“È tardi, è l’ora!”: il rimpianto della terra lontana riecheggia nella poesia di Pascoli

L’ora di Barga, poesia di Giovanni  Pascoli, dischiude al lettore il malessere provato da chi deve abbondonare la terra amata per una terra sconosciuta.

Ora che il capodanno è terminato, i giovani studenti e lavoratori del sud trapiantati al Nord devono abbandonare le terre natie per ritornare alla loro routine. L’ora di Barga del poeta Giovanni Pascoli riesce a ritrarre questo sentimento dolce-amaro di esilio volontario dai propri cari

Il lungo viaggio dei giovani del sud che scappano al Nord.

Negli ultimi anni, il fenomeno della migrazione dei giovani dal Sud verso il Nord Italia ha assunto proporzioni allarmanti, contribuendo ad approfondire il divario socioeconomico tra le due aree del Paese. Secondo i dati più recenti, tra il 2012 e il 2021, circa 1.138.000 persone hanno lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi al Centro-Nord, mentre solo 613.000 hanno fatto il percorso inverso, causando una perdita netta di 525.000 residenti. A questo si aggiunge un saldo migratorio negativo di 377.000 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che, dal 2011, hanno scelto l’estero per cercare migliori opportunità. La situazione è ancora più grave se si considera la perdita di capitale umano qualificato: il Sud ha visto diminuire di circa 150.000 unità il numero di laureati residenti, un’emorragia che priva il territorio di competenze essenziali per il suo sviluppo. Questa migrazione massiccia, oltre a impoverire economicamente il Meridione, erode il tessuto sociale e culturale delle comunità locali, accentuando un circolo vizioso che limita ogni prospettiva di crescita. Per interrompere questa tendenza e offrire ai giovani meridionali la possibilità di costruire il loro futuro nella terra d’origine, è indispensabile adottare politiche che rilancino l’economia del Sud, favoriscano l’occupazione qualificata e incentivino investimenti infrastrutturali e sociali. Solo così sarà possibile arrestare l’esodo e ridare al Mezzogiorno il ruolo che gli spetta nello sviluppo del Paese.

Giovanni Pascoli e i suoi esilii.

Giovanni Pascoli visse gran parte della sua vita in una condizione di esilio, un tema che pervade gran parte della sua produzione poetica. Gli esilii del poeta non furono solo geografici, ma anche esistenziali, nati da un senso profondo di perdita, instabilità e ricerca di un luogo di appartenenza. La tragica morte del padre Ruggero, assassinato nel 1867, segnò l’inizio di un’esistenza errante e dolorosa per Pascoli e la sua famiglia, costretta a lasciare la tenuta di San Mauro di Romagna. Questa perdita diede origine al primo “esilio” di Pascoli: l’allontanamento dal nido familiare, che avrebbe poi assunto nella sua poetica il valore simbolico di un Eden perduto.

Nel corso della sua vita, Pascoli visse in diverse città italiane, tra cui Bologna, Massa, Matera e Livorno, a causa del suo lavoro di insegnante. Questi spostamenti rappresentano ulteriori esilii, caratterizzati da una costante nostalgia per la sua terra d’origine e il desiderio di ricostruire un nido, una casa che potesse dare pace al suo animo inquieto. Tuttavia, nemmeno i luoghi che scelse come rifugio, come Castelvecchio di Barga, riuscirono a colmare quel vuoto interiore. Castelvecchio divenne per lui una sorta di “patria dell’anima”, un luogo in cui cercò di rievocare la semplicità e la sicurezza della sua infanzia perduta.

 

L’ora di Barga: il sentimento nostalgico di chi parte e abbandona i cari.

L’ora di Barga di Giovanni Pascoli è una poesia intrisa di un profondo sentimento nostalgico, che ben rappresenta l’emozione di chi parte e si trova costretto ad abbandonare i propri affetti e la propria terra. Nella lirica, il paesaggio di Barga, con le sue atmosfere crepuscolari, diventa il simbolo di un luogo dell’anima, un rifugio ideale che accoglie i ricordi e le emozioni legate agli affetti familiari. La descrizione delicata dei suoni e delle luci che scendono sul borgo suggerisce una dimensione intima e malinconica, quasi un addio sospeso nel tempo.

Il poeta, con il suo linguaggio evocativo, riesce a tradurre il dolore di chi parte in immagini semplici ma universali: il suono di una campana, il calare della sera, il silenzio che avvolge il paesino diventano segnali di una separazione imminente. La nostalgia non è solo rivolta alla terra lasciata, ma anche ai legami familiari che si spezzano, ai volti che si allontanano, ai gesti quotidiani che svaniscono nel ricordo. La partenza diventa così un’esperienza di perdita, dove il rimpianto e il senso di estraneità si mescolano a un desiderio struggente di ritorno.

In L’ora di Barga, Pascoli cattura non solo il dramma personale di chi lascia la propria casa, ma anche un sentimento universale che accomuna tutti coloro che, per necessità o destino, si trovano a dover abbandonare ciò che amano di più. La poesia si trasforma in un inno alla memoria e ai legami che, nonostante la distanza, continuano a vivere nei cuori di chi parte.

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