Musei spaziali: vediamo i reperti dell’aeronautica in un tour tutto americano

Sebbene siamo abituati a vedere opere d’arte e resti archeologici come protagonisti dei musei, in questo tour virtuale vediamo l’eccezione alla regola.

Fonte: https://www.kennedyspacecenter.com/explore-attractions/shuttle-a-ship-like-no-other

I musei in generale, e della scienza in particolare, hanno la missione di conoscere, conservare e rendere fruibile il proprio patrimonio. Attraverso i reperti spaziali è possibile delineare una storia recente, fatta di sviluppo tecnologico e un pizzico di follia.

La storia si fa oggi

Dalla metà del secolo scorso gli sviluppi tecnologici hanno permesso di poter arrivare laddove, in epoca passata, solo i romanzi di Verne e Wells avevano immaginato. Dai primi missili a lasciare l’atmosfera terrestre nel 1942, alle odierne mire di colonizzazione di Marte entro un decennio. Un bel salto in soli ottanta anni direte voi, ed effettivamente è così. 

A fungere da fionda è stata sicuramente la corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica, una gara all’ultima invenzione potremmo dire. Moltissimi sono stati i primati registrati nel giro di poco più di un decennio: il primo satellite in orbita, lo Sputnik I nel 1957; il primo uomo nello spazio, Gagarin nel 1961; fino al primo uomo a mettere piede sulla luna, Armstrong nel 1969.

L’esplorazione spaziale è una delle fasi più recenti della storia umana, il suo ruolo segnerà decisamente l’andamento futuro della nostra specie. Per questo è importante celebrare i traguardi raggiunti, esponendo ciò alla portata di tutti. Per fare questo è necessario che vengano messe in opera le tre fasi della musealizzazione: conoscenza, conservazione e fruizione. 

Fonte: https://www.kennedyspacecenter.com/explore-attractions/shuttle-a-ship-like-no-other

Una notte al museo

Tra i musei più visitati degli Stati Uniti e del mondo, si posiziona il National Air and Space Museum di Washington. Si tratta della più grande sede della prestigiosa Smithsonian Institution, inaugurata già nel 1946 come National Air Museum, prima ancora che la corsa allo spazio iniziasse. L’istituto ha visto i suoi edifici protagonisti della pellicola “Una notte al Museo 2- La fuga” (2009), ricorderete il personaggio di Amelia Earhart (Amy Adams) – storica pilota che sorvolò l’Atlantico in solitaria e deceduta durante il tentativo di completare il giro del mondo. Il manichino che prende vita nel film, proviene proprio dal National Air and Space Museum, a ricordare la sua comprovata fama popolare e importanza a livello storico. 

Molti sono i reperti conservati, se ne ricordano solo alcuni, i più significativi. I visitatori sono accolti direttamente nella sala principale, rinominata a ragione “Boeing Milestones of Flight Hall”. Raccoglie gli esemplari che hanno segnato la storia dell’aeronautica a partire dal primo velivolo dei fratelli Wright del 1903, passando per il Bell X-1 del 1945, primo aereo a rompere la barriera del suono e addirittura il modello della USS Enterprise di Star Trek, utilizzata per le riprese.

L’epoca della corsa allo spazio ha prodotto un numero considerevole di reperti materiali, alcuni dei quali degni di essere mostrati nel museo della capitale. Sono proposti missili balistici, sonde spaziali e addirittura la prima navicella orbitale guidata da astronauti, la Mercury Friendship 7, datata al 1962. Per quanto riguarda le missioni Apollo, in esposizione sono presenti le repliche delle tute spaziali su modello di quelle utilizzate per l’allunaggio. Degno di nota è il Columbia, modulo di comando dell’Apollo 11 che fece da spola Terra-Luna trasportando Armstrong, Aldrin e Collins. Per concludere, il pezzo forte è il modulo lunare LM-2, proprio quello da cui uscì Armstrong poco prima che dicesse la frase simbolo di un’epoca intera:

“Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”

Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/National_Air_and_Space_Museum#/media/File:ApolloLunarModule.JPG

“Houston, abbiamo un problema”

Celebre la citazione, peraltro anche erroneamente riportata, che ha reso famoso il centro di controllo di Houston. Ma la “Houston” a cui chiedeva aiuto la missione Apollo 13, non è certo quella di cui si parlerà adesso. Lo Space Center Houston è un museo della scienza affiliato allo Smithsonian dal 2014, al suo interno sono conservati più di 400 reperti spaziali, alcuni di questi unici nel loro genere.

Oltre a diversi campioni di roccia lunare, nel museo sono presenti le capsule delle missioni Mercury 9 e Gemini 5, oltre al modulo di comando dell’Apollo 17, la missione finale del programma. Si continua con la Skylab, la prima stazione spaziale statunitense, datata al 1973, passando poi per il conosciutissimo Moon buggy, il rover lunare utilizzato durante le ultime tre missioni Apollo.

Sicuramente il pezzo forte che attira un buon numero di visitatori è lo Space Shuttle Independence, unico velivolo che permette ai turisti di entrare al suo interno. L’Explorer, così formalmente conosciuto, sebbene sia una replica, è montato sullo Shuttle Aircraft, una sorta di taxi spaziale che aveva il compito di portarlo in orbita per poi lasciarlo andare.

Kennedy Space Center

Originariamente noto come Launch Operations Center, il KSC è il più importante centro di lancio della NASA. Rappresenta la Pompei moderna d’oltreoceano, è dalle sue postazioni di lancio che i programmi Apollo e Space Shuttle sono stati effettuati. Con una superficie che copre 567 km², i visitatori procedono al suo interno grazie a dei tour in autobus, che attraversano fisicamente la storia dell’esplorazione spaziale. 

Il viaggio si snoda per fasi storiche, una delle più suggestive è sicuramente la zona “Heroes & Legends”, una sorta di hall of fame dei pionieri dello spazio. Il tutto immerso nel Rocket Garden, un’area che mette in mostra vari modelli di razzo che nel corso del tempo hanno portato gli astronauti oltre l’orbita terrestre. Il motivo che spinge gran parte dei curiosi a pagare il biglietto di ingresso è sicuramente l’Apollo/Saturn V Center. Siamo adesso nella zona “Race to the Moon”,  quella che più di ogni altra fase ha reso l’America ancora più unita. Qui si possono ammirare i mastodontici razzi Saturn V, i più grandi mai costruiti, adibiti a portare i moduli Apollo oltre l’atmosfera.

La targa del prossimo step parla chiaro, “Shuttle: A Ship like no other”. Diversamente dallo Space Center Houston, il KSC offre un contesto più che favorevole al visitatore, lanciandolo in un limbo tra passato e futuro. Si ha anche la possibilità di provare i simulatori, normalmente utilizzati per allenamento e adesso adibiti ad attrazione turistica. D’altronde non capita certo tutti i giorni di vivere le sensazioni di un decollo del genere, con tanto di Forza G che ti attacca al sedile.

Fonte: https://www.kennedyspacecenter.com/explore-attractions

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