Un videoclip che racconta la storia degli invisibili attraverso non solo le parole, ma anche le immagini.
Se gli aframericani avessero un inno probabilmente sarebbe Formation di Beyoncè, primo singolo estratto da Lemonade. Attraverso non solo le parole, ma anche le immagini, Queen B rende orgogliosa la sua gente ripercorrendo la loro storia. Più che un video, potremmo consideralo un cortometraggio.
I VISUAL STUDIES E QUANTO CONTANO NELLA TRASPOSIZIONE DI UNA CULTURA
La cultura visuale consiste nell’analisi interpretativa di un’immagine riuscendo a cogliere l’invisibile che, mediante il nostro spirito critico, viene resa visibile. Infine, l’immagine colta deve essere inquadrata in un quadro culturale ben preciso. Affermatasi negli anni ’90, trae origine negli anni ’20 a seguito della diffusione del cinema come della fotografia. Nella stesura del primo dei tre volumi sulla storia del cinema, il critico belà balazs definisce la cultura visuale come l’uomo visibile da cui trae il titolo dell’opera. Della stessa opinione sarà il fotografo László Moholy-Nagy che utilizza le espressioni cultura ottica e cultura della visione. Lo stesso sarà fatto da Alpers e Baxandall per il mondo dell’arte. La cultura visuale si sarebbe poi affermata nel Nocevento in contesti accademici quali quello angloamericano e tedesco. Il primo si basa sulla feminist culturee sul postcolonial culture, mentre la seconda sulla rottura tra arte e fotografia. Anche la francia e l’italia contribuirono nella diffusione della cultura visuale. Ad essere oggetto di studi sarebbe stato l’iconosfera, insieme di immagini che circolano in un determinato contesto culturale. Con l’avvento di internet e del fenomeno della convergenza, le immagini si sarebbero riversate anche nel world wide web. Per cultura dobbiamo considerare oggetti valori credenze e simbologie legate ad essa, mentre per immagine bisogna prendere in considerazione quella più rilevante da cui trarne una visione. Ecco che quindi diventa più facile raccontare l’invisibile attraverso il visibile, tra simbologie e costumi, linguaggi e atteggiamenti.
INTERPRETARE L’INTERPRETABILE
Non ci volevano sicuramente le considerazioni di Rolling Stone per comprendere l’impatto culturale che Formation ebbe quando cominciò a passare in radio. A colpire l’ascoltatore non fu però le sonorità del brano quanto piuttosto il videoclip a causa delle scelte stilistiche apportate: se da un lato abbiamo abiti in pizzo, lunghi gioielli e treccine, dall’altro lato abbiamo tutta la brutalità espressa sulla black culture. Un video ambivalente, che racconta le due facce della stessa medaglia, ferite non ancora cicatrizzate. Il razzismo, la sessualità, il femminismo e la brutalità della polizia americana contro i neri sono solo alcune delle tematiche trattate. Ogni tratto disattivo della calci culture mostrato nel video viene presentato come orgoglio, dai capelli afro ai cori gospel. Non è lo stesso invece nel momento in cui appaiono scritte quali Stop shooting us, ferme condanne nei confronti delle forze dell’ordine e alla loro ferocia. Un quadro da cui non escono indenni, tantomeno con la reputazione ancora in piedi. La formazione a cui fa riferimento la cantante di Single Ladies è proprio questa: uniti e compatti dia quando bisogna rappresentare la nostra cultura che quando necessita di essere difesa.
PAROLE “A COLORI”
Fino ad ora ci siamo focalizzati sull’invisibile, ovvero sulla capacità del brano di raccontare senza l’utilizzo delle parole la storia di una cultura e la sua esaltazione. Ma sarà lo stesso con le parole? Ecco i tratti più significativi della canzone che, se avessero un colore, sarebbe indubbiamente il nero, dal colore della pelle alla rabbia degli oppressi:
“My daddy Alabama, Momma LouisianaYou mix that negro with that Creole make a Texas bama”
“I like my baby heir with baby hair and afrosI like my negro nose with Jackson Five nostrilsEarned all this money but they never take the country out me.”
