L’importanza del tempo libero: vediamo perché Seneca avrebbe approvato la nuova settimana lavorativa islandese

La settimana lavorativa accorciata ha funzionato e il perché ce lo può spiegare Lucio Anneo Seneca.

Dedicare del tempo a noi stessi e a ciò che ci fa stare bene, nella società odierna, è divenuto sempre più scontato. Spesso è difficile correlare il dovere con il piacere, fino a quando perdiamo completamente il controllo della nostra salute e di tutte quelle attività, passioni e affetti che una volta ci facevano star bene. Seneca sottolinea invece l’importanza di questi momenti. Sono in grado di migliorare la qualità della nostra vita finché la durata di questa perde la sua importanza. Forse il metodo islandese è il giusto compromesso?

LA SETTIMANA LAVORATIVA FUORI DAGLI SCHEMI

Dal 2015 al 2019, in Islanda, dei ricercatori hanno dato vita ad un esperimento che coinvolgeva i lavori pubblici (p.e. scuole materne, uffici, fornitori di servizi sociali e ospedali): la settimana lavorativa composta da quattro giorni. Per orari più brevi, passando dalle 40 ore precedenti a 35/36 ore, i lavoratori hanno ottenuto lo stesso salario. Le prove condotte dal consiglio comunale di Reykjavík e dal governo nazionale hanno compreso più di 2.500 lavoratori, pari a circa l’1% della popolazione attiva islandese. Ora, l’86% dei lavoratori ha deciso di lavorare secondo questa modalità. Non solo l’Islanda ma anche altri paesi, la Spagna e la Nuova Zelanda, stanno intraprendendo la medesima iniziativa. Tutto ciò ci fa capire che si tratta di un successo: ed è proprio così! I diretti interessati hanno infatti riferito di sentirsi meno stressati e di aver potuto regolare il proprio lavoro con la vita privata. Guardando all’interesse economico, la Bbc ha dichiarato che la produttività è rimasta la stessa e in alcuni casi è addirittura migliorata. Will Stronge, direttore del gruppo di ricercatori Autonomy, afferma:

Questo studio mostra che la più grande prova al mondo di una settimana lavorativa più corta nel settore pubblico è stata sotto tutti i punti di vista un successo travolgente […] Dimostra che il settore pubblico è maturo per essere un pioniere delle settimane lavorative più brevi – e altri governi possono trarne lezioni”.

RIAPPROPRIARSI DI Sé E DEL PROPRIO TEMPO

L’amante della filosofia e dell’introspezione, riflette spesso sul tempo e in particolare nell’insieme di opere i “Dialogi” come il “De brevitate vitae”, ma anche nelle numerose “Epistulae ad Lucilium”. Seneca come un vero e proprio magister, vuole far comprendere agli uomini come impiegare il proprio tempo. La sua è una vera e propria terapia morale, che si fonda su tre aspetti: la cura di sé, la riconquista del tempo e il valore del tempo.
La cura di sé: si tratta di un invito alla scoperta della nostra interiorità e ad un’intensificazione dei rapporti con noi stessi, allo scopo di poterci trasformare, correggere e, in un certo senso, salvare.
La riconquista del tempo: spesso il nostro tempo viene ‘occupato‘. Con questa metafora di tipo militare, Seneca intende dire che  condizionamenti e forze esterne, s’appropriano del tempo che da nostrum diventa alienum. Sarà allora necessaria la liberazione di esso, che andrebbe utilizzato per le più nobili attività, volte a perfezionare il punto precedente, la cura di sé.
Il valore del tempo:Protinus vive”, vivi adesso, (De brevitate vitae, 9). La pienezza della vita si coglie solo nell’usare il presente, contemplando senza rimorsi il passato e non temendo il futuro. In questo modo abbiamo la coscienza di aver vissuto e non di essere semplicemente stati nel tempo. Il sapiens è colui che non rimanda al fine della vita la propria cura e il suo è un trionfo sugli “occupati“, gli schiavi e le vittime del tempo.

LA VITA TRA OTIUM E NEGOTIUM

Quando Seneca parla del tempo occupato, fa riferimento anche al tempo che si impiega nel lavoro. Per i romani l’otium non era il semplice far nulla, ma significava dedicarsi ai piaceri della vita, che ovviamente comprendevano l’esercizio fisico, le letture e gli studi (accompagnati ai tre punti precedenti) che potevano elevare l’animo, fino a condurlo ad uno stato di saggezza. Con negotium (nec-otium, non-ozio) invece, s’intendevano i momenti dell’esistenza dedicati a compiti e doveri, al fine di garantirsi la propria sopravvivenza nel mondo degli affari e delle ricchezze materiali. Per il filosofo romano allora, l’importante non è tanto la quantità ma la qualità della vita: se la vita occupata scorre via inavvertita, quella liberata è vissuta intensamente e un singolo giorno ha la durata di un’intera esistenza. Forse che la settimana lavorativa abbia funzionato perché coloro che ne hanno preso parte hanno avuto modo di potersi gustare il proprio tempo libero? Con ogni probabilità Seneca l’avrebbe approvata ma avrebbe disprezzato la società in cui viviamo oggi. Ad oggi dedicare del tempo a se stessi è diventato sempre più difficile. La vita è divenuta frenetica, le giornate ci scivolando addosso e assumono la medesima forma e monotonia. Ascoltarci, sta diventando sempre più scontato.

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