Melodie di patriottismo: quando le note musicali raccontano l’amore per la propria terra

L’uscita dell’ultimo album di Geolier “Dio lo sa” ci fa riflettere su cosa vuol dire per gli artisti essere un simbolo del loro paese.

Nessuno racconta Napoli come Geolier | Rolling Stone Italia
Fonte: Rolling Stone

Emanuele Palumbo, 24 anni, originario di Secondigliano, si è assunto la responsabilità di rappresentare Napoli, una città complessa ed esigente, diffondendo la cultura napoletana e la sua lingua nelle case di tutta Italia. In questo articolo esploreremo anche altri artisti che, come lui, hanno abbracciato il ruolo di ambasciatori musicali del proprio paese, portando le loro tradizioni e identità nazionali nel panorama musicale mondiale.

SUPERARE L’ODIO

Più che parlare dell’album in sé, che è ancora troppo giovane per essere analizzato dettagliatamente (uscito appena un giorno fa), ci vogliamo concentrare su quali sono le difficoltà di portare in musica le peculiarità e le difficoltà del proprio paese, facendosene quindi portavoce.
È risaputo: Geolier non è riuscito a vincere il Festival di Sanremo 2024, ottenendo “solo” il secondo posto dietro ad Angelina Mango.
Geolier, ha debuttato nel 2018 ma è nel 2023 che ha definitivamente catturato l’attenzione del pubblico con il suo album “Il coraggio dei bambini”, che ha dominato le classifiche guadagnandosi cinque dischi di platino. Nonostante il suo crescente successo, il suo secondo posto al Festival di Sanremo ha suscitato dibattiti e polemiche riguardo alla dinamica del televoto. Mentre alcuni hanno celebrato il suo successo popolare come un trionfo dell’autenticità e dell’innovazione musicale, altri hanno sollevato interrogativi sulle pratiche di voto e sui presunti favoritismi. Un’analisi dettagliata dei commenti sui social media relativi al rapper napoletano ha rivelato un diffuso pregiudizio anti-meridionale e anti-napoletano, alimentato da stereotipi e preconcetti profondamente radicati. Tuttavia, questo fenomeno ha avuto un effetto paradossale: anziché indebolire l’immagine pubblica del cittadino napoletano, ha rafforzato l’identità e il senso di appartenenza alla propria città. Lo stesso è avvenuto ad esempio col coro “Vesuvio erutta”, inizialmente utilizzato in modo dispregiativo nei confronti dei napoletani, riappropriato dalla comunità come simbolo di orgoglio e solidarietà, trasformando un attacco in un’opportunità di mobilitazione e coesione.
C’è da fare anche un importante appunto che dovrebbe far riflettere: non è Napoli la città in cui l’artista è più ascoltato, Milano è in testa, seguita da Roma e solo poi dal capoluogo campano.

I PRECEDENTI NAPOLETANI A SANREMO

Geolier ha reintegrato il dialetto napoletano al Festival di Sanremo, riportandolo in primo piano dopo un’assenza prolungata di dieci anni. L’ultima volta che il napoletano aveva avuto un impatto significativo al Festival risale al 2014, quando Rocco Hunt conquistò il primo posto nella categoria Giovani con la sua canzone “Nu juorno buono”. Sebbene il testo contenesse tre strofe in italiano, il brano manteneva un’identità napoletana distintiva nel titolo e soprattutto nel potente ritornello.
Negli anni successivi, le tracce di dialetto napoletano erano state piuttosto scarse. Nel 2016, ad esempio, c’erano solo pochi versi in napoletano nella canzone “Quando sono lontano” di Clementino, e nel 2019 si registrò una presenza limitata sia nella canzone “Il coraggio di ogni giorno” di Enzo Avitabile e Peppe Servillo che in “Un’altra luce” di Livio Cori e Nino D’Angelo.
Analizzando però gli ultimi quarant’anni del Festival di Sanremo, il record di presenze con canzoni napoletane è detenuto dall’ex caschetto biondo, con ben sei partecipazioni. La sua prima partecipazione risale al 1986 con la canzone “Vai”, seguita da quelle del 1999 con “Senza giacca e cravatta”, del 2002 con “Marì”, del 2003 con “‘A storia ‘e nisciuno”, e del 2010 con “Jammo jà”, eseguita insieme a Maria Nazionale. A queste cinque presenze con testi interamente in napoletano si aggiunge il duetto menzionato del 2019.

Sanremo 2019, Nino D'Angelo e Livio Cori: al Festival l'anima di Napoli
Fonte: Sky TG24

GLI AMBASCIATORI MUSICALI DEL MONDO

Da Bruce Springsteen agli U2, molti artisti musicali in tutto il mondo esprimono il loro amore per il proprio paese attraverso le canzoni, creando un legame emotivo con le loro radici e la loro identità nazionale.
Bruce Springsteen, conosciuto come “The Boss”, ha scritto molte canzoni che parlano della vita e delle lotte in America. Tra queste, “Born in the U.S.A.” esplora il patriottismo e le difficoltà dei veterani di guerra, offrendo una potente riflessione sulla società americana.
La band tedesca Rammstein, con la loro canzone “Deutschland”, affronta la storia e l’identità della Germania, esplorando sia gli aspetti positivi che quelli controversi della cultura tedesca.
Gli U2, una delle band più famose al mondo, ha spesso cantato delle loro radici irlandesi. Canzoni come “Sunday Bloody Sunday” affrontano temi della violenza in Irlanda del Nord e riflettono il desiderio di pace della band per il loro paese.
Manu Chao, con le sue radici franco-spagnole, celebra spesso la cultura latinoamericana nelle sue canzoni, come “Clandestino”, un omaggio ai migranti e all’amore per le culture del Sud America e della Spagna.
Si potrebbero fare tanti altri esempi ma ciò che è evidente è come questi artisti utilizzino la loro musica per celebrare le loro radici, esplorando temi di identità, storia e cultura, offrendo un tributo potente e significativo alle loro patrie.
La musica ha sempre giocato un ruolo significativo nella denuncia di temi sociali nazionali, offrendo un potente mezzo di comunicazione per esprimere opinioni, sensazioni e critiche sulla società e sulle questioni politiche e culturali, un linguaggio universale insomma, che può essere compreso da persone di diverse età, background e culture. Questo la rende uno strumento ideale per trasmettere messaggi su temi sociali, poiché può raggiungere un vasto pubblico e suscitare emozioni e riflessioni. Inoltre, la musica ha il potere di creare un senso di comunità. Le canzoni che affrontano temi sociali specifici possono unire le persone intorno a cause comuni e creare un senso di solidarietà e appartenenza a una nazione o a una cultura. Non a caso la musica è stata per secoli uno strumento di protesta e di resistenza contro regimi autoritari o politiche oppressive, offrendo un modo per esprimere dissenso e ribellione attraverso l’arte e la creatività.

 

 

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