Vuoi sapere se sei agnosico? Ecco i 3 deficit nel riconoscimento degli oggetti
Tutti i giorni vediamo, riconosciamo ed utilizziamo moltissimi oggetti diversi. E se da domani non ne fossimo più in grado?
L’agnosia (dal greco ά – γνωσις non conoscere) è un disturbo, dovuto a lesioni del cervello, che ci impedisce di riconoscere anche gli oggetti più familiari. L’etichetta di paziente agnosico va attribuita a quelle persone che mostrano difficoltà nel riconoscere gli oggetti nonostante l’informazione visiva sia registrata correttamente a livello corticale. Esistono 3 tipi di deficit nel riconoscimento degli oggetti. Vediamo quali sono.
1. Agnosia appercettiva
L’agnosia appercettiva è un deficit a causa del quale non si riescono ad identificare gli oggetti quando abbiamo scarse informazioni su di essi. Quando l’oggetto viene fatto vedere tramite un disegno lineare oppure da una prospettiva insolita i pazienti con agnosia appercettiva non lo riconoscono. Un paziente con agnosia appercettiva non è in grado di copiare un disegno, di distinguere figure simili o di descrivere qualcosa in maniera accurata.
A partire dagli anni ’60 del 1900 la neuropsicologa Elisabeth Warrington ha sottoposto a 70 pazienti dei test chiamati test degli oggetti visti da prospettive insolite. Scoprì che i pazienti con lesioni alla corteccia posteriore destra avevano difficoltà ad identificare proprio gli oggetti visti da prospettive inusuali.
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2. Agnosia integrativa
Con questo deficit non si è in grado di integrare le singole caratteristiche in una struttura globale. Riddoch e Humphreys realizzarono uno studio sul paziente H.J.A., scoprendo che non riusciva ad identificare oggetti sovrapposti tra loro. Per percepire un cane partiva da ognuna delle gambe, poi analizzava la struttura del copro, poi la testa e utilizzava queste rappresentazioni per intuire la figura globale.
Un altro esempio di questo deficit è quello del paziente C.K.. Al paziente in questione venne mostrato un disegno di due rombi e un cerchio e gli venne chiesto di riprodurlo. Il paziente riuscì a riprodurre il disegno ma in maniera imprecisa. Dal disegno si deduce che C.K. ha copiato le figure non per forma globale, ma seguendo i singoli segmenti. E’ come se non avesse visto tutto il foglio, ma l’avesse scoperto pezzo per pezzo.
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3. Agnosia associativa
Un soggetto affetto da agnosia associativa è in grado di percepire gli oggetti tramite il sistema visivo, ma non è in grado di dare un significato a ciò che vede. Questi pazienti non operano un’associazione funzionale che permetta di riconoscere un ombrello chiuso e uno aperto come il medesimo oggetto, ovvero un ombrello in generale.
Un paziente con una forma molto interessante di agnosia associativa è F.R.A.. Il paziente un mattino si svegliò e scoprì di non essere più in grado di leggere il giornale. Questa particolare agnosia si chiama alessia. E’ un deficit che coinvolge più che altro l’area occipitale dell’emisfero sinistro. F.R.A. era incapace di nominare gli oggetti che vedeva, tuttavia era in grado di colorare in modo diverso le varie componenti particolari di una figura globale. Era quindi chiaramente in grado di riconoscere i singoli stimoli, ma non di identificare un insieme di oggetti.
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Riassumendo quindi sappiamo che l’agnosia appercettiva è un problema nel raggiungimento della costanza dell’oggetto. Se un oggetto non ha particolari caratteristiche non lo riconosciamo. L’agnosia integrativa è un deficit che rende incapaci di integrare le caratteristiche particolari in una forma globale. Vediamo le piume, il becco, le ali ma non capiamo che si tratta di un uccello. L’agnosia associativa riguarda pazienti incapaci di comprendere concettualmente il significato di uno stimolo visivo. Vediamo due ombrelli uno aperto e uno chiuso ma non capiamo che hanno la stessa funzione.
Tutti i giorni diamo per scontato gli oggetti che ci circondano, il fatto di poterli vedere, riconoscere, interpretare ed utilizzare. Dietro queste azioni così stereotipate si nasconde però un mondo di dettagli e sottigliezze di incredibile importanza.