I valori del teatro terenziano ci insegnano qualcosa ancora oggi.
Se Dante vivesse in questi tempi, avrebbe grandi candidati per riempire fino all’orlo il girone degli ignavi. Prendere posizione diventa sempre più scomodo ormai, si incorre in etichettature poco gradite e in dibattiti poco democratici. Per comodità si sceglie quindi quello scialbo grigiore dell’imparzialità, del “tanto è uguale, a me cosa cambia”: niente di più sciocco e ignorante (nel senso proprio del termine). E’ un problema culturale. La politica è specchio della società che rappresenta ed ecco che ciò diventa anche un problema politico. Solamente col dialogo e il confronto consapevole, ossia con la cultura, questo scoglio può essere infranto. Perché, in realtà, è facendo cultura che si fa la vera politica.
Il commediografo
Publio Terenzio Afro, nato a Cartagine venne a Roma come schiavo, venne reso uomo libero e iniziò a frequentare il circolo degli Scipioni, il resto è storia. La sua è la più affascinante tra le figure degli autori antichi: morto giovanissimo in condizioni e per cause ignote; accusato per una vita di plagio dei modelli greci; poi di prestanome. Dicevano di lui che firmava col proprio nome i capolavori degli intellettuali scipionici, troppo in vista all’epoca per esporsi culturalmente e quindi politicamente, lui uomo di poco conto, poteva permetterselo. Per smentire tutto ciò i prologhi delle sue commedie non erano introduzioni all’opera in atto di cominciare, ma quasi delle apologie.
Terenzio veniva dall’Africa, da quell’odiata Cartagine, questa sua figura racconta, con e senza le sue commedie, una storia senza tempo, di odio, di intolleranza. Le sue commedie invitano alla riflessione, soprattutto sulla rigidità del mos maiorum per le relazioni interpersonali. Una proposta d’innovazione in favore di una virtus che a Roma non era ben nota.
HUMANITAS
Homo sum: humani nil a me alienum puto.
“Sono un essere umano: niente di ciò che è umano considero estraneo a me” così Crémete giustifica il suo proccupato interessamento per Menedemo, il punitore di sé stesso. Un concetto tanto semplice quanto difficile da rispettare ogni giorno, quello dell’humanitas, philantropìa in greco. Amore e rispetto per gli altri, tolleranza, solidarietà, ecco quali comportamenti esorta Terenzio nelle sue commedie. Ciò nasce dalla consapevolezza della comune vulnerabilità di fronte ai colpi della sorte e della comune debolezza e fallibilità nei giudizi e nei comportamenti. I personaggi positivi affermano chiaramente questi valori, maschere letterarie terenziane, portatrici della diretta esperienza di vita dell’autore. Come già detto le sue commedie ci invitano a riflettere sulla problematica complessità delle relazioni interpersonali, per scoprire che solo chi si apre alla comprensione degli altri, chi è disposto a tener conto delle esigenze altrui, ad ammettere i propri limiti, si realizza compiutamente come un uomo tra gli uomini.
Mare Nostrum
338mila uomini, donne, bambini, che dal 2016 affidano le proprie vite al mare ponendo le proprie speranze su un gommone di salvataggio, non tutti ce la fanno. Dal 3 ottobre 2013 più di 13mila persone hanno perso la vita nella rotta del Mediterraneo centrale, in quel giorno un barcone con a bordo 368 migranti affonda a largo delle coste libiche, in occasione di quella tragedia viene istituita la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. Nonostante le odissee, i pericoli e le disgrazie, gli immigrati subiscono discriminazioni e minacce, poiché “l’immigrazione è il primo problema in televisione”. Discriminazioni simili a quelle che subì, forse, Terenzio, affrontabili solamente con quei valori proposti da Terenzio con le sue commedie.