Il paradosso di Fermi
Il paradosso di Fermi sorge nel contesto di una valutazione della probabilità di entrare in contatto con forme di vita intelligente extraterrestre. Si riassume nel ragionamento: dato l’enorme numero di stelle nell’universo osservabile, è naturale pensare che la vita possa essersi sviluppata in un grande numero di pianeti e che moltissime civiltà extraterrestri evolute siano apparse. Dove siano tutti quanti e perché non abbiamo ricevuto prove della loro presenza sono le principali domande che ci siamo fatti finora. Il paradosso è il contrasto tra l’affermazione che non siamo soli nell’Universo e i dati osservati che contrastano con questa ipotesi. La soluzione più semplice è che la probabilità che la vita si evolva spontaneamente sia estremamente bassa. È possibile anche che esistano diverse civiltà evolute, ma isolate dalle enormi distanze intergalattiche. Ancora più complesso è ipotizzare quale sia la probabilità che una forma di vita sia desiderosa di comunicare.
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Proxima B è abitabile?
Recentemente, gli astronomi hanno ricostruito il bombardamento di raggi Uv che subiscono Proxima B e altri pianeti esterni al Sistema Solare. Si tratta di pianeti che orbitano intorno alle cosiddette nane rosse, stelle piccole e relativamente fredde, le più diffuse dell’universo. Queste stelle mandano continuamente radiazione ultravioletta sui pianeti vicini, più di quanto non faccia il nostro Sole con la Terra. Gli scienziati hanno analizzato il tasso di sopravvivenza a dosi crescenti di raggi Uv di batteri terrestri, i cosiddetti estremofili, in grado cioè di sopravvivere in condizioni estreme. Hanno poi confrontato i loro dati con le condizioni presenti sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, quando ancora la sua atmosfera era priva di ossigeno e ozono e quindi più esposta ai raggi Uv. La loro conclusione è che questo bombardamento di raggi Uv non dovrebbe essere un fattore limitante per l’abitabilità di pianeti che orbitano intorno a stelle come le nane rosse.
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Una scoperta oltre il limite
Nel film uscito qualche anno chiamato “Life – Non oltrepassare il limite” ipotizza la scoperta di una speciale forma di vita aliena. L’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale riesce a recuperare con successo una sonda proveniente da Marte che era alla deriva. Il team di astronauti è incaricato di studiare il campione recuperato dalla sonda per trovare possibili forme di vita extraterrestre. Si scopre una cellula che rivela una forma di vita dormiente. L’equipaggio riesce a rianimare sottoponendola a un’atmosfera più adatta e aggiungendo del glucosio. Ne genera un organismo multicellulare che reagisce agli stimoli. Ogni cellula che compone l’organismo si comporta contemporaneamente come cellula muscolare, cellula nervosa e cellula oculare. L’organismo, battezzato Calvin si evolve e cresce rapidamente. Tuttavia, a seguito di un guasto alla sua cella atmosferica del laboratorio, Calvin torna in uno stato dormiente. Quando si risveglia assume un comportamento ostile afferrando violentemente la mano di Hugh e spezzandogliela. Dimostrando un’inaspettata intelligenza, Calvin si libera dalla propria cella di contenimento e inizia ad attaccare tutti i componenti dell’equipaggio fino a ucciderli tutti. Tutto questo è solo un film fantascientifico, ma chissà cosa ci aspetta oltre i nostri confini conosciuti, chissà chi ci aspetta.
Alberto Simula