Secondo il Ministero della Salute, l’autismo è un disordine neuropsichico infantile, che può comportare gravi problemi nella capacità di comunicare, di entrare in relazione con le persone e di adattarsi all’ambiente. Il Massachussets Institute of Technology ha sviluppato un sistema di machine learning in grado di captare le emozioni del bambino affetto da questo disturbo e di interagire con lui.
NAO: il robot umanoide nella terapia dell’autismo
Ciò che rende questo robot prezioso nella terapia è la sua capacità di rilevare le più minime alterazioni nei bambini, che riguardino le espressioni facciali, i toni della voce o alterazioni fisiologiche che è possibile raccogliere grazie ad apparecchi situati sui loro polsi. Ma quello che lo distingue non è solo la sua capacità di raccogliere informazioni, ma di interagire e relazionarsi. È infatti capace di modulare il suo tono e la sua postura in risposta a quello dei bambini e di creare situazioni di gioco e di interazione in modo accattivante, stimolando la loro attenzione. Inoltre, comportandosi al loro stesso modo, provoca in loro meno frustrazione ed ansia rispetto ad un adulto che è solito a manifestare un ampio bagaglio di comportamenti ed espressioni.
Gli autori della ricerca hanno affiancato NAO a 35 bambini affetti da autismo. Ciò che si è rilevato è che molti di questi bambini non consideravano NAO come un robot, bensì come una vera e propria persona, come nel momento in cui il terapista ha chiesto ai bambini come NAO si sarebbe sentito se loro avessero deciso di scambiarlo con un gelato. Inoltre, alla fine della sessione una bambina era diventata molto più aperta con il robot e la sorellina di uno dei partecipanti lo ha anche abbracciato, ringraziando NAO per aver reso suo fratello felice durante l’interazione.
In un’altra ricerca invece, si è osservato come NAO, nell’interazione con cinque bambini, abbia prodotto in quattro di loro una diminuzione del comportamento autistico, durante le singole sessioni bambino-robot.
Quello che queste ricerche dimostrano è una risposta positiva da parte dei bambini nell’interazione con il robot umanoide e questo può essere di notevole aiuto nel campo della ricerca e nell’aiuto terapeutico.
Un’occhiata più da vicino alla malattia
Il disturbo dello spettro autistico nel DSM-5, il manuale diagnostico dei disturbi mentali, è principalmente descritto da una compromissione della capacità di interazione e comunicazione sociale e pattern di comportamento e interessi alquanto ristretti e ripetitivi. Viene definito ‘spettro‘ perché la sua manifestazione varia in base al livello della gravità della condizione autistica, al livello di sviluppo e all’età cronologica.
Molti individui presentano dei deficit dal punto di vista linguistico che possono variare dalla più completa incapacità di parlare, a una scarsa capacità di comprensione oppure a una comprensione troppo letterale. Dal punto di vista socio-emotivo i deficit risultano evidenti sin dall’infanzia in cui si può osservare una scarsa capacità di avviare interazioni e nessuna condivisione di emozioni. Tutto ciò lo possiamo riscontrare anche nell’utilizzo della comunicazione non verbale, caratterizzata da uno scarso contatto visivo, gestualità e utilizzo delle espressioni facciali.
Questi disturbi si possono protrarre fino all’età adulta, portando i soggetti ad avere delle difficoltà di elaborazione e di risposta rispetto agli stimoli sociali – per esempio, come partecipare a una conversazione e cosa non dire – e a sforzarsi continuamente in situazioni nuove, provando ansia per dover calcolare conscientemente ciò che per la maggior parte degli individui è intuitivo. I deficit emotivi in età adulta si palesano principalmente o nell’esagerazione del ‘linguaggio del corpo’ o, al contrario, di una impressione di legnosità. Il comportamento rimane uno degli aspetti più complicati da gestire anche in età adulta, dovendosi la persona sforzare per capire qual è il comportamento più adatto in un contesto ma non in un altro, oppure per capire i differenti modi con cui il linguaggio può essere espresso, come attraverso l’uso di ironia e battute.
Colombo Sara