Scopriamo insieme la modernità di Giuseppe Parini, autore spesso trascurato, che ci parla della questione vaccinale.
Se ora uno dei nostri problemi principali è il Covid-19, all’epoca di Parini, era il vaiolo a destare le maggiori preoccupazioni. Per questo motivo l’autore si assunse la responsabilità di sfatare ogni dubbio e credenza sulla vaccinazione.
IL VAIOLO
Il vaiolo comincia la sua corsa ben presto: le prime tracce si trovano nei corpi mummificati di circa 3000 anni fa. Solamente quaranta anni fa l’OMS ne dichiara l’estinzione. Questa malattia virale, che per millenni ha colpito numerose popolazioni, nel 30% dei casi veniva stimata fatale. Il virus si trasmetteva per via aerea, soprattutto dopo un contatto diretto, mediante l’inalazione di goccioline dovute a tosse o starnuti, ma anche tramite oggetti contaminati. I primi sintomi erano simili a quelli di un’influenza (febbre e spossatezza). Con il suo progredire la malattia si esternava tramite un’eruzione cutanea che spesse volte lasciava l’individuo sfigurato per tutta la sua vita a causa delle profonde cicatrici. Non esisteva un trattamento specifico, né la cura con antibiotici era efficace: l’unico modo per prevenirlo era il vaccino, che portò alla definitiva eradicazione della malattia. Ricordiamo inoltre che il vaccino anti-vaiolo è stato il primo vaccino che l’uomo ha creato, inventato da Edward Jenner.
GIUSEPPE PARINI E LA CONCEZIONE DI POESIA
Giuseppe Parini era di umili origini e per continuare i suoi studi frequentò la scuola dei Barnabiti e divenne sacerdote, pur non avendo alcuna vocazione religiosa. Intrapresa la carriera di precettore e professore, già dalle sue lezioni possiamo capire quale fosse la sua idea di poesia. “Miscere utile dulci” (unire l’utile al dilettevole) recitava il poeta latino Orazio e, a questa concezione, si rifaceva il poeta. Egli guardava all’utilità sociale dell’arte, escludendo l’ipotesi di un poetare fine a sé stesso, la cui essenza era quella di un semplice esercizio retorico e linguistico, privo di contenuto. Del tutto conformi a questo tipo di obiettivo sono le prime Odi (1757-1766) che trattano tematiche di interesse contemporaneo come l’inquinamento ambientale, nell’ode “La salubrità dell’aria“. La pratica di vaccinazione contro il vaiolo interessa in particolar modo il Parini, che ne discute nell’ode intitolata “L’innesto del vaiuolo“.
L’INNESTO DEL VAIUOLO
All’inizio dell’Ode, Parini protesta contro chi sostiene che l’uomo abbia capacità tecniche ed intellettive limitate. Come è riuscito a dominare i mari, ora sarà in grado di combattere quella stessa malattia che, senza distinzione sociale, sta portando via con sé chiunque, ricchi e poveri. Il poeta si sofferma poi sulla differenza tra i due poli del mondo nel corso del Settecento. Da un lato emerge un Oriente che si sta ormai vaccinando e sta uccidendo la malattia; dall’altro un’Europa che con la sua mentalità conservatrice, guarda con sospetto alle novità scientifiche e del vaccino proprio non ne vuole sapere. Seppur il popolo orientale è considerato “barbaro e rude“, è quello occidentale questa volta a percepire la novità come direttamente proporzionale ad una falsità, procurandosi il proprio male. La natura fornisce, secondo Parini, segnali che soltanto gli asiatici hanno colto. Invita inoltre Bicetti, un medico che contribuì alla sconfitta del vaiolo e a cui è dedicata l’ode, a combattere le superstizioni: che gli studiosi continuino con le loro ricerche, non temendo le derisioni e le perplessità del volgo. Caratteristico è il riferimento alla pratica della vaccinazione nel testo: si sceglie infatti una secrezione di “quel ch’é men tristo” del virus e lo si inietta in uomini, donne ma soprattutto, di vitale importanza, nei giovani. Il tutto si conclude con un messaggio di speranza per le future generazioni.
IL VIA AI VACCINI OGGI
Che cosa sia il Covid-19 e quali siano i suoi sintomi, lo abbiamo tutti ben chiaro. Il vaccino, quella soluzione che venne trovata tempo fa per il vaiolo, si è rivelata utile anche ai giorni nostri. Possiamo, forse per la prima volta, intravedere la celebre “luce in fondo al tunnel“. Parliamo di un tunnel fatto di quarantene, giorni tutti uguali e stanchezza, tanta, per tutto questo.
“Via libera ai vaccini senza fasce di priorità“, è quel che leggiamo negli articoli di cronaca di questi ultimi giorni: pare proprio che la vaccinazione abbia raggiunto anche le classi giovanili. Ulteriori 2,5 milioni di dosi di vaccini anti covid-19 verranno distribuite questa settimana in Italia, e ogni regione si sta preparando al compito che gli spetta. Cosa ne avrebbe pensato dunque Giuseppe Parini? Sarebbe stato lieto di vedere i giovani vaccinarsi, protagonisti quest’ultimi di diversi punti dell’ode. Per lui i ragazzi e le ragazze rappresentano il futuro e, in quanto tali, vanno tutelati. Dopo il ritorno ad uno stato di benessere, avrebbero aumentato il numero dei lavoratori e avrebbero dato vita a nuovi legami coniugali risanando il gran numero di perdite infantili che si ebbe in quel periodo. L’augurio è che le future generazioni possano raggiungere quel grado di “sapienza” che mancava al suo secolo.