Alcune tra le più importanti tematiche della filosofia e della letteratura approfondite nel romanzo Cecità.
Cecità nell’edizione italiana Feltrinelli
In un tempo e in un luogo non precisati, scoppia d’improvviso una terribile pandemia: tutti gli uomini diventano ciechi. Il primo è un automobilista fermo al semaforo, che verrà successivamente chiamato ”il primo cieco” e dal quale comincia a dilagarsi la malattia. La trasmissione al medico cui si rivolge è immediata. L’unica persona che pur a stretto contatto con i malati sembra non essere colpita da questa peculiare malattia è proprio la moglie di questo ”medico”, che fino alla fine sopravviverà al contagio. Quando l’epidemia si diffonde in tutta la città e il governo decide di rinchiudere i gruppi di ciechi in vari edifici allo scopo di evitare il contagio, ”la moglie del medico” si fa ugualmente internare, fingendosi malata, così da rimanere vicino al marito. Sola fra tutti ”la moglie del medico” riuscirà a conservare la vista e quindi prendersi cura di tutti i non vedenti. Dall’altra parte la situazione di pandemia cancella ogni pietà e fa precipitare nella barbarie, scatenando un brutale istinto di sopravvivenza: la violenza, anche internamente ai luoghi di isolamento, dilaga inesorabilmente. Di fronte a un evento come la pandemia tutti i valori vengono sospesi, ed emerge la vera natura umana, che per Saramago quella di un homo homini lupus. Saggio antropologico di una specie particolarmente incline alla sopraffazione, Cecità racconta attraverso il filtro fantastico che è tipico dell’opera di Saramago una società che non vede più: né se stessa né i propri errori.
Il rivelarsi della natura umana
Nomi propri dei personaggi in quest’opera non esistono: ad essi ci si riferisce solo tramite espressioni impersonali. E infatti i protagonisti sono ”la moglie del medico”, ”il medico”, ”il primo cieco”, ”la ragazza con gli occhiali scuri”, ”il vecchio con la benda”, ”il ragazzino strabico” eccetera. Ed è proprio quando nel flusso del quotidiano irrompe il mostruoso che la natura umana viene finalmente mostrata: è qui che possiamo assistere alla più alta disumanità e ugualmente alla più alta umanità, come nel caso della ”moglie del medico”. Entra in gioco la legge del più forte, e le dinamiche sociali che si creano all’interno di un’emergenza disvelano senza pietà la più profonda natura dell’essere umano. È la guerra di tutti contro tutti, che non fa distinzioni su chi ci sia dall’altra parte, esattamente come distinzioni non ne fa la malattia quando deve colpire. E un medico malato non viene visto come nulla più di un medico malato. Come in Hobbes ogni uomo posto in una tale condizione non tende ad altri che alla conservazione di se stesso, e per questo cerca di acquisire senza alcun limite tutto ciò che serve alla sua sopravvivenza. Si genera allora la lotta per la predominanza dell’uno su gli altri, il bellum omnium contra omnes, la guerra di tutti contro tutti, che è del tutto indifferente a chi possa esserci dall’altra parte.
Saramago alla consegna del Nobel nel 1998
L’indifferenza di una società cieca
”Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono”, dirà ”la moglie del medico”, non a caso l’unica ad aver conservato la vista. Lo stesso Saramago nel discorso tenuto alla consegna del Nobel diceva che la società contemporanea è indubbiamente cieca, incapace di vedere quello che ha sotto gli occhi e spesso incapace anche di solidarietà. Cos’è allora oggi quello che noi non vediamo?
Josè Saramago (1922-2010)
La solidarietà femminile
”La moglie del medico”: l’unica in grado di vedere, la donna che si è finta malata pur di non lasciare il marito abbandonato a se stesso, colei che si prende cura dei malati con i quali è internata e che assume su di sé il compito di vedere laddove tutti gli altri non possono. Quando usciranno dalla quarantena lei sarà la sola in grado di vedere gli effetti devastanti dell’epidemia. Una realtà che le arriva nuda e cruda, quella di una città abbandonata le cui strade straripano di morti, e che comunque riesce a guardare in faccia. Il ruolo della donna è, come sempre in Saramago, cruciale per le storti della storia. Laddove infatti gli uomini in generale si dimostrano incapaci di solidarietà intervengono le donne, che in seguito al trauma collettivo dello stupro creano un nuovo noi: quello che nasce da un comune dolore e dal bisogno di umanità.