Ecco spiegato cosa succede al nostro cervello quando ascoltiamo la musica

La ascoltiamo in treno, in macchina, al mattino, la sera; ci accompagna per tutta l’esistenza ed è pertanto lecito sapere cosa ci succede quando ascoltiamo della buona musica.

La musica ci rende vivi, colora di emozioni le nostre giornate, rende piacevole anche prepararsi al mattino per andare a lavoro, scuola, università, ci fa battere a tempo il piede quando sentiamo “The hardest button to button”dei White Stripes , ci sentiamo sedotti con “Partition” di Beyoncé, diventiamo energici e ribelli sentendo i System of a Down e ci sembra di raggiungere il nirvana con Bach. Ascoltare “Stairway to heaven” sembra letteralmente un’ ascesa all’Eden per tutti i sensi, le colonne sonore di Hans Zimmer e Danny Elfman ci fanno venire le farfalle allo stomaco, troppo spesso accompagnate da lacrime e riflessioni sulla propria vita, ma come fanno le canzoni, o meglio il loro ritmo a condizionarci così tanto? Sono in grado di alterare il nostro stato d’animo, il quale sembra modificarsi e sintonizzarsi perfettamente con la melodia, tutto ciò è giustificato da differenti processi fisiologici che permettono di legare il nostro corpo e la nostra mente alla canzone che stiamo ascoltando: il battito cardiaco aumenta, le pupille si dilatano, si attivano i neuroni specchio responsabili dell’empatia e quindi delle lacrime e delle riflessioni a valanga a seguito di alcune colonne sonore come quella di Interstellar. Il ritmo, la melodia il suono e la musica rendono armoniosa la nostra esistenza per via di processi biologici in grado di farci comprendere la canzone e creare un legame emotivo con essa.

L’origine della musica

La musica è caratterizzata da una successione di suoni, rumori e silenzi. Etimologicamente  deriva dall’aggettivo greco μουσικός/musikòs, riferitosi alle Muse, figure della religione greca, figlie di Zeus e rappresentanti dell’ideale di arte. Essa è ampliamente diffusa in tutti i paesi e culture del mondo, inizialmente si pensava che seguire e percepire il ritmo fosse una capacità esclusiva degli umani, effettivamente altri primati non condividono lo stesso senso del ritmo, causato dalla ripetizione armoniosa del suono; lo percepiscono ma noi umani lo eleviamo a qualcosa di superiore. Siamo inoltre in grado di predire i beat a differenza dei macachi, perché nonostante condividiamo con essi le parti più antiche del sistema uditivo, solo gli umani sono in grado di creare associazioni complesse tra diverse aree cerebrali. Se il suono si ripete molto velocemente viene percepito come tono, e diversi toni sbloccano un’altra caratteristica della musica: l’armonia. La qualità del suono che distingue il tono si chiama timbro. Alcuni uccelli riescono a percepire il rimo ma non il tono, i macachi riescono a percepire le ottave ma non il ritmo, solo noi umani riusciamo a percepire tono, timbro suono e ritmo per mezzo dello sviluppo di diverse aree cerebrali deputate al linguaggio e alla memoria.

Dal suono al cervello

Il suono è causato dalla vibrazione di un corpo in oscillazione, si propaga nel mezzo sotto forma di onde costituite compressioni e rarefazioni dell’area. Queste giungono al timpano nel condotto uditivo esterno, il quale vibra a causa delle onde sonore e vengono trasmesse al liquido del labirinto, parte dell’orecchio interno costituito da una parte membranosa ed una ossea, nel quale si trova l’endolinfa (liquido nell’orecchio interno contenente otoliti e statoliti per la percezione del corpo nello spazio) che provoca l’eccitazione delle cellule acustiche del Corti deputate alla trasformazione delle vibrazioni giunte all’orecchio in sensazioni uditive, successivamente le vie uditive raggiungono la corteccia. L’area uditiva è costituita da diverse zone cui corrispondono le diverse frequenze, ciò vuol dire che a seconda della frequenza del suono, l’impulso da esso generato si trasmette a uno dei trecento neuroni che costituiscono la corteccia. Le aree circostanti sono aree di associazione in cui viene riconosciuto un suono confrontandoli con quelli memorizzati in precedenza.

Dal cervello al piacere

Ascoltare una canzone non è solo un processo meccanico che coinvolge l’organo acustico e il cervello, al contrario si creano associazioni tra le diverse aree cerebrali: le aree temporali per l’ascolto e il linguaggio, quelle frontali per il pensiero astratto, il cervelletto (deputato al controllo motorio) al quale si deve la percezione del ritmo e battere inconsciamente il piede a tempo, sono inoltre coinvolte altre arre per l’apprendimento, la concentrazione e la memoria. Attraverso immagini ottenute con la risonanza magnetica è emerso che si attivano gli stessi circuiti neuronali quando si ascolta un brano qualsiasi o la propria canzone preferita (associata al pensiero e la memoria), ciò che varia è il rilascio di un ormone: la dopamina. È un neurotrasmettitore che viene rilasciato quando ascoltiamo musica ed è in grado di migliorare l’umore, di ridurre l’ansia, aumentare il piacere e la concentrazione, inoltre spesso l’anticipazione del piacere o della parte preferita di una canzone, può favorire il rilascio di dopamina, cui segue l’aumento del battito cardiaco, della respirazione e della temperatura. Durante l’ascolto di un brano musicale si ha l’attivazione del sistema limbico coinvolto nella mediazione delle risposte emotive, ciò spiega il coinvolgimento sentimentale con determinate canzoni o generi musicali. Pete Townshend disse “il rock non eliminerà i tuoi problemi, ma ti permetterà di ballarci sopra”, ritengo che sia un’allegoria perfetta della musica, essa è in grado di mediare e modificare le nostre emozioni e di aiutarci anche nei momenti più bui.

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