Lo Zar di tutte le Russie: quando Ivan “il terribile” prese il potere

La storia del primo Zar.

La cattedrale di San Basilio, fatta costruire dallo zar.

Ivan “il Terribile”, il primo zar, una figura dipinta come folle e crudele come poche altre; non tutti sanno però che sotto di lui la Russia iniziò una fase nuova della sua esistenza, caratterizzata da riforme e da un’apertura commerciale verso l’Europa.

L’ascesa al potere

Ivan Vasil’evič, o Ivan IV, nacque il 25 agosto 1530 figlio del Granduca di tutte le Russie Basilio III. Il 3 dicembre 1533 muore suo padre e, all’età di tre anni, il piccolo Ivan gli succede, anche se il suo regno venne retto per cinque anni dalla madre Elena. Già verso la fine del 1534 il principato di Moscovia venne a trovarsi sull’orlo di una guerra civile. Tuttavia, per evitare la presa di potere di una delle fazioni boiarde, i feudatari dell’alta aristocrazia, e per assicurare una tranquilla successione al proprio primogenito, Elena fece imprigionare e giustiziare molti nobili, tra cui i Principi russi fratelli dello stesso Basilio, accusandoli di aver cospirato contro di lei e di suo figlio. Tuttavia anche la madre morì poco dopo, probabilmente avvelenata. Per il piccolo Ivan questo avvenimento fu sconcertante: privato anche della madre, a cui era legato da un profondo vincolo affettivo, si ritrovò orfano a otto anni, con l’incombenza di governare uno stato e di tenere a bada una corte che non tardò a sprofondare nel caos più totale a causa dell’acuirsi delle lotte fra boiardi.

La guerra civile scoppiò, con le fazioni che aspiravano a controllare il trono dilapidando il patrimonio del principato: nel frattempo Ivan era dimenticato da tutti e si aggirava nel palazzo reale solo supportato dal suo consigliere, Macario il quale, eletto Metropolita nel 1542, prese sotto la sua protezione il giovane e ne condivise il forte odio verso i boiardi. La famiglia Šujskij, i cui membri erano stati elevati al ruolo di reggenti, cercò in ogni modo di controllare il ragazzo, così da poter avere carta bianca nel governo del paese. Ivan, che secondo le fonti fu fin da giovane di stazza erculea, allo scopo di confondere i boiardi si faceva credere un inetto; in realtà egli era in possesso di straordinarie doti di intelligenza e cultura, che lo portavano a passare la maggior parte del proprio tempo immerso nella lettura. Nel 1544, quando Ivan IV aveva quattordici anni, chiamò a sé due bracconieri di indubitabile fedeltà, ordinando loro di catturare e strozzare il capo famiglia Šujskij; egli stesso assistette alla morte del proprio nemico, con tranquillità, come se la cosa non lo toccasse affatto. Le cronache del tempo, provenienti dalla corte moscovita, ci riferiscono che dopo questo episodio i boiardi iniziarono a diffidare e a temere Ivan IV, che fu ufficialmente incoronato zar di Russia nel 1547.

I primi anni di regno

Al momento dell’incoronazione decise di assumere, primo nella storia, il titolo di Zar, ossia Cesare, di tutte le Russie e fece assurgere Mosca al ruolo di Terza Roma (dopo ovviamente Roma e Costantinopoli). A giustificazione di tale scelta vi era la circostanza che nelle vene di Ivan IV scorreva sangue imperiale bizantino poiché suo nonno, Ivan III di Russia, aveva sposato nel 1472, Zoe Paleologa, figlia di colui che aveva il titolo onorario di imperatore romano, ossia Tommaso Paleologo, fratello degli ultimi due imperatori bizantini. Per completare l’opera, infine, Ivan IV introdusse nello stemma imperiale russo il simbolo distintivo degli imperatori bizantini, ovvero l’aquila bicipite e non solo si nominò zar, ma scelse di persona anche la nuova zarina, come i basileus a Costantinopoli sceglievano la basilissa. Emanò quindi un editto nel quale intimava a tutti i nobili russi di inviare a Mosca le proprie figlie in età da marito con una pena per chi si fosse rifiutato di obbedire a tale ordine: la morte. Lo Zar scelse come sua compagna Anastasija Romanovna Zachar’ina; suo rapporto con la moglie si rivelò ottimo: cominciò a fidarsi quasi solo di lei e quando si trovava in sua compagnia non era soggetto ai sbalzi di umore che da pochi anni avevano cominciato a manifestarsi.

