Legame religioso: dopo Vangelo e Rosario, Salvini mira il crocifisso

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, pronuncia un giuramento simbolico sul Vangelo.

In pochi avrebbero scommesso sulla possibilità che il detto ‘l’unione fa la forza’ avesse potuto riassumere un giorno la strategia politica di ciò che era un tempo la Lega per la secessione. Certo, analizzando il curriculum vitae del segretario del partito nonché neo ministro dell’interno Matteo Salvini, i più audaci avrebbero potuto ipotizzare una torsione degli apparati interni come già avvenuto nella confusionaria ideologia del Leader del Carroccio, passato dall’attivismo nei centri sociali e dalla fondazione dei Comunisti Padani all’alleanza con Marine Le Pen e l’estremismo di destra. Ma appariva una questione di fantapolitica. Un po’ come quando dagli exit poll si iniziava a intuire una certa propensione per un Governo verde, poi blu e poi al limite dell’astigmatismo. Neanche qui appare necessario preoccuparsi, se non altro perché – finito il ricambio interno- nessuno potrà più sostituire i colori. È finita la pacchia. Non risulterà dunque sconvolgente il tentativo di incanalare il consenso attraverso un riconoscimento in valori tradizionali incarnati dalla politica conservatrice leghista, malgrado le tendenze secessioniste d’un tempo. Deve pure esistere un denominatore comune a placare le turbe emotive degli inquieti che ancora si domandano come la Lega (privata del Nord) sia potuta divenire il principale partito della coalizione di destra, raccogliendo voti anche in quel sud più volte bistrattato. Deve esistere ed esiste: nel Vangelo sventolato al comizio in piazza, nel Rosario tenuto stretto tra le mani in occasione del giuramento al Quirinale al cospetto del presidente Mattarella, nella proposta di legge già depositata alla Camera per l’esposizione del crocifisso a scuola, negli uffici pubblici, nelle università, nelle ambasciate, nei porti. Anche se sono chiusi, perché no, non è l’unica contraddizione in termini. Può essere un provvedimento inserito nel solco della tradizione di un centrodestra conservatore e bigotto. O una strategia collaudata da tempo e rodata già in periodo elettorale quando, cavalcando l’onda dei risentimenti popolari, Salvini è riuscito ad approdare al Governo tranquillizzando poi preventivamente col suo faccione social quanti ipotizzassero la presenza di clandestini su una barchetta alle sue spalle. Un linguaggio muto, fatto di tweet, segni e gesti impattanti, che riserva all’apertura della bocca concentrati di ferocia verso gli esseri umani. Il reticolato emerso dalle linee guida finora seguite, vede un disegno programmatico che non può prescindere da un modello identitario da associare alla politica leghista. Dei valori da difendere anche con la forza. La strumentalizzazione dell’odio represso, delle condizioni di indigenza, della paura di un futuro segnato da fame e povertà si è allargato a macchia d’olio sino a mettere nel mirino quegli stranieri usati come capro espiatorio. In tal senso non stupisce il tentativo di risvegliare il nazionalismo cristallizzandolo in un concentrato simbolico attraverso la ritualizzazione di ogni pubblica uscita, accompagnata dal Vangelo, dal Rosario, dalla lotta per l’esposizione di un crocifisso che riapre la ferita segnata dai conflitti col modello laico statale. Una lacerazione riaperta al momento della firma della leghista Barbara Saltamarini, con cui si attesta la volontà del partito di introdurre la croce in ogni luogo pubblico.

Il segretario della Lega, Matteo Salvini

«Cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società. Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese». Chiunque si sottrarrà all’obbligo di esposizione, stando alla proposta di legge leghista, sarà multato sino ai mille euro. Dalle affermazioni presenti nella relazione che accompagna la presentazione della legge, emerge con chiarezza il tentativo di ripristinare tutto il corredo storico e culturale associato alla croce, depositaria di un patrimonio di verità ultime sull’uomo e per questo ispiratrice di un modello da estendere oltre la cerchia dei singoli fedeli giungendo alla società tutta. Non mancano le polemiche protratte da tempi immemori e fondate sulla contrapposizione al principio di laicità elaborato soprattutto dalla giurisprudenza costituzionale. Il punto nevralgico dei pronunciamenti converge nell’idea di una laicità positiva che non implica una totale indifferenza statale dinanzi alle religioni, ma coincide con la garanzia della libertà religiosa in ottica multiculturale. Tuttavia, gli interrogativi affondano le proprie radici laddove terminano le sentenze, mostrando quanto sottile possa essere la linea di separazione tra idee antitetiche. Dapprima non si risolve il nodo di una possibile captatio benevolentiae esercitata dall’esposizione del crocifisso nelle sedi pubbliche, specie nei confronti di quella sensibilità infantile che necessita di crescere nella garanzia di una libera opzione di coscienza. A questo problema si aggiunge il fenomeno multiculturale che mai come adesso si presenta nella vastità della sua portata, in particolare se associato all’idea di un patrimonio che si muove al passaggio dei propri esponenti. Allora l’interrogativo fondamentale diviene il problema dell’integrazione da attuare o in negativo, attraverso l’assorbimento dei flussi d’immigrati nella cultura nazionale (ipotesi da cui diparte l’apertura del ventaglio delle prevedibili controindicazioni, tra cui un legittimo rifiuto dei migranti a reprimere il proprio modus vivendi) o attraverso il riconoscimento di un’eredità patrimoniale totalmente diversa da integrare mediante la concessione dei dovuti spazi d’autonomia.

Matteo Salvini e Iwobi

La tutela dell’identità rimane ad oggi una problematica di grande rilievo, accompagnata dalla necessità di sciogliere i nodi cruciali del riconoscimento giuridico delle differenze attraverso l’apposizione di strumenti per la loro tutela. Tutti tasselli che contribuiscono alla creazione di un mosaico complesso in cui si celano le potenziali conflittualità al presentarsi di delicate operazioni di carattere etico. La linea programmatica seguita dalla Lega di Salvini tenta in tal modo di risolvere il problema alla radice, promuovendo una politica di rifiuto del diverso senza remore di sorta, forte della posizione che il cattolicesimo detiene per tradizione secolare in Italia. Da qui la proposta dell’esposizione del crocifisso a scuola, negli uffici pubblici, nelle università, nelle ambasciate, nei porti. Anche se chisu? Anche se chiusi, perché no.

Pierfrancesco Albanese