C’era una volta…
C’erano una volta le fiabe che tutti noi conosciamo: la dolce sirenetta che si innamora di un umano, la bella Biancaneve minacciata da una crudele matrigna e la povera Raperonzolo rinchiusa in una torre. Storie che ci hanno raccontato fin da bambini, che abbiamo letto e riletto in diverse edizioni e che oggi ammiriamo anche sul grande schermo, in colossal ricchi di effetti speciali. Ma siamo sicuri di conoscere davvero questi racconti? In realtà le versioni che conosciamo noi oggi sono molto diverse dalle fiabe originali. Le fiabe nascono, infatti, come rappresentazioni delle paure e delle credenze della gente del popolo e sono, in origine, caratterizzate da dettagli macabri e cruenti. Dettagli che, con il passare del tempo, sono stati progressivamente eliminati. Grazie sopratutto all’animazione targata Disney, infatti, autrice di alcuni degli adattamenti più famosi, le fiabe sono oggi considerate un genere letterario destinato prevalentemente all’infanzia, contraddistinto da amori felici e avventure a lieto fine. Ma di certo, per molti secoli, non è stato così. Siete curiosi di scoprire quali particolari sono stati omessi nei racconti che più amate? Ecco a voi tre fiabe nelle loro versioni originali.
Biancaneve e i sette nani: una macabra novella
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Partiamo con una delle storie più amate e apprezzate di tutti i tempi: Biancaneve e i sette nani. La versione della novella che conosciamo noi oggi è quella che ci è stata tramandata dai famosissimi fratelli Grimm, nell’ultima trascrizione della raccolta Fiabe dei bambini e del focolare del 1857. Un racconto che, in realtà, non sarebbe altro che una versione riscritta e “censurata” della popolare fiaba tradizionale, appartenente al folklore tedesco. Nella fiaba originale, infatti, Biancaneve è una bambina di soli sette anni, vittima della gelosia non di una crudele matrigna, ma di quella della sua stessa madre (che desidera ucciderla e cibarsi dei suoi organi). Anche il principe è molto diverso dalla versione “romantica” che noi tutti conosciamo: privo di qualsiasi intenzione di risvegliare la fanciulla con il “bacio del vero amore” e innamoratosi perdutamente del suo cadavere, preferisce infatti rinchiuderla nel proprio castello, dove potrà ammirarla per l’eternità. La povera Biancaneve verrà comunque risvegliata dal suo sonno mortale, ma saranno i servi dell’uomo a permettere che ciò accada: annoiati, questi prenderanno a calci il cadavere della bambina per divertimento, facendole così sputare il morso della mela avvelenata. Nel racconto tradizionale il principe prende poi in sposa la bambina e al matrimonio è invitata anche la madre di questa, che, costretta ad indossare scarpe di ferro rovente come punizione, danzerà fino alla morte. Di certo capirete perché i fratelli Grimm hanno ritenuto opportuno eliminare o modificare alcuni degli elementi di questa fiaba popolare, in favore di un racconto meno crudele e ambiguo. Necrofilia, sevizie e cannibalismo non sono infatti, oggi giorno, tra i temi più quotati e apprezzati nelle fiabe. Ed è, sicuramente, proprio grazie a questi piccoli cambiamenti che la fiaba di Biancaneve e i sette nani è riuscita ad assicurarsi un successo intramontabile: a secoli dalla sua prima pubblicazione, questa rimane infatti una delle novelle più amate di tutti i tempi, come dimostrano i continui riadattamenti cinematografici della storia, quali Mirror Mirror e Biancaneve e il cacciatore, per citarne due tra i più recenti.
La sirenetta: un vero incubo “in fondo al mar”
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Dimenticate per un attimo tutto quello che pensate di sapere sulla fiaba della sirenetta, resa particolarmente celebre dal meraviglioso lungometraggio della Disney. La versione originale della storia, scritta dal narratore danese Hans Christian Andersen introno al 1827, ha d’altronde ben poco a che fare con quella che conosciamo noi oggi. Nonostante un intreccio iniziale piuttosto simile, infatti, i due racconti differiscono sotto molti punti di vista. Il racconto di Andersen è caratterizzato, ad esempio, da dettagli molto cruenti, che sono stati poi eliminati nell’adattamento cinematografico della Disney. La sirenetta, quando si reca dalla Strega del Mare per poter essere trasformata in un umana, non perde magicamente la voce: la lingua le viene proprio strappata via. Quando ottiene le gambe, invece, riesce sì a muoversi sulla terra ferma, ma con la continua e straziante sensazione di stare camminando su dei coltelli. Infine, quando scopre che il principe è innamorato di un’altra donna, le sorelle le donano un pugnale magico con cui, se ucciderà l’uomo e si bagnerà i piedi nel suo sangue, potrà tornare a vivere nel mare. Ma, ovviamente, la dolce sirenetta si rifiuta di compiere un tale gesto e muore di dolore, trasformandosi così in schiuma di mare. Niente “e vissero per sempre felici e contenti” questa volta.
Raperonzolo: un racconto molto antico
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Parliamo, infine, di una delle fiabe che conta, nel corso dei secoli, il maggior numero di varianti mai trascritte: Raperonzolo. La vicenda della fanciulla rinchiusa in una torre sembra risalire, infatti, al mito greco di Danae, poi ripreso e modificato da molti altri scrittori, tra cui, oltre ai già citati fratelli Grimm, anche Italo Calvino. La versione a cui facciamo riferimento noi oggi è quella riportataci, tuttavia, ancora una volta, dai famosi filologi tedeschi, che raccontano la vicenda di una fanciulla dai lunghi capelli dorati, rinchiusa in una torre da una strega crudele. Nonostante nella maggior parte delle varianti conosciute sia previsto un lieto fine per la povera ragazza, anche in questa storia non mancano alcuni dettagli raccapriccianti, spesso omessi. Ad esempio, quando la megera scopre che Raperonzolo ha conosciuto un principe la abbandona nel deserto, nonostante sia incinta di due bambini. Volendo poi punire anche il ragazzo la strega lo scaraventa giù dalla torre: sopravvissuto alla caduta, il giovane rimane tuttavia accecato dai rovi su cui è precipitato. Per decenni il principe vagherà poi in cerca della bella Raperonzolo, lamentandosi del suo dolore, fino a che, finalmente, i due non si ricongiungeranno. In realtà la versione originale di questa fiaba popolare è una delle poche ad essere stata rappresentata anche sul grande schermo: in Into the Woods, infatti, brillante musical sui personaggi dei racconti più famosi, la vicenda è rappresentata piuttosto fedelmente.
Camilla Cavalli