Il Presidente della Turchia è sempre più autoritario. Ma questa volta la sua risolutezza potrebbe costare cara al mondo femminile turco.
Le donne hanno perso l’ennesima battaglia. Il paese ratificatore della Convenzione di Istanbul ha deciso di allontanarsi dal trattato che condannava la violenza sulle donne e quella domestica. Un passo indietro per la Turchia, sempre più malvista in Europa.
Perché si è arrivati a così tanto in Turchia?
Il regime…ehm, il governo di Recep Tayyip Erdogan non è mai stato attento alle problematiche di genere nel suo paese. Basti pensare che nel 2019 il numero dei femminicidi arrivò a 474. E che nel gennaio del 2020, il parlamento cercò di istituzionalizzare la legge sul matrimonio riparatore. In pratica, l’uomo poteva salvarsi dalle accuse di violenza, sposando la stessa vittima, a patto che sia minorenne e non ci sia una notevole differenza di età. Dobbiamo ancora ritenerci fortunati se questo disegno di legge ancora non ha visto la luce del giorno. Le continue sommosse popolari e le ammonizioni della comunità internazionale hanno provveduto a stoppare la ratificazione della normativa.
Esempi del genere però ci danno un quadro generale sulle possibili motivazioni per l’abbandono della Turchia. La Convenzione di Istanbul evidentemente metteva troppi bastoni tra le ruote in un paese, dove la libertà di espressione è agli ultimi posti non solo in Europa, ma persino nel mondo. Ma tornando alla questione femminile secondo uno studio dell’Onu, nel 2009 sono il 42% le donne turche che hanno subito almeno una qualsiasi forma di violenza. In più ancora non si riesce a risolvere il problema dei matrimoni combinati. Di conseguenza sempre più bambine sono costrette a sposarsi.
Presentiamo a grandi linee la Convenzione di Istanbul
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica venne ratificata ad Istanbul nel 2011. Tuttavia già nel 1990, l’Europa promosse diverse iniziative a contrasto della violenza sulle donne, fino ad arrivare negli anni 2006-2008 ad una campagna a livello europeo. Nonostante ciò, non fu presente una vera e propria iniziativa che portasse ad un comune accordo su queste tematiche. Nel 2008 il Comitato dei Ministri del CdE sottoscrisse un comitato apposito, il CAHVIO che provvedesse a creare degli emendamenti che condannassero in modo eversivo tutti gli atti di violenza domestica. Uno di questi fu appunto la redazione di un patto europeo.
La Convenzione di Istanbul si richiama a molti punti alla CEDU e alla Carta sociale europea, e internazionalmente allo Statuto di Roma. Contiene 81 articoli suddivisi in 12 capitoli. Le disposizioni principali tuttavia sono racchiuse nei primi quattro articoli. Per vederli tutti basterà cliccare su questo link: https://documenti.camera.it/leg17/dossier/testi/ac0173.htm .
Come stanno reagendo i vertici europei a questa notizia?
Il misfatto non ha tardato a fare il giro del mondo. In men che non si dica, i capi di stato europei si sono mobilitati per condannare il gesto folle di Erdogan. L’Alto rappresentante dell’UE Josep Borrell in un tweet ha sottolineato tutto ciò come un ‘messaggio pericoloso‘ per i diritti delle donne. La presidentessa della Commissione Ursula von der Leyen ha pubblicato lo stesso tweet, aggiungendo in più “il suo appoggio alla Convenzione“. Tuttavia, l’atteggiamento europeo sembra per il momento trovarsi in una condizione di ignorare ciò che sta succedendo nel paese. Come se si stesse disinnescando una bomba, i parlamentari dell’Unione Europea cercano il più possibile di non intromettersi negli affari turchi per evitare una possibile esplosione.
Dall’altra parte, il premier Mario Draghi ha telefonato ad Erdogan per confrontarsi sui rapporti Italia-Turchia, dove ha aggiunto persino la sua ‘preoccupazione‘ per i diritti umani nel paese. Atteggiamento che fa onore al nostro paese ma non basta. La maggior parte degli stati europei, soprattutto la Francia, continua ad avere un atteggiamento di sfida aperta contro il ‘sultanato’ turco. Di seguito vediamo anche il perché.
Quali sono le ultime accuse verso Erdogan?
Ultimamente il capo di Stato turco non deve rispondere solamente del suo ritiro dalla Convenzione di Istanbul. Gira voce in Francia che il presidente Macron abbia accusato Erdogan di intromettersi nelle elezioni francesi, senza tuttavia spiegare come. L’ennesima bordata del leader francese sta sottolineando per l’ennesima volta un conflitto franco-turco che non termina mai.
La cancelliera Angela Merkel invece condanna la minaccia di una migrazione forzata dei profughi ora bloccati in Turchia. Così facendo si creerebbe una crisi migratoria nella Grecia, ma anche in Europa, indebolendo l’indiscussa leadership della premier tedesca.
Inoltre c’è anche la crisi curda. Le forze armate turche stanno mettendo sempre più sotto torchio il Kurdistan, attirandosi di conseguenza le antipatie di molti stati. Il conflitto, nonostante i veti, pare non fermarsi.
In America Joe Biden critica, oltre che l’uscita dalla Convenzione (il presidente infatti si definisce ‘deluso’ da ciò), anche i suoi rapporti con Vladimir Putin. Soprattutto per quanto riguardano le parole al veleno che il democratico ha riferito al presidente russo. Erdogan le definisce ‘inaccettabili‘, nonostante tra Russia e Turchia non ci siano mai stati buoni rapporti.
Quali saranno le possibili conseguenze verso la Turchia?
Tornando ai diritti delle donne nel paese, appare ormai chiaro il quadro generico della situazione sempre più insostenibile. Bisogna sperare in una presa di posizione rigida dell’Europa e del mondo, nei confronti di Erdogan, sempre più ‘solo’. Qui si ha in gioco il futuro del genere femminile per motivi che possono essere sia ideologici, che religiosi. Non manifestiamo indifferenza verso notizie simili. Perché se oggi succede in Turchia, domani potrà capitare a qualsiasi altro paese occidentale (esclusa la povera Polonia!). Un megalomane qualsiasi potrà scardinare tutti i passi in avanti verso l’ emancipazione, tornando ad approvare leggi medievali e liberticide.
Impariamo da tali eventi. Per evitare di avere uno come Erdogan al comando. E anche per il bene delle donne!