Le difficoltà dell’essere donna: ce le spiegano Boccaccio, Emma Marrone e i Maneskin

Oggi e ieri, essere donne non è mai stato facile: da Giovanni Boccaccio fino alla questione delle ultime settimane, sollevata da Emma Marrone.

Dal XIV al XXI secolo, sono passati parecchi anni, eppure diverse problematiche non sembrano essere del tutto concluse. Una di queste riguarda proprio l’essere donne. Al tempo di Boccaccio, le donne dovevano sopportare diverse difficoltà e pregiudizi: fu lui a dar loro voce e ad elogiarle. Oggi la questione di genere è stata ripresa in un maturo dibattito tra Emma e Damiano.

LA FIGURA FEMMINILE IN BOCCACCIO

Nella stagione degli artisti che hanno per principale fonte di ispirazione la propria amata, Dante è innamorato della sua Beatrice, Petrarca è perso della sua Laura e Boccaccio, giunto a Napoli insieme al padre nel 1327, è sedotto da Fiammetta (probabilmente Maria d’Aquino, figlia del re Roberto), nel 1333. Lo spensierato periodo napoletano si conclude nel 41, quando ritornerà a Firenze. Prima di passare direttamente a parlare del “Decameron“, possiamo affermare che, già dalle sue opere giovanili, le donne sono figure fondamentali. Quando nel 1333 scrive “Caccia di Diana“, ricollegandosi al mito, accenna alle donne della Napoli contemporanea, principesse e aristocratiche della corte angioina. Nel 1341, scrive poi la “Comedia delle ninfe fiorentine“, dove, nella descrizione delle sette ninfe che compaiono ad Ameto, Boccaccio comincia a maturare un interesse particolare nella descrizione della bellezza fisica e i suoi caratteri sensuali. Infine nel 1343-1344 scrive “L’elegia di Madonna Fiammetta“, lunga lettera in prosa, dove a narrare l’amore tra Giovanni e Fiammetta è proprio quest’ultima. Un vero pas en avant: ad essere protagonista dell’opera è un personaggio femminile, di cui viene approfondito l’aspetto psicologico.

L’IMPORTANTE RUOLO NEL DECAMERON

L’attenzione nei confronti delle donne diventa sempre più acuta negli anni 1348-1351, durante i quali compone il Decameron. Dieci giornate vengono trascorse “novellando” da parte di un gruppo di dieci giovani (sette ragazze e tre ragazzi) in una villa lontana da Firenze, con l’intenzione di sfuggire la Peste Nera che aveva colpito la città. Ogni giorno un re e una regina (cioè uno di loro) recitava una novella, di cui i temi principali solitamente erano natura/ragione ed ingegno/eros. Nei racconti coinvolgevano diverse classi sociali. A spiccare sulle altre però, erano due categorie: gli ecclesiastici e le donne. Quest’ultime possiedono un’intelligenza e delle doti che spesso le portano a primeggiare sugli uomini. Ne è un esempio l’eroina dell’ultima giornata del Decameron: Griselda. Gualtieri marchese di Saluzzo l’avrebbe sposata solo per confermare la vanità delle donne. Griselda ha però una forza d’animo e un ingegno che la contraddistinguono e, tollerata la ‘matta bestialità‘ del marito, riesce a farlo pentire dei suoi comportamenti. Nel proemio inoltre Boccaccio nomina le donne destinatarie della sua opera, in modo da alleggerire le loro tristezze e sofferenze nel vivere. Una considerazione del tutto dissonante rispetto a quella che allora era la letteratura e la mentalità medievale: la donna era considerata l’origine del peccato e come essere fisicamente e intellettualmente inferiore rispetto all’uomo, dando vita ad una tradizione per molto tempo sessista e misogina.

IL SESSISMO OGGI

Negli ultimi giorni abbiamo esultato per la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, festival musicale internazionale. Il gruppo rock del momento, dopo aver raggiunto la finale di “X Factor” e aver trionfato a “Sanremo” con la canzone “Zitti e buoni“, ci ha stupito anche questa volta. L’ammirazione, non è dovuta soltanto ai loro successi ma anche alle loro esibizioni. La vitalità di Damiano, condivisa dal resto del gruppo, non fa altro che trasmetterci un’intensa energia. Una delle grandi rivoluzioni, oltre a quella di aver fatto riemergere il rock, sta nel loro look. Lo stile dei Maneskin va aldilà di qualsiasi pregiudizio e convenzione sociale. In merito a ciò la celebre cantante Emma Marrone ha deciso di affrontare una questione a lei cara, in un’intervista al “Fatto Quotidiano“, nella quale si rifà alla sua esibizione, sempre sul palco dell’Eurovision, nel 2014:

Era un bel pezzo rock, ma mi hanno preso in giro per i pantaloncini di scena color oro che uscivano dal vestito. C’è ancora del sessismo e c’è ancora tanto da fare. Si è visto anche in conferenza stampa dopo la vittoria dei Maneskin. Damiano è arrivato in sala a petto nudo con gli stivali sul tavolo e la bottiglia in mano. È stato apprezzato. Io invece sono stata criticatissima, specie dalle donne”.

Non c’è bisogno di spiegazione perché Emma è andata dritta al punto. La solidarietà di Damiano non è venuta a mancare e ha confermato quanto detto da Emma. Il cantante comprende infatti come anche solo dall’estetica si possa mettere in dubbio la professionalità di una donna e così come Boccaccio, sostiene che “Il giudizio facile contro il femminile è più feroce, costante e svilente”.
Possiamo dunque vedere come oggi, ci siano ancora dei pregiudizi che dipendono dal genere al quale si appartiene. Che si tratti di donne o uomini, persistono ancora delle discriminazioni che coinvolgono entrambi i sessi. Come dice Emma, purtroppo, “c’è ancora tanto da fare“.

 

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