“Viva la merda!”: La TV italiana scadente raccontata dalla serie “Boris”

Attraverso il racconto di un set cinematografico, la fuoriserie italiana Boris parla del sistema produttivo della televisione generalista.

Boris (2007) è una serie televisiva italiana incentrata sulla produzione e la messa in scena della fiction Gli occhi del cuore 2: il fine ultimo della serie, infatti, si concretizza nel criticare la produzione italiana generalista di inizio anni 2000. 

F4, BASITO! 

Inizialmente sottotitolata “La fuori serie italiana, Boris è un prodotto seriale inserito nel genere della comedy creato da Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo (quest’ultimo è stato anche regista della prima stagione).  La trama segue le vicende legate alla produzione di una fiction televisiva, Gli occhi del cuore 2, concentrandosi sulla figura di Alessandro, stagista neo assunto, che scopre, a sue spese, come il mondo della televisione sia completamente distante dalle sue aspettative. Questo, inoltre, diventa il presupposto per raccontare le vite e le dinamiche di tutti gli altri membri della troupe televisiva che lavora alla serie, guidati dal cinico e disilluso regista René Ferretti. 

DAI, DAI, DAI! 

Boris  è composta da quattro stagioni intervallate da un lungometraggio, prodotto nel 2011 e collocato tra la terza e la quarta stagione.
Le prime tre stagioni, composte dal quattordici episodi l’uno, sono state trasmesse in prima visione assoluta in Italia sulle reti satellitari Fox di Sky. La programmazione su un canale satellitare a pagamento, inizialmente, sembra inficiare il successo della serie a causa della ridotta platea televisiva; ciononostante, Boris riesce quasi subito a diventare un prodotto cult nel panorama televisivo italiano grazie al passaparola e, per assurdo, alla pirateria: tali elementi, infatti, favoriscono la diffusione della serie, al punto da far nascere spontaneamente una fanbase. Grazie alle citazioni e ai meme che, successivamente, hanno circolato sul web, la serie raggiunge un successo tale che, in occasione del lockdown di marzo 2020, Netflix decide di inserire le tre stagioni e il film di Boris nel suo catalogo in modo da poter farlo conoscere anche da un pubblico più giovane.
La decisione di Netflix risulta vincente e Boris torna alla ribalta dopo circa dieci anni dalla sua uscita, mostrando come il sistema che critica sia ancora spietatamente attuale e vicino a noi. Ciò, infatti, porta Disney+ ad annunciare, a febbraio 2021, l’uscita di una quarta stagione, composta da sei episodi, disponibile alla fine dello stesso anno sulla piattaforma nella sezione Star. 

MOLTO ITALIANO 

La straordinaria magia di Boris sta nella sua capacità di rappresentare, attraverso il racconto di un set di una fiction, l’Italia e il suo modo di fare televisione. Quest’ultima, infatti, riflette una ricerca di benessere e, allo stesso tempo, una tendenza menefreghista da parte dei suoi telespettatori: in altre parole, la ricerca della qualità è trascurata a vantaggio di prodotti semplici e trascurati che hanno come unico obiettivo quello di divertire senza esagerare e far sentire meglio il pubblico benpensante.
Il perbenismo tipico della televisione italiana è estremizzato e parodiato in modo eccelso in alcuni episodi di Boris, dove il set è impegnato a lavorare su temi sociali importanti, come la tossicodipendenza, ma senza mai approfondirli davvero solo per soddisfare le richieste della rete.
In particolare nelle prime tre stagioni, infine, la serie racconta, attraverso numerose situazioni tragicomiche, come si tenti sempre di fare una televisione differente, più di qualità, ma senza ottenere risultati: in altre parole, Boris racconta un’Italia senza speranza e possibilità di migliorarsi, dove la sua televisione ha come unico scopo quello di assolvere chi la guarda. 

 

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