Marx ci aiuta a comprendere quanto tempo manca alla rivolta delle macchine

L’AI Safety Clock, basato sul monitoraggio di siti, misura il rischio rappresentato da un’ipotetica Intelligenza Artificiale fuori controllo.

L’AI Safety Clock si ispira al celebre Doomsday Clock, il simbolico “orologio dell’apocalisse” creato nel 1947 dal Bulletin of the Atomic Scientists.

Lo studio

Nel pieno della rivoluzione tecnologica che l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale ha portato nelle nostre vite, l’IMD (International Institute for Management Development) ha creato l’AI Safety Clock, uno strumento che misura il rischio rappresentato da una ipotetica AGI (Intelligenza Artificiale Generale) che finisse fuori controllo. Ideato dal TONOMUS Global Center for Digital and AI Transformation, l’orologio è stato impostato a 26 minuti dalla mezzanotte, l’orario simboleggia un ipotetico punto di non ritorno in cui l’AGI potrebbe infliggere danni irreparabili all’umanità. Basato su un monitoraggio continuo di oltre mille siti e più di 3.000 feed di notizie, il Safety Clock combina innovazione e analisi per porre l’accento sulle sfide e aiutare a prevenire catastrofi tecnologiche di ogni genere, cercando di anticipare quelli che potrebbero essere i trend e gli scenari futuri.

Rischi

Ogni movimento delle lancette è deciso da un comitato scientifico che segnala quanto siamo vicini alla “mezzanotte”, il punto di non ritorno. Allo stesso modo, il Safety Clock dell’IMD invita a riflettere sul rischio rappresentato a lungo termine da un’intelligenza artificiale senza controllo e sull’urgenza di azioni collettive per evitarne le conseguenze più gravi. L’idea di una “mezzanotte” richiama la possibilità di un punto di non ritorno: un momento in cui i danni provocati da un’IA non regolamentata potrebbero diventare irreversibili. Tra i suggerimenti dell’IMD c’è un invito a regolamentazioni chiare, collaborazioni internazionali e un’etica della tecnologia.

Filosofia

Il rapporto tra uomo, macchina e tecnica può essere analizzato attraverso le prospettive di Marx e Heidegger, entrambe centrali per comprendere la trasformazione del rapporto umano con il mondo. Per Marx, la tecnica è uno strumento del capitale che aliena l’uomo dal proprio lavoro, trasformandolo in un ingranaggio del sistema produttivo; il valore della tecnica, pertanto, dipende dalla sua funzione di riprodurre i rapporti di produzione dominanti. Heidegger, invece, concepisce la tecnica come una modalità di rivelazione del mondo, dove l’uomo rischia di ridurre tutto – compreso sé stesso – a “fondo” sfruttabile. Se Marx denuncia l’alienazione economica derivante dall’assoggettamento alla macchina, Heidegger avverte un’alienazione ontologica, in cui l’uomo perde il senso autentico del proprio essere nel mondo. Entrambe le visioni richiamano la necessità di una riflessione critica sulla tecnica per evitare che questa diventi fine a sé stessa, disumanizzando il rapporto tra uomo e realtà. Per Marx, una “rivolta delle macchine” non sarebbe un evento letterale, ma potrebbe essere interpretata metaforicamente come l’apice dell’alienazione e del dominio della tecnica sull’uomo nel contesto capitalista

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