Il fascino mutevole del viaggio nel tempo: ieri, con “A Christmas Carol”, oggi con “Dark”

Il viaggio nel tempo, un’utopia filosofico-spirituale, come in ‘A Christmas Carol’ oppure una realtà scientifica dell’imminente futuro, come nella serie tedesca ‘Dark’? Stesso tema, due mondi a confronto. 

 

 

 

Il viaggio nel tempo. Un tema affascinate, attorno a cui aleggia un’aura sublime, permeata da curiosità e paura al contempo. La questione, se vogliamo, può essere ridotta in forma ancor più sostanziale, in quanto la genesi sta nel comprendere che cosa sia davvero la dimensione del ‘tempo’ e il suo funzionamento, concetti che ancora oggi sfuggono alla totale comprensione della mente umana. Questo velo di ‘non conoscenza’ e mistero esercita un’attrazione intensa sull’uomo, stimolandone l’uso della fantasia, che, il più delle volte, assume principalmente una connotazione spirituale o fantascientifica. Per quanto riguarda la prima, è l’autore ottocentesco inglese C. Dickens con l’opera ‘A Christmas Carol’ a proporci la sua interpretazione sul tema, mentre per la seconda è la serie tv tedesca ‘Dark’, disponibile su Netflix dal 2017.

 

IL TEMPO SPIRITUALE IN ‘A CHRISTMAS CAROL’

Charles Dickens è un noto scrittore inglese che visse nell’Inghilterra del 19° secolo. Il motivo per cui, ancora oggi, rappresenta un pilastro importante della letteratura europea è il fatto di essere uno dei primi ad inaugurare la corrente del romanzo realista, in cui vengono narrate e portate alla luce dinamiche sociali e culturali del tempo in cui l’autore vive, denunciandone le criticità, come ad esempio il tema del lavoro minorile e delle ingiustizie sociali.

Una delle sue opere più famose è ‘A Christmas Carol’ (‘Il Canto di Natale’ nella traduzione italiana), da cui sono stati tratti diversi film sul Natale che ad ognuno di noi, almeno una volta, sarà capitato di vedere. Il protagonista, Ebenezer Scrooge, è un uomo avido che vive solo ed esclusivamente per il lavoro. Non sopporta la domenica, in quanto considerata uno ‘spreco di tempo’, tantomeno le festività, specialmente il Natale. Ed è proprio in questa occasione, invece, che gli apparirà il fantasma del suo defunto ex socio in affari, Jacob Marley, che lo ammonisce dal perseguire questo stile di vita e lo avverte che nella notte, tre spiriti gli faranno visita: questi saranno il passato, il presente, ed il futuro.

Ed è qui che arriva il tema del tempo: nel romanzo, il protagonista ripercorrerà al fianco di questi tre ‘spiriti del Natale’, appunto, il 25 dicembre passato, presente e futuro. Come si evince dalla trama, la visione ottocentesca di Dickens suggerisce una visione sovrannaturale del viaggio nel tempo, in cui intervengono fattori mistici e spirituali. La dimensione temporale, quindi, è considerata come una linea retta unidirezionale che prosegue il suo cammino in un unico verso, procedendo sempre in avanti seguendo sempre un unico binario, in cui è impossibile tornare indietro. Il tempo, quindi, è visto come un concetto, un’idea che appartiene alla dimensione filosofico-spirituale piuttosto che a quella della fisica, la scienza che, per definizione, si occupa dello studio dei fenomeni della natura. La serie ‘Dark’, invece, tenta di scardinare questa concezione radicata ed incornicia la dimensione temporale all’interno di un quadro fantascientifico, che propone una visione totalmente antitetica.

