Thanos e l’ineluttabilità della Natura leopardiana. Dai fumetti al Romanticismo: il pianeta è in pericolo

Thanos, nemico giurato dei supereroi Marvel, sembra ricordare i caratteri della natura leopardiana, protagonista controversa di molte fra le sue “sudate carte”, ripristinando un ordine e un equilibrio tra i viventi che oggi sulla Terra risulta seriamente compromesso.

 

 

Tra le pellicole più attese della storia del cinema internazionale, “Avengers – Endgame”, mordace sequel di  “Avengers – Infinity War”, è il ventiduesimo capitolo che conclude le vicende dei supereroi intergalattici dell'”Infinity Saga”.

Thanos, il cattivo più interessante della saga

L’avventura del cosiddetto “Universo Marvel” inizia con l’ingresso in scena di Iron Man, un cinico e salace filantropo che si fa chiamare Tony Stark, esperto di fisica non meglio nota ai più grandi premi Nobel della storia ed erede di un impero costruito con le armi delle “Stark Industries”. Prosegue con successo con gli episodi di uno scienziato bipolare che diventa verde per l’ira, un biondo e irresistibile dio norreno che agita un martello e un soldato artificiale con uno stucchevole senso della giustizia e dell’amor patrio. Certo, sebbene in venti film non siano mancati antagonisti di spessore psicologico, senza ombra di dubbio il ‘cattivone’ più riuscito in casa Marvel è Thanos, un gigante viola proveniente da uno dei tanti pianeti della galassia, con i lineamenti di Josh Brolin e l’ambizioso progetto di dimezzare la vita, in maniera del tutto casuale, in ogni angolo del multiverso. Un banale e immediato schiocco di dita e l’esatta metà di tutti gli organismi viventi sparirebbe, polverizzata, senza preferenze e senza un criterio di scelta. Un piano folle, un attacco di megalomania, un capriccioso delirio di onnipotenza. Un solo essere vivente, infatti, che sia di Asgard, di Ego o di Xandar, non possiede il diritto né il potere di decidere la sorte di tutto l’universo, eliminando metà degli individui che lo popolano.  In questo senso Thanos pretende di sostituirsi a quell’ineluttabile legge naturale che, super partes, regola l’ordine cosmico, perciò, insieme al suo fan club di figli adottivi o il cui rapporto familiare resta non meglio specificato, mette a punto l’ardito piano di conquistare le Gemme dell’Infinito, indispensabili per appropriarsi di tutto il potere necessario alla sua titanica impresa, costringendo gli Avengers a riunire le forze per contrastarlo.

 

 

La Natura e la sua ineluttabilità nel pensiero leopardiano

In un numero spropositato di occorrenze riecheggia per tutta la durata del film l’aggettivo “ineluttabile”, qualità che il potente nemico dei nostri supereroi si affibbia spesso, tanto da aumentare, in percentuale significativa, la frequenza dell’impiego del termine nel lessico quotidiano di tutti i fan della Marvel. Tuttavia, al di là di ogni ironia, il concetto è pregno di significato, soprattutto in rapporto all’analisi della speculazione filosofica di uno dei maggiori rappresentanti del Romanticismo italiano: Giacomo Leopardi. Nel percorso di formazione filosofica e poetica del recanatese, infatti, la Natura occupa un rilievo determinante. Si tratta di un’entità complessa e sfaccettata: prima madre e poi matrigna, è regola suprema a cui risponde ciascuna tessera del mosaico che costituisce la vita, senza sconti o favori. In altre parole, è un meccanismo ineluttabile e incontrovertibile che governa l’universo.  Ed ecco che il poeta immagina di parlarci, suppone un dialogo con lei, vestendo i panni di un islandese e dipingendola come una madre crudele che genera, trasforma e distrugge senza alcun tipo di coinvolgimento emotivo. In una fase più matura, invece, smette di crucciarsene e accetta con rassegnazione quell’arido vero che, di notte, un errabondo pastore dell’Asia coglie guardando la luna. Allora contemplandola lì, nel cielo, le vede intatta e sempre uguale a sé stessa, per nulla scalfita e turbata dal dolore umano.

Antagonista crudele o eroe etico?

Nonostante l’evidente psicosi da megalomane, Thanos palesa il suo obiettivo di ripristinare un equilibrio universale perduto, in cui è previsto che, riducendo il numero delle vite, le risorse siano sufficienti perché tutti ne possano usufruire in prosperità. In sostanza, è come se la sua fosse una missione umanitaria, drastica, ma volta al benessere collettivo. Non ci sono implicazioni affettive, né secondi fini. Il truce gigante viola vuole solo tornarsene su Titano a raccogliere patate aliene in giardino. Non intende sottomettere regni e pianeti per vendicarsi di un padre bugiardo come Loki, o impadronirsi del mondo come Ultron, il suo unico scopo è restituire la misura a un disegno più grande. In questi termini sarebbe lecito pensare che Thanos simboleggi una sorta di extrema ratio a una degenerazione globale di cui i viventi, terrestri e non, sono i soli responsabili. A tal proposito, tornando sul pianeta Terra e abbandonando per un momento l'”MCU”, il problema del sovrappopolamento mondiale è un allarme concreto. ‘Midgard’ è davvero in pericolo e mai come ora. L’emergenza climatica, la quotidiana estinzione di specie animali e vegetali, così come la dilagante povertà che cresce esponenzialmente, sono solo alcune delle avvisaglie di una gestione planetaria sempre meno sostenibile. L’uomo, infatti, continua a popolare il mondo senza il necessario controllo delle risorse e senza avere cura e rispetto dell’ecosistema e della biodiversità. Eppure basterebbero piccoli gesti quotidiani, apparentemente insignificanti come schioccare le dita, mirati alla salvaguardia e al benessere collettivo di tutti gli abitanti, anche se troppi, del nostro pianeta. Certo, nessuno teme che domani un signor Thanos faccia rotta con la sua navicella verso la Terra e minacci l’intera specie umana, tuttavia il collasso è vicino, l’estinzione non è solo utopia. La natura è ineluttabile, gli Avengers non esistono e questo non è un film.

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