Scopriamo come la rettilofonia di Harry Potter rievoca l’importanza dei serpenti nella cultura greca antica

Harry Potter, il mago più famoso del mondo, e Alessandro di Abonutico, falso oracolo del II secolo d.C, hanno un potere in comune: la rettilofonia. Approfondiamo questo aspetto e il ruolo del serpente nella religione greca antica.

Fotogramma di Harry che parla con un serpente ne “La Pietra Filosofale” (Youtube)

Uno dei poteri più caratteristici di Harry Potter è la rettilofonia, ossia la capacità di comprendere la lingua dei serpenti e di parlare il serpentese. Nel corso della saga quest’abilità torna utile diverse volte al protagonista che la sfrutta, ad esempio, per aprire la Camera dei Segreti nel secondo libro oppure per costringere il medaglione di Salazar Serpeverde (horcrux di Lord Voldemort) ad aprirsi ne “I doni della morte”. In generale, nel mondo di Harry Potter il serpente riveste un ruolo di primo piano dal punto di vista simbolico e magico: anche nel mondo antico questo animale era associato ad aspetti magico-religiosi.

Alessandro o il falso profeta: un oracolo per i creduloni

Luciano di Samosata (II sec. d.C.) fu un intellettuale molto prolifico che ci ha lasciato una vasto corpus letterario caratterizzato dalla versatilità di contenuto e, soprattutto, dalla mordace ironia con cui l’autore stigmatizzò la società del suo tempo. Di Luciano possediamo un pamphlet satirico dal titolo “Alessandro o il falso profeta” che narra la storia di un uomo di Abonutico (oscura località nell’antica Paflagonia, oggi dell’Asia Minore) – Alessandro, appunto – che facendo leva sull’ingenuità e sulla creduloneria dei suoi concittadini aveva dato vita ad un culto religioso per il dio-serpente Glicone. L’impostore architettò un piano ben congeniato: dopo aver sparso ad Abonutico la voce della comparsa di Asclepio (sottoforma del serpente Glicone), allestì un vero e proprio oracolo. All’interno di esso Alessandro collocò un vero serpente, grande e bello, proveniente dalla Macedonia e là addomesticato. I serpenti della Macedonia – afferma Luciano (cap. 7) – sono così mansueti che

vengono allevati dalle donne, dormono con i bambini, sopportano di essere calpestati e schiacciati.

Il profeta, durante i momenti oracolari, nascondeva la testa del grande animale sotto l’ascella e faceva spuntare un piccolo fantoccio a forma di serpente che, mosso da crini di cavallo, apriva e chiudeva le fauci a piacimento. L’impostore, per fare in modo che il serpente-fantoccio pronunciasse i responsi divini, escogitò un trucco stravagante: egli collegò

delle trachee di gru e fattele passare attraverso quella testa fabbricata […], rispondeva alle richieste per bocca di un suo compare che vi gridava dentro dall’esterno, facendo uscire la voce da quell’Asclepio di lino.

Così facendo, dunque, Alessandro diffuse per tutta la regione la fama del serpente-oracolo e, senza nemmeno conoscere il serpentese, riuscì ad incantare (e ingannare) centinaia di sprovedduti accorsi per ascoltare la voce del dio Glicone.

Dea dei Serpenti, Creta (Wikimedia)

Il valore religioso del serpente: il legame con la terra

Il serpente è un animale che ricorre in diverse culture e religioni: un esempio su tutti è il racconto biblico della Genesi in cui Satana, assunte le sembianze di un rettile, spinge Eva a mangiare del frutto proibito. Anche nel mondo greco questo animale era presente nell’impalcatura culturale e religiosa.

A Creta, nella società minoica, il serpente aveva un profondo valore religioso legato alla terra. I popoli antichi, la cui economia era profondamente dipendente dall’agricoltura e, di conseguenza, dal ciclo della natura, conferivano grande importanza alla potenza generatrice del suolo. La Dea dei Serpenti (le cui statuette sono state rinvenute sull’isola di Creta) è un ottimo esempio della valenza rituale dei rettili come intrisecamente legati alla terra. Il serpente, infatti, è animale terrestre per antonomasia: esso trascorre tutta la vita a terra e, anche dal punto di vista etimologico, il suo nome ricorda questo legame (il greco herpo e il latino serpo significano entrambi “strisciare“, il participio latino serpens significa proprio “colui che striscia”). Il fatto che la dea regga dei serpentelli e mostri il seno scoperto rimanda immediatamente al legame terra-fecondità.

Anche ad Atene il serpente simboleggiava la terra. La città dell’Attica vantava, infatti, un saldo e indissolubile legame con la terra basato sul concetto di autoctonia: gli ateniesi si consideravano dei “figli della terra” per sottolineare la loro profonda appartenenza al territorio attico. A tal proposito, ancora una volta, il mito legge questo vincolo mediante la figura del serpente. Cecrope, primo re dell’Attica, è descritto dalle fonti come un essere “metà uomo e metà serpente” in virtù del suo profondo radicamento al suolo; ancora, il mito (Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III 14, 6) narra la vicenda del piccolo Erittonio, figlio del tenativo di violenza di Efesto nei confronti di Atena, che aveva dalle fattezze di serpente, poiché generato dal seme di Efesto caduto a terra.

Tempio di Asclepio ad Epidauro (Wikimedia)

Apollo, il serpente Pitone e Asclepio

Delfi è il luogo più sacro della Grecia antica. Questa piccola località, nei pressi del monte Parnaso in Focide, costituiva un santuario panellenico per il mondo antico, ossia un luogo considerato sacro da tutte le poleis. A Delfi aveva sede un oracolo del dio Apollo che, tramite una sacerdotessa chiamata Pizia, lasciava trasparire la volontà del dio in merito alle diverse questioni che gli venivano sottoposte. Il mito annovera, tra le imprese del dio Apollo, anche uno scontro con un serpente (o drago) chiamato Pitone proprio a Delfi. Apollo, non appena nato, si dedicò a vendicarsi di quanti avevano cercato di impedire a sua madre di darlo alla luce: tra questi c’era anche Pitone, un enorme serpente figlio di Gea, dea della terra. Il mito racconta che Apollo uccise a colpi di frecce l’orrenda creatura. Da Pitone prende il nome la Pizia, ovvero la sacerdotessa che pronunciava il volere del dio.

Anche Asclepio, dio della medicina e figlio di Apollo, ha come animale totemico il serpente. L’iconografia attribuisce al dio un bastone a cui è attorcigliato un serpente: ancora oggi il bastone di Asclepio (o Esculapio, alla latina) è il simbolo dei farmacisti. Il serpente, oltre ad essere un simbolo di Apollo, padre del dio, in antico possedeva una grande valenza simbolica ed era associato all’idea del “rinnovamento” e dell’immortalità a causa del fatto che questi animali mutano la pelle e, quindi, rinascono nuovi ciclicamente. Il santurario prediletto di Asclepio si trovava a Epidauro dove ogni anno si recavano centinaia di fedeli per trovare guarigione dalle malattie per intercessione del dio.

 

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