaginario letterario significa: non c’è soluzione al conflitto se non la morte.
“Sono uno scrittore io non morirò, ci sarò sempre”
Salmo tuttavia non sembra condividere appieno il pessimismo di Wilde o Stevenson. Vero che nel videoclip il personaggio principale si suicida, ma l’alter ego rimane in vita. Inoltre, analizzando il testo della canzone intuiamo come il rapper abbia affrontato e superato, forse, il suo dolore. In primis, il rifugio nella scrittura. “Se sono ancora vivo perché da quando scrivo/ Bro-non respiro vivo in apnea” scrive nella seconda strofa di Lunedì. Salmo riesce a non affogare perché sfoga nell’arte il dolore che lo opprime continuamente. Consapevole anche del fatto che l’arte sopravvive all’artista. Idea sviluppata nella traccia PXM (Prega per me). “Io non ho paura della malattia, sono uno scrittore no non morirò: ci sarò sempre”. Un’intuizione già sviluppata ad esempio dallo stesso Oscar Wilde, che con uno sguardo realista e disilluso aveva affermato “L’arte è la più intensa manifestazione d’individualismo che il mondo conosca”.
Salmo e Borghese…..4 Bar…..re!!!
Salmo e Borghese…….4 Bar…..re!!!