Quali erano i libri più in voga durante il periodo hitleriano?
Un docente della Zeppelin University di Friedrichshafen, Christian Adam, ha condotto una ricerca sui titoli più famosi durante la Germania nazionalsocialista: ecco quanto è emerso.
Gli ideali della Germania hitleriana
L’ideologia nazionalsocialista si fondava su una serie di principi profondamente radicati nel razzismo, nel nazionalismo estremo e nell’antisemitismo. Al centro, vi era la convinzione della supremazia della razza ariana, considerata superiore a tutte le altre: ebrei, rom e altre minoranze erano visti come minacce alla purezza razziale e dovevano essere eliminati. Il concetto di Lebensraum giustificava l’espansione territoriale verso l’est, a scapito dei popoli slavi considerati inferiori, per fornire spazio vitale ai tedeschi. Il culto della personalità di Hitler, insieme al Führerprinzip, subordinava ogni aspetto della società alla volontà del Führer, eliminando la democrazia e qualsiasi forma di opposizione politica, col fine di unire tutti i tedeschi in un unico Reich. Di rimando, le politiche eugenetiche miravano a migliorare la qualità genetica della popolazione ariana attraverso la sterilizzazione forzata e l’eliminazione dei disabili. La propaganda, le organizzazioni di massa come la Hitlerjugend e il Fronte del Lavoro Tedesco, e le celebrazioni pubbliche venivano utilizzate per mobilitare e controllare la popolazione. La repressione delle libertà individuali era attuata attraverso la Gestapo e le SS, che eliminavano qualsiasi forma di dissenso.
I titoli conformi al regime più diffusi
Durante il periodo nazista, la Germania fu pervasa da una vasta produzione di testi e pubblicazioni che sostenevano e diffondevano l’ideologia del regime. Il libro più emblematico fu senza dubbio “Mein Kampf” di Adolf Hitler, pubblicato per la prima volta nel 1925. Questo scritto non solo esprimeva la visione personale di Hitler su razza e politica, ma serviva anche come guida ideologica per il partito nazista. Un altro testo influente fu “Der Mythus des 20. Jahrhunderts” di Alfred Rosenberg, pubblicato nel 1930. Rosenberg, uno dei principali teorici nazisti, offriva una visione distorta della storia e della cultura europea, sostenendo teorie razziali e antisemite che si integravano perfettamente con l’agenda del regime. “Die Grundlagen des neunzehnten Jahrhunderts” di Houston Stewart Chamberlain, pubblicato nel 1899, era un testo pre-nazista che aveva un impatto significativo sul pensiero razziale del regime. Chamberlain, un britannico naturalizzato tedesco, forniva una giustificazione pseudoscientifica per le teorie della supremazia ariana. Pubblicazioni come “Der Weg der Deutschen” e “Unsere Erziehung” erano destinati a consolidare l’ideologia nazista nella mente del pubblico e dei giovani. “Der Weg der Deutschen” serviva a promuovere l’idea di un destino nazionale e una visione unitaria della Germania, mentre “Unsere Erziehung” enfatizzava l’importanza di un’educazione che rispecchiasse i valori nazisti, come la lealtà alla nazione e la supremazia razziale. “Rassenkunde des deutschen Volkes” di Hans F. K. Günther, pubblicato nel 1922, offriva una pseudo-scienza razziale che cercava di legittimare le politiche di esclusione e discriminazione del regime. Günther, noto per le sue teorie sull’ “arianità” e la gerarchia razziale, influenzò fortemente il pensiero razziale del nazismo. Inoltre, “Der Krieg gegen das deutsche Volk” di Hans Günther e altri testi propagandistici furono utilizzati per giustificare le politiche di guerra e le azioni repressive del regime, presentando la Germania come vittima di un complotto esterno e interno.
La corrente quasi opposta
Secondo gli studi del professore Adam, vi erano altri titoli in voga durante quel periodo, primo tra tutti “Mensch und sonne”: si tratta di una raccolta di foto di nudi, le quali fungevano da istruzioni per pratiche come danza, yoga e sci. Curioso notare come questo libro oltrepassò la cesura, probabilmente perché perfetti corpi nudi potevano essere considerati come un’esaltazione della razza ariana. Sorprende, inoltre, come vi fosse anche un’ampia considerazione dell’amore libero, praticato – almeno così si pensava – dagli antenati germanici.