E’ il 1899. In America, l’era del ‘selvaggio West’ è agli sgoccioli. La rivoluzione industriale comincia a farsi avanti sempre più prepotentemente e l’applicazione della legge da parte dello Stato inizia a insinuarsi nei deboli rapporti tra sceriffi e fuorilegge. In questo periodo gli americani si trovano di fronte a un cambiamento che li segna in maniera decisamente molto incisiva. Abituati ai tempi delle praterie selvagge, alle montagne innevate o ai territori incontaminati, i selvaggi del Vecchio West affrontano malamente e controvoglia l’era dell’industrializzazione. Ancor di più soffrono le restrizioni governative che cercano di arginare criminali e cacciatori di taglie, portandoli a considerare la loro libertà come pesantemente minacciata, almeno secondo il loro punto di vista. Tutto questo è storia, ma non solo. Recentemente ha fatto la sua comparsa nel mondo dei videogiochi un’opera che probabilmente resterà nell’Olimpo dei capolavori videoludici e che offre interessanti spunti di riflessione per quanto riguarda l’aspetto storico e, parzialmente, filosofico. Parliamo di Red Dead Redemption II. L’ultimo ‘parto’ della casa di produzione americana Rockstar Games ci mostra come quella di ‘creare videogiochi’ sia una vera e propria arte, in una fase di sviluppo notevolmente crescente negli ultimi anni.
Al di là della portata tecnica rivoluzionaria del videogioco in sé (per un approfondimento in tal senso, leggete qui), il gioco racconta le vicende di una banda di criminali e assaltatori di treni portavalori e diligenze, la banda di Dutch Van der Linde, che cerca di sopravvivere come una comunità, come una sorta di famiglia, nel bel mezzo del fenomeno dell’industrializzazione. Ciò che possiamo notare sin da subito è l’atmosfera di cambiamento radicale che si respira. I personaggi sentono che la loro vita e il luogo in cui vivono stanno mutando lentamente in qualcosa che non li convince e che forse non capiscono appieno. Impersonando il protagonista della storia, il ‘cowboy’ vecchio stampo Arthur Morgan, si avverte come egli si senta a proprio agio nella natura selvaggia del Vecchio West e come sia legato a quei luoghi. Gli impervi sentieri di montagna innevati e le sterminate praterie verdi fanno da sfondo nella prima parte della storia del videogioco. Le piccole cittadine che si incontrano durante la storia sono le classiche baracche di negozi, ‘saloon’ e abitazioni disposte su due lati l’uno di fronte all’altra con una sola grande strada principale, in pieno stile vecchio West.
Proseguendo nella storia, i protagonisti sono costretti a fuggire e a spostarsi in una parte dell’America che sta vivendo in pieno il fenomeno dell’industrializzazione e, soprattutto, della civilizzazione: l’agglomerato industriale e urbano noto come Saint Denis. Appena giunti in questa sorta di precursore delle metropoli contemporanee, i personaggi sono assaliti da un senso di disgusto verso ciò che rappresenta il simbolo del passaggio dalla libertà della natura selvaggia alle catene della civilizzazione urbana. L’architettura urbanistica di Saint Denis è profondamente diversa dalle tipiche cittadine del selvaggio West: strade tortuose e labirintiche, mezzi di locomozione che si sostituiscono ai cavalli e alle carrozze, fabbriche con fumose ciminiere che producono molto più velocemente delle botteghe cittadine. La prima sensazione che i personaggi hanno, appena entrati in città, è di forte disorientamento, e notano che anche le usanze e i costumi cominciano a variare rispetto a quelli dei cowboys del Far West. In più il rapporto tra loro che sono criminali e la legge è decisamente diverso. Se nel Vecchio West la legge è amministrata da figure come quelle degli sceriffi, dei ‘marshals’ o dagli interessi economici dei cacciatori di taglie, nella nuova realtà civilizzata la legge è molto più organizzata e capillare, sempre pronta a intervenire con pattuglie ben fornite di armi e strategie di ricognizione e accerchiamento che ricordano le future forze di polizia.
Red Dead Redemption 2 rappresenta egregiamente, nonostante sia comunque un punto di vista di un videogioco, un periodo storico americano in fase di mutamento e tratteggia il conseguente disagio avvertito dai personaggi. Si può pensare anche a un eminente autore che questo disagio lo ha avvertito sensibilmente, ovvero il filosofo americano Henry David Thoreau. Nonostante sia vissuto qualche anno prima della piena fase d’industrializzazione e civilizzazione rappresentata nel videogioco targato Rockstar, Thoreau ha intuito che il suo paese si dirigeva verso una fase tecnologicamente avanzata che avrebbe potuto ostacolare l’espressione della libertà dell’uomo, una libertà strettamente connessa e legata alla natura. Nella sua opera letteraria più famosa, intitolata Walden, ovvero La vita nei boschi, l’autore racconta la sua stessa esperienza trascorsa nei boschi, sulle rive del lago Walden nei pressi della sua città natale Concord, senza alcun tipo di aiuto tecnologico dei suoi tempi e senza assistenza da parte del governo o dello Stato. Nella sua opera Thoreau invita le persone a distaccarsi per un attimo dalla vita frenetica dello Stato e della civilizzazione per ricongiungersi con l’aspetto naturale dell’esistenza, il quale sancisce un legame molto forte con la propria natura umana. Perdersi nella ‘natura selvaggia’ (in originale wilderness) e vivere a stretto contatto con essa aiuta l’uomo a riscoprire quella sua libertà innata, in qualche modo privata dalla modernizzazione e dalla frenesia dell’epoca. Thoreau invita a godersi gli aspetti essenziali della vita, facendo della sua filosofia espressa nei suoi scritti, una coerente filosofia di vita.
In Red Dead Redemption 2 risuona, quindi, quell’eco della filosofia naturalista di Thoreau, che mostra il disagio di chi affronta un cambiamento epocale del proprio stile di vita. Un nuovo stile di vita nel quale si fa fatica a riconoscersi, del quale non si è pienamente convinti. Thoreau e questo videogioco, in qualche modo legati nell’intento di espressione di un’idea, ma con le dovute differenze sostanziali, fanno riflettere storicamente e criticamente quanto i mutamenti storici siano stati importanti e vissuti intensamente. Non vi resta che giocare per poter entrare anche voi in un interessante pezzo di storia.
Luca Vetrugno