Iniziò un periodo caratterizzato da una politica volta alla pace e alle riforme di modernizzazione dello stato. Volendo rafforzare la carica di Zar, in modo da renderla meno soggetta ai condizionamenti esterni, Ivan contrastò i funzionari e il clero corrotto, modificò il codice penale, convocò nel 1549 lo Zemskij Sobor (un parlamento su base feudale), con il quale costrinse i boiardi a ratificare in assemblea le sue decisioni in politica interna, e nel 1551 lo Stoglavyj sobor, concilio ecclesiastico diretto dallo stesso Ivan nel quale venne stabilita la subordinazione della chiesa allo stato e un complesso sistema di rituali e regole a cui la Chiesa ortodossa russa avrebbe continuato a sottoporsi nei secoli successivi. Nel 1550 creò un esercito permanente grazie al quale riuscì a ottenere il controllo su tutti gli esponenti dell’alta nobiltà: l’appellativo “il Terribile” fu coniato proprio in tale occasione dalla fascia più bassa della popolazione e, lungi da avere una connotazione negativa, manifestava invece il rispetto dei più poveri verso il loro sovrano, che non esitava a usare il pugno di ferro sia con la nobiltà che li opprimeva, sia con i Tartari, autori da secoli di continue e sanguinose razzie nelle campagne. A far risultare Ivan IV ancora più gradito al basso volgo, sopravvenne un suo discorso pubblico a Mosca nel quale si scusava con i propri sudditi di non averli difesi in passato contro i soprusi di certi boiardi, e annunciava che da quel momento in poi non sarebbe più accaduto nulla di simile.

La prima parte del regno di Ivan IV non fu solo caratterizzata da aspetti positivi: risale infatti a questo periodo la promulgazione delle prime leggi che restringono la libertà di spostamento dei contadini, leggi che daranno poi origine alla servitù della gleba. Nel 1553 Ivan IV diede ordine ai suoi architetti di erigere una nuova chiesa a Mosca che sarebbe stata chiamata Cattedrale di San Basilio, in onore del santo  Basilio il Benedetto, con il quale Ivan aveva costruito uno stretto rapporto. La chiesa, che oggi si trova nel lato sud della Piazza Rossa, fu completata nel 1560, ma il risultato non fu di gradimento ai contemporanei che la definirono grottesca, con colori troppo accesi, e con una totale mancanza di simmetria. Ciònonostante, allo zar piacque moltissimo, tant’è vero che diede l’ordine di accecare gli architetti, affinché non potessero costruire per qualcun altro una cosa altrettanto bella.

La follia

La razionalità dello zar iniziò a vacillare quando morirono in successione prima il figlio Demetrio, morto annegato in un fiume e poi, nel 1560, la moglie Anastasia. Da lì le condizioni di sanità mentale dello Zar peggiorarono sempre di più: testimonianza di ciò ci è fornita dalle cronache del tempo, per lo più provenienti da autori contrari alle politiche zariste, che ci raccontano di come l’Imperatore si alzasse all’alba per pregare quattro ore di fila insieme a tutta la sua corte. Chi fosse stato assente o sorpreso a non pregare con fervore poteva essere incarcerato o anche ucciso. Dopo tali funzioni, a cui spesso si accompagnavano esecuzioni capitali, lo Zar e la sua corte si davano alla vita mondana, partecipando a banchetti, visitando infine i sotterranei, dove erano presenti le camere di tortura.

Nel novembre del  1581, Ivan picchiò violentemente la propria nuora, incinta di un figlio, per avere indossato vestiti troppo appariscenti, causandole un aborto. Suo figlio, anch’egli chiamato Ivan, appena venuto a sapere dell’accaduto, ingaggiò un litigio furibondo con il vecchio Zar, durante il quale quest’ultimo colpì la testa del figlio con la punta in ferro del proprio bastone, causandone la morte. Disperato per ciò che aveva fatto, Ivan iniziò a vagare per i corridoi del suo palazzo imperiale, urlando, sbattendo la testa contro i muri e dicendo che non era degno di essere lo Zar di tutte le Russie. Riunì in seguito i boiardi, annunciando che voleva abdicare e chiedendo loro di scegliere il proprio erede. I boiardi, temendo di essere accusati di complotto, rifiutarono di adempiere alla sua richiesta.

Verso l’inizio del 1584 Ivan IV si ammalò gravemente e, capendo che oramai era in punto di morte, chiamò a sé il debole e forse ritardato mentale figlio Fëdor, nominandolo proprio erede al trono. Gli raccomandò di governare con giustizia e saggezza e di evitare in ogni maniera la guerra, perché la Russia non era pronta per un conflitto. Con il timore della morte Ivan IV cercò il perdono divino, e quindi prese gli ordini monastici con i quali si sentiva certo di espiare tutti i suoi peccati.

Credenza popolare vuole che Ivan sia morto mentre giocava a scacchi, molto probabilmente con la sua guardia del corpo,  il 18 marzo 1584. Quando la tomba di Ivan fu aperta per una serie di restauri voluti dal governo sovietico negli anni Sessanta del XX secolo, le sue ossa furono analizzate e fu scoperto che le stesse contenevano una quantità di mercurio tale da far ritenere con buona probabilità che il sovrano fosse stato avvelenato. Il mercurio trovato potrebbe essere tuttavia stato utilizzato dal sovrano per un trattamento contro la sifilide, di cui voci di corte ritenevano Ivan affetto.

Dopo la morte di Ivan IV la Moscovia, indebolita e devastata, passò in eredità al figlio Fëdor I, ma le sue cagionevoli condizioni di salute e il suo stato mentale alterato gli impedirono di affermare la propria personalità di sovrano e di sviluppare una politica autonoma.

 

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