Quello dei gas serra è un problema reale che va affrontato prima possibile. Esistono però in natura dei microrganismi in grado di cibarsi di queste sostanze impedendone il rilascio nell’atmosfera. L’uso di questi batteri può contribuire alla riduzione di tali gas in modo drastico o ridurranno di poco il problema?
Un recente studio dell’Università del Texas ad Austin, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha messo in luce come nei fondali marini esista una grande varietà di microrganismi. Questi possono essere anche molto differenti da quelli presenti in superficie e alcuni di essi sono sconosciuti. I ricercatori si sono spinti a circa 2000 metri di profondità nel bacino di Guaymasi, nel golfo della California, dove hanno ritrovato diverse forme di microbi. I ricercatori hanno raggiunto il fondale con il sottomarino americano Alvin, lo stesso con cui hanno raggiunto il relitto del Titanic.
Lo studio, avvenuto tramite dei sequenziatori di DNA, ha permesso di trovare 551 sequenze genetiche, di cui 22 appartenenti a microrganismi sconosciuti. La peculiarità di questi batteri è quella di nutrirsi di gas serra (in modo particolare idrocarburi) responsabili del riscaldamento globale. Secondo Brett Baker, coordinatore del gruppo di ricerca, “I sedimenti marini ospitano molti microrganismi, geneticamente diversi da quelli conosciuti, in grado di nutrirsi di pericolosi gas serra, evitando che siano liberati nell’atmosfera”.
Microrganismi contro i gas serra: una soluzione definitiva all’innalzamento delle temperature?
Attualmente il cambiamento climatico è un problema incombente in quanto le odierne fonti energetiche producono elevati quantitativi di gas serra. Questi vanno a creare come uno “schermo” che intrappola i raggi del sole, portando ad un progressivo aumento della temperatura globale (per maggiori informazioni leggere qui).
La ricerca sta proseguendo verso la progressiva sostituzione delle fonti energetiche fossili con sorgenti più pulite e rinnovabili (energia solare, eolica…). Il problema di tali tecnologie è che attualmente sono poco sviluppate. Infatti non sono in grado di soddisfare la necessità energetica dell’intero pianeta, in modo particolare degli impianti industriali. Ad esempio, mentre per una villetta singola può bastare coprire il tetto con pannelli fotovoltaici, per un’industria la necessità energetica è talmente elevata da necessitare interi campi coperti di pannelli.
L’applicazione di questi microrganismi potrebbe contribuire a ridurre l’emissione di gas serra, ma per risolvere il problema alla radice c’è bisogno di una rivoluzione più radicale nella produzione di energia in modo più pulito. Questo sarà possibile investendo nella ricerca sulle risorse rinnovabili. Solo così il pianeta può essere salvato dai disastri che possono conseguire ad un aumento della temperatura globale.
Michele Sciamanna