Scopriamo il “descensus ad inferos” di Kid Yugi attraverso il citazionismo del suo nuovo album

Il nuovo album di Kid Yugi, “I nomi del diavolo”, è un unicum sulla scena rap italiana.

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Dai rimandi ai grandi della letteratura inglese alla Bibbia, i brani del giovane rapper pugliese sono intrisi di riferimenti letterari, filosofici, mitologici e religiosi che delineano la sua inconfondibile cifra stilistica. Ma la sua non è una retorica fine a se stessa, tra atmosfere cupe e richiami al passato mitico, la sua poetica è estetica ed etica al tempo stesso, e non mancano temi sociali come nei brani “Ilva” e “Terr1”.

Un’aura infernale

Classe 2001, originario di Massafra, in provincia di Taranto, Francesco Stasi si avvicina alla musica e in particolare al rap fin da giovanissimo, tra i banchi di scuola, quando con i compagni di classe ascolta i Club Dogo. Utilizza diversi pseudonimi fino ad approdare a Kid Yugi;  pubblica i primi singoli nel 2019, ma è nel novembre 2022 che esce il suo primo album “The Globe“.

Il titolo è emblematico e richiama il teatro shakespeariano, un teatro a cielo aperto che l’artista paragona alla strada; “Il concept di quell’album è il teatro” afferma in un’intervista “ogni mio album sarà concept“. E non si smentisce. Infatti, nel marzo 2024, il suo secondo album “I nomi del diavolo” si basa su una struttura programmata e programmatica, si parte con “L’Anticristo” per finire con “Lucifero”

Nelle sue canzoni affronta i temi tipici del rap, crudi e violenti, utilizzando uno stile raffinato, variegato dal punto di vista lessicale e pieno di citazioni. Non si tratta, però, di un esercizio retorico vuoto, non è un virtuosismo dettato da un intento meramente esibizionistico, affatto.

La sua è una ricerca (anche linguistica) senza fine, un viaggio introspettivo in compagnia di demoni interiori: risale l’inferno per ascendere nell’ottica di una visione escatologica.

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I riferimenti letterari

Oltre al titolo del suo primo album, soltanto guardando ai titoli dei brani del suo ultimo disco si può evincere un chiaro riferimento al capolavoro di William Golding, “Il signore delle mosche” oltre che a una serie di figure bibliche (cfr. paragrafo successivo).

Restando sul filone letterario, oltre a Golding, in “Capra a tre teste” vi è un richiamo a una delle tragedie più note di Shakespeare, “Otello“.

La mia folle gelosia, Desdemona e Otello

Oltre che un riferimenti diretto a Martin Eden, protagonista del romanzo di Jack London, e al filosofo Hegel. Vi è poi l’allusione al leggendario patto con il diavolo stretto dal musicista e compositore Niccolò Paganini nell’omonimo brano; in “Yung 3p 4” oltre a chiamare in causa Freud, cita la nota opera teatrale di Beckett “Aspettando Godot“; e non mancano i rimandi alla letteratura fantastica e alle opere di Tolkien e di J. K. Rowling in “Paganini” (Gollum, Horcrux) e in “Lilith” (“Ti senti una strega, tu sei Bellatrix Lestrange”).

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I riferimenti biblici

Le citazioni non si esauriscono qui; numerosi sono i riferimenti alla religione cristiana, e non solo. Oltre al titolo dell’album, i brani di apertura e chiusura rispettivamente “L’Anticristo” e “Lucifero” rimandano a una struttura circolare. Il disco si apre con il nemico per antonomasia del figlio di Dio e si chiude con la prima stella del mattino, l’angelo scacciato dal paradiso, capo dei demoni infernali e identificabile, dunque, con il diavolo.

Sono “i nomi del diavolo”, la cui figura emerge anche in “capra a tre teste”: qui vi è un doppio rimando all’animale caprino, simbolo “demonizzato” associato a Satana, e alle tre teste del mostro e guardiano infernale, Cerbero.

Ritroviamo rimandi biblici o pseudo tali anche nelle canzoni più spiccatamente d’amore, come “Eva” e “Lilith” e anche in “Ex angelo” (ancora una volta un riferimento Lucifero?): Eva, la prima donna, e Lilith, menzionata nel primo Testamento, ma ancor prima figura mitica presente nella tradizione sumerica e babilonese.

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