In occasione della “Festa dei nonni”, scopriamo la figura dei nonni e delle nonne nella poesia di Gozzano.
In alcune sue poesie, Guido Gozzano (1883-1916), esponente dei crepuscolari, sottolinea il ruolo dei nonni che rivivono nella dimensione del ricordo. La poesia, come la celebrazione del 2 ottobre, rappresenta un’occasione per ricordare e festeggiare i nonni, anche quelli che non ci sono più.
Curiosità sulla festa dei nonni
Il 2 ottobre di ogni anno – giorno dedicato agli angeli custodi- si celebrano tutti i nonni e tutte le nonne; in Italia, tale ricorrenza è stata istituita con la legge n°31 del 31 luglio 2005 che all’articolo 1 recita:
“E’ istituita la «Festa nazionale dei nonni» quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale“.
Come data é stata scelta proprio il 2 ottobre perché, in fondo, i nonni sono un po’ gli angeli custodi dei loro nipoti. Nel resto del mondo, però, i nonni sono festeggiati in un’altra giornata: ad esempio, in Inghilterra la prima domenica di ottobre, negli Stati Uniti la prima domenica dopo il Labor Day e in molti stati europei il 26 luglio, giorno in cui vengono ricordati i nonni di Gesù, i santi Gioacchino e Anna.
Cenni biografici
Guido Gozzano (1883-1916) è uno dei maggiori poeti del primo Novecento e il più importante esponente dei crepuscolari. Nasce e si forma a Torino, è uno studente poco diligente, viene infatti bocciato al liceo e, in seguito, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza senza mai conseguire la laurea.
Frequenta i salotti torinesi e cerca di imitare il modello del dandy dannunziano, con scarsi risultati.
Ripiega, poi, sul profilo del borghese di provincia, divenendo -insieme al romano Sergio Corazzini- portavoce dell’atteggiamento crepuscolare.
Pubblica le sue due principali raccolte poetiche: “La via del rifugio” (1907) e “I Colloqui” (1911), in cui domina la poetica degli oggetti quotidiani e kitsch.
Nel 1907 si ammala di tubercolosi, contro la quale combatterà per quasi un decennio, soccombendo nel 1916.
Per cercare di migliorare le proprie condizioni di salute, si era recato perfino in India; tale viaggio, gli ispirò la raccolta di prose “Verso la cuna del mondo”.
Gozzano e le piccole cose
L’esperienza poetica di Gozzano ruota attorno all’introspezione, alla presa di coscienza della malattia, alla riflessione sulla morte, specialmente ne “I colloqui”. La natura, prima, la poesia, poi, divengono il rifugio del poeta, l’ancora di salvezza a cui aggrapparsi durante le tempeste della vita.
La sua è una poesia delle piccole cose, “delle buone cose di pessimo gusto”. Gozzano descrive minuziosamente gli oggetti, oggetti semplici e quotidiani, abbandonati all’incuria del tempo; oggetti demodés, come animali impagliati e orologi a cucù, che svolgono una funzione consolatrice e memorialistica.
L’attenzione per il passato e per i ricordi riemerge in testi come “L’amica di nonna Speranza” e ne “I sonetti del ritorno“.
Nella prima lirica, Gozzano immagina la nonna nel fiore degli anni (“Ha diciassette anni la Nonna”), in compagnia dell’amica Carlotta; ne descrive il vestiario (la gonna e lo scialle), l’aspetto radioso della trascorsa gioventù, parla del collegio, dei giochi, degli amori…
Nonna Speranza sta suonando il piano, Carlotta canta (“Le amiche serene”) e Gozzano immagina il loro passato, ormai irraggiungibile, se non attraverso l’immaginazione del poeta, intrisa di vaghi ricordi trasmessi di generazione in generazione (“Il sogno di tutto un passato”).
Negli ultimi versi, dedicati all’amica della nonna, Gozzano scrive: “Ti fisso nell’albo con tanta tristezza, ov’è di tuo pugno/la data: vent’otto di Giugno del mille ottocento cinquanta”.
La dimensione del ricordo
In “I sonetti del ritorno” canta “il padre di suo padre”; l’ambientazione è inizialmente opprimente, la casa fredda, buia, il giardino desolato e melanconico. Ma la casa lugubre che il poeta descrive è quella in cui visse il nonno e solo la sua figura pare riassegnare un valore positivo all’intero ambiente. “Nonno, l’argento della tua canizie/rifulge nella luce dei sentieri”. Anche in questo testo, Gozzano insiste sulla descrizione -dapprima spaziale, poi figurativa- di ciò che rimanda alla figura del Nonno: dove è vissuto, cosa faceva, le sue abitudini, le sue passeggiate nel giardino, i suoi capelli…
Nei due testi di Gozzano, in cui rivivono rispettivamente la nonna e il nonno, l’autore cerca di sottrarre i loro ricordi all’oblio e di sottolineare il significato eternatore della poesia.
La festa dei nonni nasce per celebrare, per ricordare i nonni, testimoni di saggezza e punti di riferimento per figli e nipoti; si tratta di un’occasione per riflettere sul ruolo che essi svolgono nella società e nella famiglia.