Una folla che fugge in preda al panico o dei bambini che iniziano a piangere insieme sono immagini frequenti. In questo caso troviamo migliaia di donne schierate al fianco di una ragazzina, stuprata e successivamente umiliata in un’aula di tribunale. Ma questo gesto è solo un esempio di altruismo o può essere considerato un esempio di contagio emotivo?
Il fatto
Nella cittadina irlandese di Cork oggi hanno processato un uomo di 27 anni per aver violentato una ragazzina di 17. Cosa sconvolge di questo? Che è stato dichiarato non colpevole poiché la vittima indossava una biancheria intima definita troppo sexy, mostrata in aula dall’avvocato, tra l’altro donna, dell’aggressore. Gli utenti dei social non si sono trovati in accordo con la scelta dei giudici e hanno, perciò, dato il via a una protesta: tutte le donne irlandesi sulla pagina Donne d’Irlanda, con l’hashtag #ThisIsNotConsent, hanno iniziato a pubblicare foto della propria biancheria intima in pizzo. La protesta ha raggiunto anche i piani alti, coinvolgendo la politica irlandese Ruth Coppinger, che ha mostrato un suo tanga di pizzo durante una seduta parlamentare.
Il contagio emotivo
Il contagio emotivo è un sentimento di altri che si trasmette a noi, definito da Daniel Goleman, ne L’intelligenza emotiva, come uno scambio emotivo, spesso impercettibile. Esso avviene anche e soprattutto nei primi mesi dopo la nascita, quando il bambino non riesce ancora a distinguere sé dall’altro, come ci conferma Martin Hoffman. Nell’età infantile questa empatia primitiva permette di convergere emotivamente verso un’altra persona, sincronizzando involontariamente espressioni posturali, facciali e vocali. Con l’avanzare dell’età si complica passando da una via imitativa a una associativa.
Secondo molti esperti esso coinvolge anche molte specie animali, come importante azione adattiva volta a proteggersi in caso di pericolo.
Le fasi del contagio emotivo
Dal momento che un adulto non è riuscito a realizzare una differenziazione piena fra sé e l’altro si possono identificare quattro diverse classi di contagio. Nella prima fase avviene una violazione delle regole, come un adolescente che inizia a fumare contravvenendo alle regole familiare. Nella seconda vi è un comportamento deliberatamente autolesivo, come il caso diventato virale della Blue Whale. Si passa poi a una fase di plagio da stili di vita consumistici, per concludere con malattie di massa psicogene come l’isteria (possiamo citare a tal proposito il Tarantismo).
Empatia, imitazione o contagio emotivo?
Nel contagio emotivo non c’è una consapevolezza, come accade nel rapporto empatico. Il focus è orientato, infatti, verso se stessi e non verso l’altro. La capacità di empatizzare, inoltre implica una comunicazione collaborativa e un atteggiamento di ascolto.
Si tende spesso a confondere le due cose, soprattutto perché con entrambe si parla di riuscire a sentire l’altro, ma in realtà sono due tipi di vissuti distinti e separati. Come tende a specificare anche la psicologa Silvia Bonino: per riconoscere un contagio emotivo è necessario trovarsi davanti a una condivisione emotiva immediata, sottolineata da reazioni istintive. E’ la mediazione cognitiva che costituisce l’elemento discriminatorio tra il condividere un’emozione e avere una consapevolezza della stessa.
Secondo diversi studi il contagio emotivo si caratterizza proprio per una tendenza ad imitare posture e sentimenti altrui, senza accedere direttamente all’emozione. Gli individui sono inclini, infatti, a essere influenzati da questa riproduzione dell’emozione altrui, elaborata al fine di assorbirla totalmente.
Consapevolezza del contagio
Arrivare a una consapevolezza del contagio può rilevarsi, per la crescita personale, molto utile. Essa accresce, infatti, l’autocontrollo emotivo, riconoscendo che la propria sfera sentimentale può essere influenzata da quella altrui. Aumenta anche i livelli di intelligenza emotiva, espressione che porta l’adulto a valutare preventivamente il costo delle proprie azioni sull’altro. Riconoscerlo aiuta anche a assumere un punto di vista critico, per esempio nei confronti alle logiche persuasive utilizzate verso i consumatori.
Possiamo quindi affermare che lo stare dentro l’altro deve invece divenire uno stare con l’altro, riuscendo a supportare i suoi conflitti senza esserne contaminati. Pertanto distinguere l’importanza di aiutare l’altro per propria scelta e non magari con un principio di imitazione della folla.