La musica d’arredamento, nata a fine dell’800 grazie a precursori come Erik Satie, porta alla nascita della musica Lo-fi.
Quanti studenti oggigiorno per concentrarsi nello studio si collegano al web, aprono Youtube e ascoltano una delle tante playlist che possono trovare sul web? Ma quando la musica è tramutata da virtuosismo tecnico, arte a musica d’arredamento e, dunque, una musica che si unisce con l’ambiente circostante? Ecco che per comprenderne le origini dobbiamo scavare nella storia della musica a fine 800.
Erik Satie, l’ideatore della”musique d’ameublement” e la sua desacralizzazione.
Prima dello spettacolo viene fatto un annuncio per avvertire il pubblico parigino:
“ Vi presenteremo anche per la prima volta, dai signori Erik Satie e Darius Milhaud e sotto la direzione di Monsieur Delgrange, la musica dei mobili, durante gli interagi del gioco. Vi esortiamo a non attribuirgli alcuna importanza e ad agire durante l’intervallo come se non esistesse. Questa musica, scritta appositamente per l’opera di Max Jacob, pretende di contribuire alla vita allo stesso modo di una conversazione particolare, di un dipinto nella galleria o del sedile su cui si è seduti o meno. annuncia l’attore e regista Pierre Bertin
Così a Parigi, l’8 marzo 1920 alla Galerie Barbazanges di Faubourg St-Honoré, i compositori Erik Satie e Darius Milhaud si preparano a intraprendere un’esperienza musicale che non mancherà di segnare il pubblico ma anche la storia della musica. Durante l’intervallo del nuovo lavoro teatrale di Max Jacobs, Ruffian Always, Ugly Never , Satie e i suoi musicisti hanno in programma di eseguire alcuni nuovi lavori musicali, Chez un “Bistrot” e Un Salon, per duo di pianoforte, tre clarinetti e trombone. La musica non viene apprezzata dal pubblico, abituato ad ascoltare la musica in silenzio e, dunque, contravvenendo alle istruzioni date loro.
Satie inaugura una nuova esperienza musicale il primo tentativo deliberato di desacralizzare le convenzioni dell’ascolto musicale contemplativo ereditate dal XIX secolo ma anche di mettere in discussione l’utilità dell’esperienza musicale all’interno della società. Nel suo desiderio di creare musica che dovrebbe essere ascoltata senza essere ascoltata a musica d’arredo di Satie si oppone alle tradizioni di ascolto stabilite e perpetuate dalle influenze romantiche e germaniche (per non dire wagneriane) ampiamente diffuse fino all’inizio del XX secolo, in un’epoca in cui l’influenza germanica sui compositori francesi era al suo apice. Dove si estendeva l’influenza di Richard Wagner, seguì il silenzio del pubblico. Attraverso la sua esperienza, Erik Satie annuncia un approccio rivoluzionario alla percezione della musica, mettendone in discussione la natura stessa: cos’è la musica e come dovremmo ascoltarla? Dovremmo almeno ascoltarlo? Senza desiderio di bellezza, funzionalità o valore intrinseco, la musica d’arredo di Satie non cerca altra ragione d’essere se non la sua primaria funzione utilitaristica: un suono di circostanza.
“ Vogliamo creare una musica fatta per soddisfare bisogni ‘utili’. L’arte non rientra in queste esigenze. Arredare La musica crea vibrazione; non ha altro scopo; svolge lo stesso ruolo di luce, calore e comfort in tutte le sue forme », scriveva Satie a Jean Cocteau nel 1920.
La musica d’ambient e la musica ambientale: John Cage e Brian Eno
John Cage e Brian Eno sono figure fondamentali nella storia della musica, entrambe legate all’idea del suono come parte integrante dell’ambiente e dell’esperienza umana. Cage, compositore americano, ha rivoluzionato il modo di pensare la musica e il suono, proponendo un approccio radicale in cui tutti i suoni, anche quelli casuali e quotidiani, possono essere considerati musica.
La sua opera più famosa, ”4’33” (1952), incarna perfettamente questa filosofia. Il brano consiste in tre movimenti durante i quali il musicista non suona alcuna nota; l’opera è quindi composta esclusivamente dai suoni dell’ambiente circostante. Cage voleva mostrare che il silenzio assoluto non esiste e che i suoni “accidentali” che emergono durante il tempo di esecuzione sono essi stessi musica. L’opera, che all’epoca fu accolta con confusione e talvolta scherno, oggi è riconosciuta come una delle pietre miliari della musica contemporanea, perché mette in discussione il concetto stesso di musica e il ruolo dell’ascoltatore. Cage riteneva che ogni suono, sia esso naturale o artificiale, avesse pari dignità estetica. In questo senso, “4’33” rappresenta un invito a percepire il mondo come una grande composizione, in cui siamo tutti partecipanti, sia come ascoltatori che come creatori.