 

TEMPO E FANTASCIENZA IN DARK

Nel corso degli anni, sono molti gli sceneggiatori ed i registi che hanno tentato di portare, sul grande e sul piccolo schermo, il tema del ‘viaggio nel tempo’, ma nessuno, a mio parere, è riuscito a compiere un lavoro così curato, dettagliato e coerente come quello messo in scena dagli autori tedeschi della serie ‘Dark’. La trama racconta la storia di una cittadina della Germania, Winden, in cui sostanzialmente tutti gli abitanti si conoscono tra loro. La quiete di questa realtà viene interrotta quando, un giorno, nel 2019, scompare un ragazzino di nome Erik, seguito a ruota da altri due, Mikkel e Yasin. La città è sconvolta da questi accadimenti, e ben presto il clima di sfiducia inizia a farsi sentire dagli abitanti. La domanda a cui la serie, fin dall’inizio, ci pone davanti, non è “DOVE sono finiti?”, bensì “QUANDO?” Nel corso della serie, verrà sciolto il gomitolo di mistero attorno a queste sparizioni e, visto che la trama è molto fitta ed intricata, evito di continuare perché il rischio di spoiler è tremendamente alto!

Il tema principale, però, che appunto è il cavallo di battaglia di questa serie è la concezione del tempo stesso. Questo non viene visto come una linea retta che segue un’unica direzione, bensì è considerato come una realtà sfaccettata che si articola in vari piani differenti di passato, presente e futuro, che convivono tutti simultaneamente nello stesso istante. Secondo la filosofia della serie, quindi, il tempo non è più una linea, bensì è più simile ad un foglio di carta ripiegato su se stesso, al cui interno, si vengono a creare delle ‘pieghe’ che rappresentano le varie dimensioni temporali esistenti simultaneamente, nello stesso istante. Se abbracciamo questa teoria, è intuitivo immaginare come venga scardinato il classico pensiero di un ‘prima, durante e dopo’ come siamo abituati a concepire, e si formi piuttosto una pluralità di ‘universi temporali’. Da qui deriva la concezione successiva, quindi, che il tempo, non essendo più un concetto lineare bensì composto da una pluralità di elementi, si possa attraversare e ci si possa spostare attraverso di esso, seguendo alcuni principi ben delineati nella serie. Un altro punto di forza è l’approccio meta-scientifico che questi viaggi assumono, in quanto gli autori hanno tentato di inserire dei concetti riguardanti la materia e la manipolazione della stessa, imprimendo così uno stampo realistico molto elaborato, che trasmette l’impressione che quello di cui si sta parlando appartenga non ad una dimensione spirituale od onirica, piuttosto ad un imminente futuro in cui l’uomo attraverso la conoscenza della fisica, riuscirà a manipolare e controllare questa dimensione, riuscendo così a trascendere uno dei limiti più grandi della condizione umana, ovvero lo scorrere inesorabile ed inarrestabile del tempo.

 

TEMPO OGGETTIVO, RELATIVO O ENTRAMBI?

Quindi, in conclusione, abbiamo visto due approcci completamente diversi dell’argomento ‘tempo’, nel primo caso in una chiave più spirituale, quasi onirica e legata ad una realtà di ‘viaggio interiore’, mentre nel secondo più vicino ad una dimensione proto-scientifica, considerando le implicazioni della fisica riguardanti la materia. Ebbene, due ambiti completamente differenti che però, in qualche modo, fanno riferimento sempre allo stesso concetto, quello della dimensione temporale.

La domanda sorge spontanea: quando parliamo di tempo, ci stiamo riferendo ad un concetto, un’idea filosofica più legata alla percezione, all’universo metafisico ideale, quasi come se fosse una convezione che aiuta, in una certa misura l’uomo a scandire un ordine e a differenziare un ipotetico prima da un ipotetico dopo ideale che in realtà non esistono, oppure stiamo parlando di una dimensione fisica, studiabile empiricamente e scientificamente, con delle leggi proprie e oggettive che lo caratterizzano? Probabilmente non esiste una risposta corretta ed univoca, anzi è molto più auspicabile che costituiscano due diverse facce della stessa medaglia. Voglio concludere così questo articolo, lasciando uno spazio aperto sulla questione, in cui ognuno possa riflettere ed elaborare le proprie considerazioni.

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