Militare si rifiuta di partecipare alla messa e viene degradato: dobbiamo permettere queste ingerenze?

Il professarsi non credenti, a quanto pare, per l’esercito non basta. Quando ti ordinano di presenziare a una messa, fuori da obblighi di servizio, non puoi tirarti indietro. È successo infatti che un militare sia stato degradato e rimosso dal servizio a causa del rifiuto a partecipare ad una messa. Considerando che Stato e Religione sono nettamente divisi, come dovremmo vedere dei fatti di questo tipo?

Messa militari
La sanzione è arrivata in seguito a una rifiuto di partecipare alla messa

Se non avvisi di non essere credente per tempo, e chiedi l’esonero da una messa a cui ti viene ordinato di presenziare, a quanto pare, rischi di essere degradato. Questo confermato anche dalla severa decisione del Tar di Venezia. La vicenda, denunciata anche dall’UAAR, non può non destare un certo scalpore.

Il caso: l’assenza a messa

Il caso è stato impugnato contro il Tar di Venezia nel 2013. Di fatto, un militare, napoletano del 1979, all’epoca in forze all’Esercito nella caserma di Motta di Livenza, venne degradato e rimosso dal servizio con l’accusa di disobbedienza pluriaggravata per essersi rifiutato di presenziare a una funzione religiosa. Eppure l’uomo pensava di stare esercitando un suo diritto costituzionale, ben lungi dall’essere in torto. Anche se, in fondo, pensava anche che il presenziare alle celebrazioni religiose non rientrasse nei compiti della divisa che indossava. Bisogna anche dire che il militare in questione non aveva un passato pulitissimo. A luglio 2011 era stato sospeso sei mesi in seguito a una condanna per insubordinazione con minaccia e ingiuria aggravata.

Il Tar

Nel 2013, per l’appunto, il campano si è rivolto al Tar di Venezia, con insuccesso. Il Tar ha dato ragione al ministero, e i giudici si sono pronunciati dicendo: “Il provvedimento, la cui motivazione richiama la gravità del comportamento del militare, i suoi numerosi precedenti e l’incompatibilità della condotta con il grado rivestito e lo status di militare in servizio permanente, costituendo una violazione dei principi di gerarchia che improntano l’ordinamento militare tale da minare il rapporto di fiducia, appare esente da censure e non contrasta con i principi di proporzionalità e gradualità”.

Perché dovremmo rimanere impassibili davanti a eventi come questo?

Messa Militare
disobbedire agli ordini non è cosa ammessa in un apparato militare

Sorge spontanea la domanda: dove ha sbagliato il militare? Alcuni gli imputano di non essersi mosso per tempo nel dichiarare la sua astensione dalla religione. E che, visto il passato non impeccabile, quella del diritto costituzionale fosse una scusa ben costruita. Ma perché dovrebbe essere così? Perché in un paese laico ci aspettiamo che qualcuno debba dichiarare la propria fede (o non fede)? Quale sarebbe il problema di essere atei, e perché rifiutare di presenziare ad una messa viene condannato così duramente, tanto da accusarlo di disobbedienza pluriaggravata? Le ingerenze religiose si denotano anche in questo campo. Si spera che un giorno l’Italia diventerà davvero un paese laico.

 

Matteo Sesia

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