Brian Eno, musicista e produttore britannico, ha raccolto e sviluppato questa eredità, trasformando le intuizioni teoriche di Cage in un linguaggio musicale strutturato e accessibile. Eno è considerato il padre della musica ambient moderna e ha formalizzato il genere come una forma musicale pensata per modellare e migliorare l’ambiente, creando atmosfere specifiche senza richiedere un’attenzione attiva. Uno degli album più significativi di Eno è “Ambient 1: Music for Airports” (1978), pensato per trasformare luoghi caotici come gli aeroporti in spazi più rilassanti e accoglienti. Questo disco utilizza strutture minimali e ripetitive, con suoni eterei e delicati che invitano l’ascoltatore a rilassarsi e a entrare in uno stato di contemplazione.
Un’altra opera emblematica è “Apollo: Atmospheres and Soundtracks” (1983), colonna sonora per un documentario della NASA sulle missioni spaziali. Qui Eno combina suoni elettronici con elementi acustici, evocando un senso di vastità e meraviglia che richiama il paesaggio lunare. Eno ha anche esplorato l’idea di **musica generativa**, ovvero composizioni che si evolvono dinamicamente attraverso algoritmi o processi casuali, come nell’album “Thursday Afternoon” (1985), progettato per essere ascoltato in un loop continuo.
Cage ed Eno condividono l’idea che la musica non debba necessariamente dominare l’attenzione dell’ascoltatore, ma possa fondersi con l’ambiente e arricchirlo. Cage ha posto le basi filosofiche per questo approccio, mentre Eno lo ha trasformato in una pratica artistica accessibile, creando opere che hanno ridefinito il concetto stesso di musica e il suo rapporto con l’esperienza quotidiana.
L’ambient e la musica Lo-fi: l’arte di non ascoltare la musica.
La musica lo-fi (abbreviazione di “low fidelity”) è un genere musicale caratterizzato dall’uso di suoni volutamente imperfetti, spesso con una qualità di registrazione grezza o degradazione intenzionale. Questo stile non rappresenta solo una scelta estetica ma anche un riflesso culturale, che ha guadagnato popolarità nei primi anni 2000 e si è evoluto fino a diventare un fenomeno globale contemporaneo. Il concetto di musica lo-fi risale a decenni precedenti, con artisti degli anni ’80 e ’90 che sperimentavano registrazioni casalinghe e suoni non raffinati. Tuttavia, nei primi anni 2000 il genere ha trovato una propria identità grazie alla democratizzazione degli strumenti di produzione musicale e alla diffusione delle piattaforme digitali. L’avvento di software accessibili, come Fruity Loops e GarageBand, ha permesso a musicisti indipendenti di creare e distribuire musica senza bisogno di uno studio professionale. Questo ha portato alla nascita di una scena musicale che valorizzava le imperfezioni tecniche come elemento distintivo del suono.
Il lo-fi moderno deve molto a influenze come l’hip-hop strumentale degli anni ’90, in particolare il boom bap, e al jazz. Artisti come J Dilla e Nujabes hanno contribuito a definire le caratteristiche sonore che oggi associamo al lo-fi: beat rilassati, campioni jazzati e un’atmosfera malinconica e nostalgica. Negli anni 2000, questo stile ha cominciato a prendere forma soprattutto con l’ascesa delle piattaforme online come MySpace e SoundCloud, che hanno reso più facile la diffusione delle produzioni casalinghe.
Un punto di svolta significativo è stato l’affermarsi del lo-fi hip-hop, che combina elementi dell’hip-hop strumentale con influenze jazz e ambient. Il genere ha trovato un terreno fertile su piattaforme come YouTube, dove canali come “ChilledCow” (oggi noto come Lofi Girl) hanno avuto un ruolo centrale nel creare comunità di ascoltatori e produttori. La caratteristica live stream di “lo-fi hip-hop beats to relax/study to”, accompagnata dall’iconica animazione della ragazza che studia, è diventata il simbolo del genere, attirando milioni di ascoltatori in cerca di una colonna sonora rilassante per lavorare o concentrarsi.
La musica lo-fi è facilmente riconoscibile per il suo uso di imperfezioni audio come crackle di vinile, rumori di sottofondo e campionamenti “sporchi”. I tempi rilassati e le strutture minimali creano un effetto ipnotico che invita l’ascoltatore a immergersi in uno stato di calma e introspezione. Questo stile è diventato particolarmente popolare tra studenti e creativi, grazie alla sua capacità di favorire la concentrazione senza risultare invasivo.
Oggi il lo-fi non è più solo una nicchia musicale ma un fenomeno culturale globale. Playlist su piattaforme come Spotify accumulano milioni di ascolti giornalieri, e artisti indipendenti possono trovare un pubblico internazionale senza il supporto di grandi etichette discografiche. La musica lo-fi si è anche intrecciata con altri media, come videogiochi e animazione, grazie alle sue estetiche visive nostalgiche che spesso richiamano gli anni ’80 e ’90.
Negli ultimi anni, il lo-fi ha continuato a evolversi, incorporando influenze da generi come il vaporwave, il chillwave e il neo-soul. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e gli strumenti di composizione generativa stanno aprendo nuove possibilità per il genere, permettendo agli artisti di esplorare ulteriormente le sue potenzialità sonore. Nonostante la sua popolarità crescente, il lo-fi conserva il suo spirito indipendente e l’estetica DIY che lo caratterizzano fin dagli esordi. La capacità di unire semplicità e profondità emotiva continua a renderlo un genere amato da un pubblico sempre più ampio, evolvendosi senza perdere il suo fascino originario.